Parlare di scuola paritaria significa riesumare ideologie stataliste più profonde e taciute che dai militanti sessantottini della sinistra (anche destra?) extraparlamentare sono passate per osmosi all’area più moderata, e galleggiano ancora in diverse redazioni di quotidiani. Un’intolleranza verso la libertà di educazione tutta italiana, in quanto -come abbiamo già avuto modo di mostrare- nel resto d’Europa le scuole paritarie vengono finanziate completamente (o per una buona percentuale) dallo Stato, risultando poi essere le migliori dal punto di vista qualitativo dei rispettivi Paesi.
In Italia no, nonostante il dipartimento di Scienze antropologiche della facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Genova abbia dimostrato che le paritarie fanno risparmiare allo Stato quasi sei milioni di euro, nonostante la rivista specializzata di settore Tuttoscuola abbia calcolato che lo Stato risparmierebbe oltre 500 milioni di euro l’anno se aumentasse di 100 milioni i contributi alla scuola paritaria, consentendo dunque a più famiglie di sceglierla (ogni euro investito nella paritaria renderebbe allo Stato 5 euro di risparmio), nonostante il MIUR abbia dimostrato che nel bilancio totale dell’istruzione la scuola paritaria rappresenta meno dell’1%, servendo tuttavia ben più alunni di quanto i contributi a essa concessi coprano (ovvero il 10% degli studenti), persiste l’intolleranza verso un finanziamento statale alle paritarie, fomentato dalla leggenda che essa toglierebbe denaro a quella statale.
E’ certamente da stimare l’operato della scuola statale, ma come ha ricordato il card. Angelo Bagnasco arcivescovo di Genova e presidente della Cei – invitato ad un convegno su «La scuola pubblica», organizzato dall’Ufficio regionale per la scuola, l’educazione e l’università e dalla Conferenza episcopale ligure, «almeno per quanto riguarda le scuole paritarie cattoliche la situazione è estremamente critica», esse «hanno costi sempre meno sostenibili per le famiglie, e la Chiesa non è in grado di assicurare a tutti, come vorrebbe, il proprio servizio educativo. Ma la scuola non è un lusso: è un diritto elementare della persona, che deve poter esercitare quella libertà, cioè capacità di scelta, che ne è fattore costitutivo». Da qui la richiesta esplicita affinché lo Stato si faccia carico anche delle scuole paritarie, «che non sono solo cattoliche», perché «è stato anche dimostrato che, se ci fosse un sostegno economico, molte altre famiglie si orienterebbero sulla scuola paritaria». Un vero appello dunque alla libertà di scelta educativa delle famiglie, sostenuto dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale per la Liguria, Giuliana Pupazzoni, secondo cui «la Chiesa ligure ha una grande attenzione e altrettanta tradizione in campo formativo-educativo, soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’Infanzia e la formazione professionale». Parlare di scuola pubblica occorre riferirsi «sia relativamente all’erogatore che al tipo di servizio reso, e dunque identificarlo con la sola scuola statale non è coerente».
L’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, attraverso il direttore Giuseppe Colosio, ha anch’egli affermato: «La scuola paritaria? Un patrimonio culturale e pedagogico da difendere. La sua presenza rappresenta per lo Stato un enorme risparmio economico». E in tempi di “spending review” (controllo della spesa) non intervenire a sostegno della loro attività rischia di apparire antieconomico». Egli afferma di sapere che «queste mie parole potranno risultare sgradite a qualcuno», ma «oggi in Lombardia sul milione e mezzo di studenti oltre 305mila sono iscritti a istituti paritari». Senza essi, «costerebbe allo Stato un miliardo e 400 milioni di euro» mentre oggi per l’intero sistema paritario lombardo, «lo Stato sborsa 120 milioni di euro». Occorre aggiungere la formazione professionale, che con 45mila iscritti, rappresenta per lo Stato un risparmio di 450 milioni di euro. Le parole del «rappresentante» del ministero dell’Istruzione in questo territorio, sono lapidarie: «da un punto di vista economico per lo Stato è decisamente più conveniente che la scuola paritaria continui la propria attività», ma non solo, «l’esistenza della scuola paritaria per il sistema scolastico lombardo è preziosa dal punto di vista culturale e pedagogico», è loro il merito di aver praticamente azzerato la dispersione scolastica, gli istituti statali con la loro rigidità strutturale e organizzativa non ce l’avrebbero fatta.
Anche Elena Ugolini, attuale sottosegretario all’istruzione (“Il Fatto Quotidiano” ha cercato più volte di screditare il suo pensiero ricordando che, ha sì un curriculum di tutto rispetto, ma è stata anche preside del liceo privato Malpighi di Rimini), si è espressa in questi giorni: «siamo consapevoli del valore pubblico che le paritarie svolgono all’interno del sistema, per il bene di tutta la collettività [...], intendiamo dare certezza e stabilità a chi gestisce le scuole paritarie e soprattutto vorremmo aiutare le famiglie a poter esercitare il loro diritto di scelta in campo educativo». Fa anche cenno al voler «far maturare un concetto di pubblico nel campo scolastico, in linea con i Paesi più avanzati, superarando l’idea che pubblico equivalga a statale»