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L’ultimo degli imbecilli

Da Fishcanfly @marcodecave

Siamo stanchi di diventare giovani seri o contenti per forza, o criminali, o nevrotici: vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito già così senza sogni. 

(Pier Paolo Pasolini, Lettere Luterane, 1975)

Non è che voglia fare il “pippone”.

Nota bene: dicasi “pippone” lungo discorso che non viene subito al punto, argomentato più o meno bene a seconda degli interlocutori, ricco di condizioni, di se, ma, però, quindi. Altrove detto anche “paternale” o “predica” o “pippozzo” o “bobbone”.

Però è necessario. Anche iniziare una frase con “però”, a volte, è necessario.

Necessario è affermare la “morte del romanticismo” per dirla in una possibile salsa. Necessario è affermare il completo senso di disorientamento culturale della società. Necessario è, per citare il mozzo di bordo di questo blog, Frank Linguamozza, rendersi conto che uno, a furia di innamorarsi, ha dimenticato di amare.

Io potrei, non vorrei, ah ma se volessi…diventare come molti altri. Diventare quel pezzo di società consumabile come la diavolina per il fuoco: una volta che sei andato ad alimentare il grande calderone non servi più a niente. Avanti il prossimo.

Mi sento un po’ un lupo della steppa – per citare Herman Hesse (qui speriamo che Frank non arrossisca per questi accostamenti) – quindi un lupo, un non appartenente alla razza umana.

L’ultimo degli imbecilli

Sono uno scontento, proprio come quel personaggio.

Sono scontento di vedere il mio mondo pieno di figli e figlie di puttana che spedirei a marcire nel Vietnam della mia coscienza, e lì resterebbero in eterno. Perdonate l’eufemismo da Sergente Hartman, ma questo non è un post per mammolette educate. Sono finiti i tempi delle mezze misure. C’è bisogno di mettere un punto, una linea di demarcazione, di rinunciare a tentativi di conversione. Fare un po’ di “ordine”. Ordine è una parola che mi spaventa, ma è il caos a chiederla.

Sono scontento, annoiato, deluso.

L’ultimo degli imbecilli

Se poco poco sei un debole, uno che non ha ricevuto forti influssi educativi o magari (diversamente) sta attraversando più o meno consapevolmente un periodo di crisi esistenziale, e metti il piede fuori casa, bè, come diceva Gaandalf, non si sa dove puoi finire spazzato via.

Ti fanno il lavaggio del cervello.

Ti inducono a pensare che le relazioni (di amicizia, di amore, di lavoro, tutte) funzionino in un certo modo. E cioè tutte basate sul “materialismo” che sia quello riferito a un corpo o al denaro non importa. Comunque materialismo. Come se i sentimenti non fossero la “reale materia”.

Chi mi vuol capire, ha già capito. Per chi non ha capito, non starò a spendere ulteriori energie.

Non più di quelle che ho già speso a “sporcarmi le mani” per “capirli”. E ci sono stato, ci ho sguazzato in quel fiume di merda e di cose scontate e banali. L’ho cercato il diamante, la luce diversa. Ma niente. Mi dispiace. Perché se c’è un creatore, qui ci sono creature che hanno fallito. Che falliscono pensando che il mondo sia fiction patinata.

Ma non ci riesco, per fortuna, ad essere “come loro”. Come gli altri.

Faccio parte di quella nutrita schiera di ingenui e sognatori.

Magari sarò un imbecille. L’ultimo degli imbecilli.

Morirò con un disperato bisogno di speranza.

L’ultimo degli imbecilli



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