Magazine Cucina

L’ultimo giorno

Da Pamirilla

 

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Come quando sfogli un vecchio album di foto e ripercorri quel viaggio meraviglioso fatto tempo fa o scivoli in un momento della tua vita cui non pensavi più. Se i ricordi commuovono con dolcezza quello che fa scintille sono le cose che non ricordavi per niente. Una frase, un dettaglio, le ore suonate da quel campanile in quel preciso momento: un lampo improvviso che trapassa il passato e si conficca lontano chissà dove.

Ecco com’è sfogliare queste pagine.

Mentre le cancello una ad una.

Si, lo so. Qualcuno lo trova incomprensibile, qualcun altro increscioso e qualcuno persino snob.

Per me è semplicemente necessario.

Così sono qui, sulle sponde del Fiume, che abbandono parole e racconti lasciandoli annegare tra i flutti.

Con una certa soddisfazione, devo dire, e a tratti un leggero dolore.

Il mio ultimo viaggio è stato lungo, bellissimo, complicato, doloroso, difficile, creativo, esagerato, imprevedibile. Ho spezzato la mia vita e l’ho ricomposta e poi l’ho lasciata da qualche parte e sono andata a cercarne un’altra. E poi un’altra. E poi è cambiato tutto di nuovo.

Una vita forse non mi basta, una è troppo poco.

Finito un viaggio ne inizia un altro.

Una sfida quando è vinta perde ogni sapore.

Una sfida persa vuol dire che bisogna migliorare. Faticare di più. Spingersi più lontano. Partire di nuovo.

Non sempre è necessario fare il vuoto dietro di sé ma ammetterete che quando si parte la casa resta vuota. Le persone che si salutano restano prive di una presenza familiare ed i paesaggi che si erano abituati all’esistenza di qualcuno devono rivedere il loro disegno, modificare le linee.

Insomma: partire è un po’ sparire, almeno per chi ci sta intorno. E’ una legge di natura e non posso farci niente.

So che mi amate (chi mi ama) per questo: per il coraggio e la follia, per la fame di vita, per il bisogno di rinascere continuamente e perché non ho abbastanza paura da fermarmi. Chi mi detesta lo fa più o meno per gli stessi motivi e per il mio ostinato essere fuori branco e indisciplinata.

So che mi perdonerete. E mi dimenticherete presto, come è giusto che sia.

Lascio il mio Nome e la mia impronta vaga.

Spero di lasciare almeno un vago ricordo, sappiate che sono esistita, che ho vissuto e respirato in queste pagine perse.

Immaginatemi mentre vado via canticchiando una canzoncina stramba, saltellando dentro scarpe comode, vestita di sole e di pioggia , starnutendo di felicità.

Perché viaggiare mi piace e comunque non posso farne a meno.

L’istinto di salutarvi uno ad uno è forte ma poco fattibile. Perciò stringo dentro il cuore i messaggi più belli che mi avete mandato, le mail imprevedibili, il vostro affetto. Ognuno di voi può essere certo di essere nei miei pensieri .

Grazie.

Addio non si dice.

Per me è sempre arrivederci!


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