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L’ultima ruota del carro: l’esame di maturità di Giovanni Veronesi

Creato il 15 luglio 2014 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

L-Ultima-Ruota-del-CarroC’è un momento nella carriera di un regista in cui si sente il bisogno di dimostrare di che pasta si è fatti. Per Giovanni Veronesi quel momento è L’ultima ruota del carro. Dopo una collana di manuali d’amore e piacevoli filmetti su genitori e figli, il regista toscano ci consegna l’opera della maturità.

L’ultima ruota del carro pesca nella massa degli italians un uomo semplice, onesto, self made man, grande lavoratore. Il suo nome è Ernesto. Prima tappezziere, poi traslocatore, cuoco d’asilo, “socio” di una dubbia società, autista, Ernesto attraversa 30 anni di storia italiana, incrociando i propri fatti privati con alcuni grandi eventi nazionali. E segue le proprie ambizioni senza mai perdere di vista i veri valori della vita. Lo accompagna in questo lungo stralcio di vita la bella Angela, donna semplice e fedele.

Con L’ultima ruota del carro Giovanni Veronesi non ha la pretesa di fare un film sulla recente storia italiana. Assolutamente no. Vuole solo raccontare una piccola grande storia d’amore e lavoro incastonandola in un orizzonte più ampio, inserendo le (dis)avventure quotidiane del protagonista in alcune grandi date della nostra storia nazionale. E riesce nell’intento non perdendo mai l’orientamento, non lasciandosi mai andare ad aspirazioni storiciste.

Ernesto è l’uomo comune, ma non qualunque, il meglio di quell’Italia che suda, soffre e lavora. Ma Veronesi non ne fa un elogio con strombazzante vena patriottica. Lo tratteggia con somma discrezione, senza farci mai scorgere sullo sfondo l’ingombrante tricolore. Perché in fin dei conti Ernesto è un ingranaggio piccolissimo, un uomo della e dalla folla, è l’ultima ruota del ruota del carro. Ma senza quella ruota, l’Italia sarebbe zoppa.

Grande come e più di sempre Elio Germano. Brava anche Alessandra Mastronardi che riesce a liberarsi dalla zavorra dei Cesaroni. Sorprendente Ricky Memphis con una prova sentita, più introversa e più piacevole di altre romanacciate precedenti.

Commovente la scena sulla spiaggia con la divisione in squadre tra quelli col tumore e quelli senza tumore.

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