Inghilterra, anno 1194. La stabilità del regno è minacciata dalle tensioni politiche tra gli invasori normanni e i residenti sassoni sorte in seguito all’assenza del re Riccardo D’Angiò.
Cuor di leone è stato vittima del fratello Giovanni che, per usurparne il trono, lo ha fatto catturare e imprigionare dal suo alleato il Duca d’Austria mentre rientrava dalla terza crociate.
Le sciagurate alleanze siglate da Giovanni con i nobili normanni Front de Boef e De Bracy e i contatti con l’Ordine dei Cavalieri Templari trasformano in breve tempo il fastoso regno di Riccardo in una tavola sontuosamente apparecchiata affinchè nobiltà e clero si sazino a volontà spremendo quante più ricchezze possibili dagli oppressi sassoni.
Costoro, capitanati dal thane Cedric e dal cavaliere Athelstane di Coningsburgh cercano di difendere le loro terre dalla mano arraffona dell’usurpatore Re Giovanni e della sua corte riuscendo però solo ad essere emarginati ai confini del regno; i fedeli a Riccardo, inoltre, diventano fuorilegge e si nascondono nelle folte foreste inglesi colpendo con durezza tanto i nobili quanto i preti sotto la guida del carismatico Robin di Locksley, meglio noto come Robin Hood.
La storia comincia presso la cittadina sassone di Ashby de La Zouche dove, in occasione di un importantissimo torneo d’arme, il campione del re, il templare Brian de Bois Guilbert viene sconfitto da un misterioso cavaliere che si scoprirà in seguito essere Wilfrid, signore di Ivanhoe e figlio di Cedric di Rotherwood.
Sir Walter Scott ci fa immergere nell’Inghilterra del medioevo che vive il tumultuoso contrasto ideologico tra la popolazione autoctona dei Sassoni e la potenza conquistatrice dei Normanni della Casa d’Angio, la stirpe dei Plantageneti: da un lato quindi vi è la difesa delle tradizioni tramandate dai padri e della propria storia, dall’altro invece il giogo politico degli invasori che leggittimano ogni loro misfatto riempiendo d’oro i forzieri di prelati e priori.
La condizione dei sassoni viene ulteriormente complicata dalla presenza degli orgogliosi Templari che, a così tante leghe dalla propria sede di fondazione, si lasciano andare ai vizi più smodati e allacciano segrete e sovversive alleanze con la nobiltà normanna, dalle ingerenze della Chiesa e dalla condotta di alcuni usurai ebrei che con i loro tassi di interesse li riducono quasi in miseria.
Scott nel suo Ivanhoe (che si legge Aivanò) ci fornisce una descrizione, forse la prima documentata in un romanzo storico, della tronfia prepotenza dei Templari, della condotta dissoluta degli uomini di Chiesa e della persona di Giovanni D’Angiò molti anni prima che, costretto dai nobili sassoni, si decida a concedere la Magna Charta Libertatum, primo esempio di costituzione.
Nella storia si distingue il prode Wilfrid di Ivanhoe che, come Ulisse nei miti greci, torna in incognito in patria per vendicarsi dei nobili usurpatori e oppressori ma, inaspettatamente, si ritrova accanto alcuni controversi compagni d’avventura come il bizzoso Frate Tuck e tutta la compagnia di Robin Hood.
Questi uomini, come avrà modo di constatare anche Re Riccardo al suo ritorno, sono riusciti non solo a difendere il suo regno e la sua memoria dagli amici del fratello Giovanni ma sono riusciti a farlo autoregolandosi con leggi d’onore che nemmeno nelle altre corti d’Europa si erano viste prima.
La lezione storica di Walter Scott sta tutta qui: un drappello di uomini capitanato da un abile arciere combatte con disciplina e regole dettate dal proprio onore contro un’alleanza di sedicenti nobili persone.
Non è solo rubare ai ricchi per dare ai poveri ma anche, e sopratutto, rubare al popolo la convinzione che l’onore stia tutto in un titolo nobiliare o in una bisaccia colma d’oro infondendo loro la certezza che concetti come ricchezza e onore non vanno misurati solamente sotto il punto di vista materialistico ma anche da quello morale.