E’ vero che Silvio Berlusconi studia (da anni, ormai) le mosse e l’ascesa di Matteo Renzi, ma non è affatto vero che lo ritenga finito o «spompo», come direbbe lo stesso sindaco di Firenze. Talmente ancora piace, Renzi a Berlusconi, che quando lo scorso sabato pomeriggio era appena rientrato ad Arcore da Roma, si è piazzato davanti al megaschermo della sua tv per sentire, in diretta, i discorsi dei quattro sfidanti alla segreteria del Pd.
Tra questi lo ha convinto e preoccupato insieme solo il discorso di Renzi, appunto: «Uno così dovremmo averlo noi», il suo rammarico. Insomma, il Cav è tornato alla febbrile ricerca dell’anti-Renzi perché se da un lato vorrebbe aprirla lui, la crisi di governo (sui temi economici, ovvio, dove le provocazioni nei confronti del Pd sono quotidiane), non vuole però apparire, davanti agli italiani, «l’avvocato di me stesso». E non sarebbe neppure vera l’idea - pure circolata in queste ore - di contrapporre al sindaco di Firenze Angelino Alfano: ne apprezza, e molto, le doti di gran lavoratore e abile organizzatore, ma non ritiene che «buchi» come candidato premier.
RISTRUTTURAZIONE - Non a caso il vicepremier sta per perdere anche il titolo, ormai solo onorifico, di segretario (carica che di fatto già non esercitava più: tutto da un pezzo è demandato a Verdini e al suo braccio destro, Abrignani, comprese le carte e i contratti da firmare). Il titolo che era previsto dallo statuto del Pdl, scompare in quello di Forza Italia, che individua, come nel ’94, solo la figura del Presidente. Morale: Alfano sarà uno dei cinque «Cavalieri della Tavola Rotonda» (la sala riunioni della nuova sede in San Lorenzo in Lucina quello ricorda) che, insieme ai capigruppo di Camera (Brunetta, falco dissidente dalla linea Santanché) e Schifani (colomba-colomba) e a due ex coordinatori su tre dell’ex Pdl Denis Verdini (falco-falco) e Sandro Bondi (colomba tramutata in falco), gestiranno la delicata nuova fase.
Nessun ruolo ufficiale per Santanchè. Allo stato, dunque, il Pdl/FI è rimasto senza corona. Urge correre ai ripari. Nei conciliaboli arcoriani (il Cavaliere si è, al solito, blindato a villa San Martino e, a meno che non scoppi una vera crisi di governo, lì resterà ancora per giorni e giorni senza tornare a Roma), dunque è spuntata fuori dal mazzo la carta Barbara Berlusconi. E’ giovane, preparata, colta (ha studiato anche con il filosofo Massimo Cacciari all’Università San Raffaele di Milano). E’, soprattutto, la più soft e progressista tra tutti i suoi cinque figli. Del resto, sia che si voti nel 2013 (cosa ormai impossibile), o a febbraio 2014 (proabile) o ancora più avanti, una cosa è certa: il Cav sarà incandidabile. All’inizio dell’estate si parlava della discesa in campo di Marina («dopo un Berlusconi ci può essere solo una Berlusconi», è la cantilena ossessiva dei falchi), ma i timori di ripercussioni sulle aziende che tolgono il sonno all’ex premier tormentano pure Marina e i vertici Mediaset. Ecco che si inizia a parlare allora della discesa in campo di un’altra Berlusconi, Barbara appunto. Chi meglio di lei per rispondere all’offensiva di Renzi? E.C.
Già: chi meglio di lei? e noi siamo qui, inginocchiati sul tappetino rivolto verso Minareto di Cologno Monzese, affinchè il Cav per una volta compia un'azione che ci faccia ridere, anzichè un'azione che ci faccia incazzare... Tafanus