Negli anni 80 immaginare che una metropoli americana fosse sotto scacco nucleare da parte di alcuni terroristi era giusto un esercizio di stile, un’idea buona per scrivere la trama di un thriller che mescoli suspance, storia e fiction.
Purtroppo, dopo l’11 settembre del 2001, noi sappiamo che non è poi così difficile per il terrorismo organizzato colpire obiettivi militari e civili, anche se essi si trovano all’interno dei territori della più grande e temuta potenza militare del mondo: Gli Stati Uniti D’america.
Poichè però, nè Larry Collins, e tantomeno Dominique Lapierre, avevano la facoltà di leggere nel futuro, i due scrittori sono riusciti a mettere in piedi una storia molto emozionante e coinvolgente iniziata con un ultimatum.
Il succo de Il Quinto Cavaliere è pressappoco questo: un piccolo gruppo di terroristi libici sotto il comando del colonnello Kadhafi (notare l’assonanza con un altro leader libico, purtroppo reale) piazzano una bomba all’idrogeno a New York minacciando di farla esplodere, e causare così decine di milioni di morti, se il presidente degli Stati Uniti non intimi alle colonie sioniste di abbandonare la Cisgiordania.
Il capo di Stato americano dovrà quindi barcamenarsi tra difficili rapporti politici con i leader intransigenti e religiosamente invasati di Israele e della Libia mentre sullo sfondo si profila una guerra nucleare senza precedenti nella storia dell’umanità.
La lettura de Il Quinto Cavaliere è un’ottimo esercizio culturale per capire quanto in realtà gli americani abbiano sempre pensato fosse difficile che una minaccia terroristica colpisca una delle loro città simbolo (ovviamente prima di quel fatidico 11 settembre 2001), per capire perchè ristrette minoranze etniche senza patria diventino terroristi e come gli equilibri diplomatici tra le varie potenze nucleari del mondo abbiano rischiato, e rischino tutt’ora, di trascinare il pianeta in un terribile olocausto nucleare.
L’insegnamento finale di Collins e Lapierre è che l’uomo non può fare nulla se non capisce che deve contare solo su se stesso e che la vita è un compromesso: fai, dai, prendi, ricevi.