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L’Unesco il riconoscimento può anche toglierlo: non è eterno. Il mondo del violino è ancora diviso a Cremona: che cosa se ne ricaverà? L’Unesco ci ripenserà? Quale amministrazione può sopportare una mazzata simile?

Creato il 14 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Il riconoscimento dell’Unesco si può anche perdere: l’Unesco dà e l’Unesco toglie. Costruisci un grattacielo che squarta lo stile sevillano e l’Unesco inizia a caricare i cannoni. Non si può, non va bene. Ma che Torre Pelli! Il patrimonio allora non è più dell’umanità ma di un tizio che si è fatto un grattacielo. Vogliamo una torre di Babele anche nella liuteria, nel saper fare liutario che vale a Cremona il gustoso titolo Unesco?

torre Cesar Pelli sullo sfondo (foto tratta da Artribune)

torre Cesar Pelli sullo sfondo (foto tratta da Artribune): vale un Patrimonio!

Il rischio è che appunto Unesco tolga quel che ha dato. Il saper fare liutario potrebbe coincidere con il non saper fare politica, che è una specialità italica. Altro problema che ricadrà sulla prossima amministrazione, assieme al museo degli arcani, cioè del violino. Di gestione, costi, programma ecc. si sa troppo poco, quali programmi elettorali si vedranno dopo i colpi di scimitarra ai finanziamenti statali ancora non si capisce.

Meno ancora si comprende che si farà mai di questa medaglia, questa megalaurea di campioni mondiali dell’archetto, se tutto resta fermo.

Francesco Torrisi ha raccontato in un intervento assai allusivo e inquietante che da Cremona venne un tremendo niet a un progetto di massima importanza per lo sviluppo della liuteria. Vogliamo farci del male?

Il sistema cittadino non esiste, così stanno le cose. Il Consorzio liutario perde iscritti, ci sono polemiche più o meno nascoste e soprattutto troppi soggetti e troppi sentieri personali.

Ancora lei, ma da vicino: la Pelli tower!

Ancora lei, ma da vicino: la Pelli tower!

Una signora, Annalisa Bortolotti, ha di che ridire dopo il post (per leggerlo clicca qui) sibillino e al tempo stesso luminoso e penombroso di Francesco Torrisi. Bortolotti indica che quel niet che si seppe dal ministero dell’istruzione, era Moratti, era un niet cremonese. Si bisbiglia che sia stato Fausto Cacciatori a dire no. Il quale potrà smentire, ma che importa ormai? Resta il fatto che a Roma il progetto cremonese non venne approvato per il no della Cremona che diceva no. E siamo da capo? Allora dal labirinto non si esce più.

In ogni caso la città appare divisa. Torrisi non era un osservatore esterno, lavorava nell’anima del violino. Il suo è un campanello d’allarme non un j’accuse. Resta il fatto che fu siglato un bel protocollo d’intesa e poi qualcuno lavorò contro. E alla fine un no cacciatoriano abbatté il progetto. Cacciatori, ammesso che sia stato lui, presidente CNA, era forse solo? Ma interessa più dell’accusa un dato: Cremona non era unita. Ora riesce ad esserlo o comunque riesce a creare un fronte se non unanime almeno vincente? Ci si merita il patrimonio immateriale dell’umanità o lo si lascia immateriale e le botteghe lavorano in buona parte per conto proprio? E i giovani che lì si fanno le ossa e le corde posso vedere il tradizionale “futuro migliore”?

Non è da poco l’enigma Cremona. Pare il classico violino diabolico della tradizione violinistica che tanto appassiona il pubblico ma poi…. Ecco il commento di Annalisa Bortolotti.

Le stesse persone che a Cremona furono contrarie ai progetti da lei ricordati, continuano ad opporsi e a respingere qualsiasi apertura all’esterno. Lei sa molto bene che si tratta di soggetti ai quali non sta molto a cuore l’etica professionale e proprio per questo non desiderano che si faccia chiarezza nel mondo della liuteria, tanti anni alla direzione della scuola non possono non averla informata dei fatti. Sarebbe interessante che lei chierisse ai lettori di questo blog cosa non funziona all’interno di quel mondo e perchè non si riesce mai a trovare un accordo e con chi.
Aiuterebbe a capire e ad evitare che UNESCO, come è successo in altre circostanze, ci tolga quello che la città ha appena conseguito. Se con Corada i progetti non passano e nemmeno con Perri, allora la questione è grave e chi come lei ha operato in quel mondo deve puntare il dito. Altrimenti i racconti incompleti non servono a nulla e a nessuno.


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