I fondi sono destinati per il 30% all'alimentazione, per il 20% all'acqua e all'igiene, il 14% all'educazione, il 13% alla salute, l'8% alla prevenzione delle catastrofi. Il rimanente all'AIDS e alla protezione dei bambini.Di questo ammontare, 942 milioni di dollari sono necessari nella sola Africa (ovvero il 73%), 187 milioni di dollari in Asia, 76 milioni di dollari in Medio Oriente, 42 in Sudamerica e 8 milioni in Europa dell'Est. Di queste cifre circa 68 milioni di dollari servono al funzionamento degli uffici regionali Unicef.Andando nel dattaglio in testa alla necessità vi è la Somalia (289 milioni di dollari), seguita dalla Repubblica Democratica del Congo (144 milioni), dal Sudan (98 milioni), dal Pakistan (88 milioni), Etiopia (58 milioni), Yemen (50 milioni), Kenya (47 milioni), Ciad (46 milioni), Afghanistan (32 milioni), Niger (30 milioni).
Darfur (dalla rete)
Il rapporto dell'UNICEF sottolinea come nel corso del 2011 le esigenze dell'UNICEF ammontavano a 1,6 miliardi di dollari per intervenire in 38 paesi. Da notare che al 31 ottobre 2011 "solo" 854 milioni di dollari erano effettivamente entrati nelle casse dell'UNICEF (di cui una larga fetta era costituita dai fondi arrivati per l'emergenza Corno d'Africa).E' singolare come, nello stesso giorno in cui l'UNICEF chiede i fondi per gli intereventi del 2012, indicando nella Somalia il punto di massima necessità nel mondo (circa un quarto dei fondi), le Nazioni Unite decretano la fine della carestia in Somalia. Naturalmente queste due notizie non sono in contraddizione, poichè il fatto che la produzione agricola sia migliorata, non sposta di una virgola la situazione emergenziale in cui, da oltre vent'anni, vive la Somalia.
Dal sito dell'UNICEF
L'UNICEF lancia un appello ai donatori, ricordando le debolezze dei bambini negli scenari di emergenza. E' una vera e propria richiesta di aiuto anche in virtù del fatto che non sempre le promesse vengono mantenute dai governi. Se è vero che l'emergenza Somalia ha trovato (al 31 ottobre 2011) la copertura dell'86% dei fondi, è altrettanto vero che, ad esempio, l'intervento a seguito delle alluvioni in Pakistan sono stati coperti solo per il 16%, così come l'intervento nel Sudan ha trovato copertura solo per il 31% del totale.Analizzando infine chi sono i maggiori donatori, si scopre che l'Europa (con 116 milioni di dollari al 31 ottobre 2011) rappresente il primo tra i donatori, seguito dagli Stati Uniti (98 milioni), dal Giappone (97 milioni), dal CERF delle Nazioni Unite (97 milioni), dal Regno Unito (65 milioni), da fondi privati (49 milioni), dall'Australia (33 milioni), dalla Svezia (32 milioni), la comitato UNICEF della Germania (22 milioni) e dal comitato UNICEF Francese (22 milioni).
Questi numeri fanno riflettere. Nel 1999 l'UNICEF spendeva 197 milioni di dollari per le emergenze, oggi siamo ad oltre 1 miliardo (e nemmeno tutti trovano copertura). Vi sono situazioni che perdurano da decenni nonostante gli investimenti ingenti. Vi sono emergenze che scompaiono dall'informazione (e per questo molti le ritengono magicamente superate) lasciando le popolazioni il balia degli eventi. Vi sono persone che dedicano la loro vita a queste emergenze sicuri che tanto domani sarà come oggi.
Vi sono infine situazioni, come queste (di contiguità con chi è ritenuto un criminale contro l'umanità) che cercano spiegazioni.