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L’unica risposta possibile: l’integrazione

Creato il 15 novembre 2015 da Paologiardina

L’unica risposta possibile: l’integrazioneIn effetti la prima reazione, a caldo, agli attentati di Parigi (129 morti e oltre 350 feriti) potrebbe essere " Bastardi Islamici " (scelta del quotidiano Libero che non condividiamo). Ma è una risposta istintiva, non ragionata, e soprattutto ci conduce a commettere gli stessi errori del passato.

Se vogliamo raccapezzarci in questa storia, bisogna leggerla dall'inizio. La vera disputa è sul piano della Sacra Scrittura, tra il Vangelo ed il Corano.

Queste " scritture" apparentemente " dicono " cose diverse, ma possiedono un nucleo di verità comune.

In pieno Rinascimento ci fu uno, Giovanni Pico della Mirandola, che con le sue tesi intendeva proporre una pace religiosa e filosofica. La " partita" tra le religioni, che poi è una guerra tra stupidi, si gioca sul piano della scrittura. Come in un libro qualsiasi, ancor più nella sacralità, occorre scrutare tra le righe: " La scrittura... è un enigma da rivelare... è solo un rivestimento carnale, un vestito, un velo. L'ingenuo, l'ignaro si fermano alle veste, il saggio cerca lo spirito ", questo lo sosteneva il Conte, che pur avendo vissuto appena trent'anni, lesse tanti di quei libri, di tutte le tradizioni religiose e filosofiche della storia, con l'unico obbiettivo di trovare un accordo, un messaggio univoco, un armonia tra le diverse culture. La trovò, ed in effetti c'è.

Per capire occorre un enorme sforzo di comprensione, che per via di quella " coscienza della storia e degli effetti ", e cioè quanto ci portiamo dietro e costruiamo nell'ambiente in cui viviamo, siamo frenati e "costretti" dai pregiudizi. I quali, come tutti i giudizi in assenza di conoscenza, esprimono verità parziali, lontani dalla totalità. Seppur non è mai utile generalizzare, l'integrazione con quella parte del mondo è troppo importante, vitale, per cui teniamoci il bambino, ma buttiamo tutta l'acqua sporca.

Il primo fra questi pregiudizi, che si pone alla base tutti gli altri, è quello di considerare " l'islamico " come un sinonimo di terrorista, integralista e fondamentalista; queste sono tre categorie distinte, che seppur con modalità diverse, le ritroviamo in tutte le religioni.

Questo pregiudizio determina come conseguenza due errori essenziali, uno in rapporto ai soggetti e l'altro all'oggetto dell'integrazione.

Finora è stato il mondo occidentale nel suo insieme a rivolgersi a quello islamico. Ma l'Islam non è uno Stato è una religione. Solo una religione può integrarsi con una altra religione, solo il popolo di uno Stato può integrasi con altri popoli di altri Stati.

L'interlocutore dell'islamismo, di una religione, non può che essere una altra religione. Non può esserci, né comunicazione, né integrazione tra l'islam e l'italiano, è concettualmente impossibile. Possono integrarsi ed interagire, i siriani con gli italiani, oppure gli egiziani con i francesi, non si possono integrare elementi diversi, come pesare insieme la paglia ed il ferro.

Questo modo astratto di concepire l'integrazione religiosa e culturale, ci conduce ad individuare e sovrapporre una religione, quella islamica, con tutti i popoli di quelle regioni, ma da quelle parti, non c'è solo l'Islam. Di più, all'interno della religione islamica, c'è tutto un mondo assolutamente variegato, le cui diversità non possono essere percepite con i canoni della nostra cultura.

In realtà, noi associamo l'Islam con quello sparuto gruppo integralista, quello della " guerra santa ", ma è soltanto una quota marginale, minima di musulmani, capace di esprimersi con un rumore assordante.

Questa minoranza vive di continue contraddizioni, odia l'occidente, e questo sta alla base della " guerra santa ", però nell'utilizzo delle tecniche della comunicazione, prerogativa fondante del nostro mondo, stranamente sono più occidentali di noi.

Che poi la guerra santa è un invenzione di comodo, speculare. Non c'è nel Vecchio Testamento, non c'è nel Nuovo Testamento, non c'è nel Corano, né in alcun altro derivato, neppure in alcun apocrifo.

L'approccio del passato non conduce all'integrazione tra questi due mondi, ma soltanto a fraintendimenti.

Bisogna uscire dalle vecchie logiche, da un lato di sovrapporre l'intero Islam, con quattro facinorosi terroristi, dall'altro bisogna evitare di confrontare categorie lontane e diverse tra di loro, perchè, questo rende impossibile ogni rapporto, generando soltanto contrasti culturali.

Le culture per loro natura non possono essere superiori o inferiori ad altre, le culture sono tali. Rappresentano un sistema di valori e conoscenze integrati e connessi tra di loro, per la cui lettura non si possono usare le regole di un altra. Nella sostanza, una cultura non è capace di leggere compiutamente gli elementi di un altra cultura, fino a quanto i canoni di lettura sono quelli della propria cultura. Anche qui è come una scrittura. Leggere un libro scritto in arabo, attraverso la lingua italiana non si può, occorre necessariamente una traduzione. Ma non basta, il significato intrinseco di un termine non ha la stessa consistenza ovunque, muta nel tempo e nello spazio.

Ecco l'integrazione può nascere soltanto se tentiamo di comprendere le altre culture e tradizioni, se non ci " fermiamo alla veste" ma procediamo nella ricerca dello" spirito".

Il miracolo dell'integrazione si può fare, a condizione che non ci fermiamo alle apparenze ed alle risposte a caldo.

E' vero c'è una guerra in essere, coinvolge il mondo intero, un conflitto che siamo costretti, nostro malgrado, a combattere, ma se anche la nostra diventa un " guerra santa " è la vera fine del mondo. Limitiamoci a combattere i nemici, che sono sia in quella parte del mondo, che anche nella nostra.

Su questi temi esiste un interessante e completo librettino di Sadi Marhaba e Karima Salama: " L'anti-islamismo spiegato agli italiani", ma anche " La rabbia e l'orgoglio " di Oriana Fallaci.

Solo in apparenza esprimono due tesi completamente agli antipodi, ma ci esprimono la necessità di andare oltre la somma algebrica di due parziali, serve " armonizzare gli opposti " per ottenere l'uno, che corrisponde alla verità, forse.


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