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“L’ultimo lupo mannaro” – Glen Duncan

Creato il 27 luglio 2011 da Temperamente

“L’ultimo lupo mannaro” – Glen DuncanRaramente sono attratta dai libri sull’occulto o le altre stranezze che riposano nel buio, specialmente da quando Bella e i suoi amici hanno fatt0 manbassa del genere. Comunque, ho letto i primi capitoli de L’ultimo lupo mannaro di Glen Duncan, che la Isbn ha messo gentilemente (e intelligente) a disposizione, e, wow, ne sono stata rapita. Peli ispidi, ossa che si sconquassano in vista pre Maledizione, artigli frementi sotto le unghia, febbre e fame divorante sono diventati i sintomi della smania per la lettura del libro, primo di una trilogia.

La storia comincia con la notizia bomba che Jake è l’ultimo lupo mannaro vivente rimasto sulla terra. A tale scoperta, il protagonista non reagisce attaccandosi alla vita con tutte le forze da buon John Connor della situazione, ma con un certo tranquillo lassismo, con la serena accettazione della senilità (il nostro ha ben 277 anni), con il sorriso tranquillo da vecchio indiano che dice “Oggi è un buon giorno per morire“. Ma, lupus in fabula, le cose non vanno come avrebbe voluto. Gli ammazzano il migliore amico, un fighetto francese tenta di ucciderlo, lo rapiscono e scherniscono in vari modi e svariate volte, più altre belle e inaspettate cose che non vi svelo se no poi vi tolgo tutto il gusto, fino all’epilogo finale. Davvero molto apprezzabili sono i mezzi e le iniziative che ha Duncan per tenerti attaccato alla storia del Wulf, riuscendo a reinterpretare i luoghi comuni della tradizione (le pallottole d’argento, l’odio verace e reciproco verso i vampiri, la mancanza di linguaggio della bestia), aggiungendo contorni credibili al genere, come l’esistenza di un istituto che si occupa dei fenomeni occulti (vedi Ministero della Magia della Rowling o la sezione X-files dell’FBI di Crichton) o il fatto che i morti di cui si è cibato il lupo convivano al suo interno come un confuso coro di baccanti imprigionate, tracciando il profilo di un personaggio originale e indubbiamente simpatico: il lupo che non prova più sentimenti, a riprova del fatto che è sempre più mostro che uomo; che però è anche uomo di fine cultura, dotato di una certa dose di filantropia, ricco di humour degno dell’ antico lord inglese che era. Insomma, Duncan ha studiato filosofia e si vede, i suoi pensieri sulla società odierna così come sulla condizione umana in generale trapelano nei pensieri di Jake in opinioni acute e condivisibili.

Tuttavia, la smania che si impossessa del lettore all’inizio della storia scema nel corso delle pagine – e questo non dipende dalla forza della luna, che cresce e cala più di un paio di volte. Incredibilmente, l’evento che scuote il protagonista in modo completamente inatteso e definitivo, produce sulla storia l’effetto contrario. L’impennata che comunque i fatti narrati subiscono, fiacca l’entusiasmo della scrittura, portando verso il finale non scontato ma non più sentito. Riflesso forse della calante luna del protagonista? Per averne certezza, bisognerà aspettare l’arrivo del seguito, e continuare a interrogarsi su come siano nati i lupi mannari – e i vampiri, e le streghe, e i demoni, e i mostri come Breivik.

Azzurra Scattarella

Glen Duncan, L’ultimo lupo mannaro, Isbn edizioni, 2011 € 16.90


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