L’Old Station Pub di Seregno lo frequentiamo perché ha una vastissima scelta di birre ed è qui che colgo l’occasione per bere ancora la Schlenkerla che avevo trovato a Bamberg (ma gustata alla spina è assai meglio).
Così, qualche sera fa ci siamo recati là con i nostri due amici. Come al solito, avevamo prenotato il posto nella saletta più piccola, occupando uno dei piccoli separè per stare più tranquilli. In effetti non servirebbe prenotare perchè arriviamo sempre verso le 20, mentre il locale inizia a riempirsi parecchio tempo dopo.
Infatti non c’era nessuno, anzi, no:
la mia attenzione è subito stata attratta dall’unica ragazza che occupava l’ultimo separè in fondo a destra.
Interamente vestita di nero, dolcevita, un golfino, pantaloni ed un giaccone che, nonostante non facesse freddo, teneva comunque appoggiato sulle spalle. L’unica cosa che illuminava un pochino quella mise un po’ lugubre era una lunga e sottile catenina d’argento. Anche i capelli, lisci e corposi, erano scuri, una pettinatura leggermente demodè, con la scriminatura centrale e le ciocche laterali che coprivano il volto piuttosto pallido.
Credevo fosse in attesa di qualcuno, ma il cameriere ha iniziato subito a servirla: tacos con formaggio e jalapenos, un panino con hamburger, patate a spicchi cotte con la buccia ed un grosso boccale di birra chiara.
Ha iniziato a mangiare piano, con molta lentezza, immergendo le patate nella ciotolina di salsa piccante. Teneva quasi sempre lo sguardo abbassato e pensavo che stesse leggendo o consultando il cellulare, ma sul tavolo c’erano solo le ordinazioni che stava consumando. Ogni tanto però alzava gli occhi, uno sguardo piuttosto stranito, assente quasi, mentre la bocca aveva una piega piuttosto amara.
Tra un boccone e l’altro serrava l’una all’altra le mani, coperte fino a metà dalle maniche della maglia, avvicinandole al petto e strofinandole con lentezza. Non proferiva parola nemmeno con il cameriere, limitandosi ad indicare ciò che voleva dalla carta.
Intanto la birreria iniziava ad essere piuttosto frequentata. Dalle altre due sale provenivano risate e un continuo vocio, frammiste alla musica di sottofondo, ed anche nella nostra saletta erano giunti altri avventori: al nostro fianco una coppia di giovani innamorati che tralasciavano di mangiare per guardarsi negli occhi, mentre nel primo separè c’era un trio di amici che scherzavano tra di loro.
La ragazza invece era sempre là, silenziosa. Aveva ordinato un semifreddo, poi un caffè. Si notava che consumava tutto con esasperante lentezza al solo scopo di far passare il tempo.
Infine una Red Bull ma più che berla, giocherellava con il bicchiere.
Noi avevamo finito da un pezzo le nostre consumazioni.
Siamo usciti dopo circa tre ore, passate scherzando e chiacchierando, e lei era ancora là, sola: unica compagnia i suoi pensieri.
—
Inviato dal Veloce promemoria
Archiviato in:cronache da Milano, Personale Tagged: compagnia, solitudine