Il ciclo dei romanzi noto come "I racconti di Calza di Cuoio" - di cui "L'ultimo dei mohicani" è sicuramente il più letto - inaugura il filone "epico" della letteratura americana, esercitando un notevole influsso su tutta la produzione letteraria successiva. Le suggestioni della vita e del paesaggio di frontiera, dove Cooper trascorse l'infanzia e l'adolescenza, hanno plasmato la sua immaginazione di scrittore suggerendogli l'archetipo dell'eroe americano: un uomo che istintivamente evade dalle restrizioni della vita civile per cercare un rapporto con la natura, affine, nella sua ricerca di autenticità, agli indiani, siano essi fratelli o nemici.
La Recensione
In molti hanno visto L'ultimo dei Mohicani, bel film del 1992 diretto da Michael Mann e con la splendida interpretazione di Daniel Day-Lewis. Chi non saprebbe riconoscerne il martellante tema principale?
Non tutti sanno, però, che questa produzione cinematografica si ispira a un romanzo storico dell'Ottocento, e che l'autore, James Fenimore Cooper, ha ambientato nelle foreste nordamericane una serie di romanzi aventi per protagonista Natty-Bumppo, esploratore di razza bianca cresciuto insieme agli indiani e ispirato a David Shipman, cacciatore e veterano della Rivoluzione americana realmente esistito. Cooper non ha superato la prova del tempo: considerato dai suoi contemporanei la risposta americana al britannico Walter Scott, oggi il lettore medio non lo conosce e, se pure lo ha sentito nominare, sa citare soltanto L'ultimo dei Mohicani dei suoi trentatré romanzi.
Romanzo e film condividono la trama di base, ma si discostano notevolmente per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, le dinamiche tra loro, e molte delle peripezie che essi si trovano ad affrontare.
Siamo nel 1757, in nordamerica, durante la guerra dei Sette anni: francesi e inglesi si contendono il predominio coloniale di quei territori che sottrarranno, con note conseguenze a dir poco drammatiche, alla compagine delle tribù autoctone. Entrambi gli schieramenti si avvalgono dell'alleanza con questa o quella tribù, sfruttandone le ataviche rivalità; il colonnello Munro, che tiene Fort William Henry (situato nella zona dove molto più tardi sorgerà New York), attende disperatamente rinforzi da Fort Edward, presso cui ritiene di dover mandare le due figlie perché si trovino maggiormente al sicuro. Cora e Alice, accompagnate dal maggiore Duncan Heyward e dal maestro di canto David Gamut, vengono affidate alla guida di un urone, Magua, che ha tradito la propria tribù e si è offerto di mostrare una scorciatoia lungo cui accompagnare le fanciulle con la loro scorta. Quel che il colonnello Munro non sa è che Magua, segretamente alleato con Montblanc -il comandante delle truppe francesi- intende consegnarle ai nemici. Fortunatamente il piccolo gruppo si smarrisce, e Duncan s'imbatte nell'esploratore Occhio di Falco, di razza bianca, che si accompagna ai due Mohicani (altrimenti conosciuti come Delaware) Chingachgook e Uncas, i quali, essendo antagonisti degli Uroni, intervengono per salvare gli inglesi dall'imboscata. Lo stratagemma adottato non va a buon fine, e il gruppetto si ritrova intrappolato nelle cavità rocciose sotterranee di un'isoletta. Magua, tornato con un contingente di Uroni, si mostra un avversario pericoloso, e i due Delaware, insieme a Occhio di Falco, sono costretti a fuggire per cercare aiuto, mentre gli inglesi cadono nelle mani degli indiani.
Il romanzo procede con le vicissitudini del maggiore Duncan e dei suoi nuovi alleati, prima assediati dai francesi a Fort William Henry a causa del rifiuto del generale Webb di inviare le truppe richieste per salvare la postazione, poi impegnati nel difficile inseguimento degli Uroni che hanno rapito le due ragazze: Magua, infatti, è intenzionato a prendere Cora in moglie allo scopo di disonorare Munro, e porta con sé anche la giovane Alice per piegare la maggiore delle due sorelle alla propria volontà.
La ricostruzione delle dinamiche delle tribù indiane è intrigante, anche se la sovrabbondanza di termini e nomi (poiché ciascun clan usa un nome diverso per indicare i nomi delle tribù, gli appellativi dei guerrieri, e anche i luoghi) richiede un enorme sforzo di attenzione e di memoria. Quanto ai personaggi, sia Occhio di Falco che il maggiore Duncan sono molto ben costruiti e affascinanti; non si può dire lo stesso di Cora e Alice, entrambe macchiette appena abbozzate e incarnazioni degli stereotipi femminili vittoriani: la prima è scura di occhi e di carnagione, con un aspetto altero che riflette il suo carattere coraggioso; la seconda è bionda e dall'incarnato niveo, e nel romanzo non compie nessun'altra azione se non tremare e piangere. I nativi americani, invece, risultano statuari e impenetrabili fino alla fine: l'unico di loro a lasciare un ricordo di sé è Magua, pervicace nei suoi propositi ostili e bieco dal principio fino alla fine. Nonostante il chiaro ruolo da antagonista di Magua, il romanzo manca di un'impronta ideologica: Cooper non si sbilancia né a condannare fortemente l'impatto coloniale inglese sui territori nordamericani, né ad affermare la supremazia della razza bianca su quella nativo-americana; ne è un chiaro esempio il fatto che l'inglese Duncan consideri il mohicano Uncas suo pari e talvolta superiore in intelligenza, pratica, forza, e persino le due donne (che secondo gli stereotipi della letteratura vittoriana dovrebbero temere e ripugnare l'aspetto degli indigeni) ne sono affascinate e ne riconoscono la statuaria bellezza.
E' difficile, infine, valutare lo stile di Cooper, perché definire oscena l'edizione Garzanti in mio possesso sarebbe un eufemismo: oltre agli innumerevoli refusi, la punteggiatura segue regole tutte sue (abbondantissime le virgole tra soggetto e verbo) e rende insopportabile la lettura. Immagino che si tratti di una traduzione d'anteguerra, mai rinnovata, che sottrae a un romanzo non certo memorabile quanto di buono può offrirne la lettura.
Decisamente meglio il film.
Giudizio:+2stelle+
Articolo di Sakura87
Dettagli del libro
- Titolo: L'ultimo dei Mohicani
- Titolo originale: The Last of the Mohicans
- Autore: J. Fenimore Cooper
- Traduttore: Rivaroli C.
- Editore: Garzanti Libri
- Data di Pubblicazione: 2003
- Collana: I grandi libri
- Formato: Brossura
- ISBN: 8811360781
- ISBN-13: 9788811360780
- Pagine: XX-433
- Prezzo: Euro 9,50
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