Magazine Cinema
Eccoti qui decidi che la fase dell'eterna adolescenza è finita e che è ora di crescere e crescerai. E allora tutto cambia e questa volta cambierà. Avrai una casa più grande, la piscina, il garage col posto auto, il prato sempre curato, il portico fiorito e le porte smaltate, il cane che chiamerai Marx e la barca che chiamerai Giulia, avrai la salute assicurata, la vita assicurata, il frigorifero sempre pieno per nn sentirti povero, un tappeto etnico per continuare a sentirti giovane e finestre da cui entra sempre il sole... e allora avrai la tua famiglia felice i tuoi bambini in salute e lei... avrai lei... che ti ricorda tutte le cose belle che avete avuto... non è questo che avevi sempre sognato?
(Carlo/Stefano Accorsi)
Storie di amori che crescono, si dilatano, rifiutano di evolversi per poi mutare o morire definitivamente. L'ultimo bacio è un film mortuario, cupo, depresso, con un'idea della vita così vicina a quella di apocalisse, l'essere sul bilico di un baratro verso l'ignoto domani. E' un film sulla paura del dopo, sui rapporti che ti opprimono, sul sesso usa e getta, sull'amicizia vera, sull'idea on the road che esiste un mondo dove tutto possa essere più facile.
Ma non esiste.
L'ultimo bacio nel 2001 era un film come tanti da prendere sotto gamba, figlio di un cinema italiano che si mordeva autoreferenzialmente la coda, nè più nè meno da detestare di una commedia di Vanzina o Neri Parenti, noi i guerrieri della notte, i critici bambino che vivevano ancora con i genitori, ci riempivamo la bocca di panettoni fatti di cinema passato, i Fulci, gli Argento, cazzo giriamo un corto, spacchiamo il mondo.
Erano gli anni dove Moretti ancora non giocava con le tette della Morante in pieno lutto, ma urlava, tra una scarpa e l'altra, “Ve lo meritate Alberto Sordi”.
Ecco allora che Muccino doveva farci schifo solo a parlarne: superficiale, qualunquista, patetico registucolo per masse. D'altronde come amare un cinema che faceva urlare i suoi personaggi, che sfoggiava con vanto i suoi piani sequenza troppo americani, che ti intontiva con musica sparata ad alto volume anche nel kitch del pop più banale?
Per questo L'ultimo bacio era un film da detestare perchè lontano da tutto quel cinema che volevamo e amavamo con l'aggravante del successo, delle ragazzine febbricitanti davanti a sua maestà stoccafisso del Maxibon.
Ma eccolo L'ultimo bacio adesso, nel 2012, con la superficialità che è diventata anche il tuo vissuto, con gli stessi sbagli dei protagonisti che diventano i tuoi, e cazzo urli più forte di questi stronzi di attori come urleresti con te. Difficile allora non amare Giovanna Mezzogiorno e il suo dolore quando pensi che pure tu quel dolore l'hai causato, che qualcuno ti ha distrutto una e cento volte nella stessa identica maniera, e non ridi più ora che i capelli ti sono caduti, ora che sei un padre ad ore, ora che la vita ti ha messo in ginocchio.
Cinema come fotografia, fatta di storie crudeli, di personaggi così neri nella loro gretta umanità, ma anche cinema come coltelli che confondono gli American beauty futuri, i Sette anime con suicidi di meduse, la voglia bastarda di fare un cinema americano malgrado tutto quel modo di concepire a regioni il cinema allora e ora in una perduta terra di morti viventi.
Ecco che L'ultimo bacio diventa non solo un cult, ma un grande film, dove i difetti di allora sono pregi, dove i pregi diventano oro da portarti dietro in quel viaggio che volevi fare e non hai fatto.
Perdente tu e perdente loro.
Era questa la vita che sognavi?
Keoma
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