Il controverso MMORPG ispirato a The Elder Scrolls arriva anche su console: abbiamo ricominciato a giocarlo...
Lo scetticismo che aveva circondato lo sviluppo prima e l'uscita poi di The Elder Scrolls Online, alla fine, era stato giustificato dalla qualità della produzione ZeniMax Online: intendiamoci, il primo MMO ispirato al mega-franchise di Bethesda non era poi così terribile, ma cercava di essere una via di mezzo tra due filosofie molto diverse senza riuscirci pienamente.
Da una parte, quindi, si erano trovati i fan del genere MMORPG, con un titolo parecchio strano per i loro canoni, e per di più ricco di problemi e sperimentazioni più o meno discutibili. Dall'altra, ovviamente, i fan di The Elder Scrolls, che non riuscivano a rivivere le emozioni e il coinvolgimento di Skyrim o Morrowind, ancorati a una struttura molto meno libera e diversificata. A fronte di queste criticità, non stupisce che anche The Elder Scrolls Online, nonostante il titolo, sia passato dalla sottoscrizione mensile al modello free to play nel giro di alcuni mesi. La difficile situazione del gioco e l'impegno dello sviluppatore, tutto concentrato sulla pubblicazione di fix, modifiche e nuovi content, ha inciso sull'uscita delle versioni per console, ritardandola di quasi un anno. Ora che siamo riusciti a ricominciare la nostra avventura sulla Tamriel di ZeniMax in versione PlayStation 4, dobbiamo ammettere che le prime ore di gioco ci hanno dato da pensare...twittalo! I nostri primi giorni sulla versione Unlimited di The Elder Scrolls Online ci hanno fatto riflettere...
MMORPG su console: yay or nay?
In principio era Phantasy Star Online. Okay, non era proprio un MMORPG perché di Massive Multiplayer non aveva tantissimo e assomigliava più a un Diablo poligonale, ma si trattava di uno dei primi esperimenti in ambito console, e per certi versi ha gettato le basi di tutto quello che è venuto dopo. L'altro grande pioniere fu Final Fantasy XI per PlayStation 2, e non vi è da stupirsi se molti neppure sapevano che esistesse: la versione PC è sempre stata molto più popolare e diffusa. Il genere MMORPG, dopo tutto, ha fatto il nido sui computer con Ultima, Dark Age of Camelot, EverQuest e World of Warcraft, e da lì si è schiodato raramente.
Fino a poco tempo fa si diceva che questi giochi, tanto dipendenti da mouse e tastiera, per non parlare della connessione a Internet, fossero poco adatti allo smaliziato pubblico degli utenti console, ma oggi qualcosa è cambiato. Oggi le infrastrutture funzionano meglio, le console devono necessariamente collegarsi a Internet per aggiornarsi e offrire le esperienze social e multigiocatore, e se proprio non si possiede un mouse o una tastiera da collegare alla console basta aprire la keyboard virtuale o semplicemente impiegare il microfonino di turno. Il progresso tecnologico, in questo senso, ha aperto le porte agli MMORPG su console, ma la lotta per catturare l'attenzione degli utenti continua. Non è un caso se gli MMO - o presunti tali - che sono arrivati su console appaiono sensibilmente diversi dagli archetipi World of Warcraft o Ultima. Tanto per cominciare, sono maggiormente improntati all'azione, e pensati per dipendere molto meno da mouse e tastiera. Basti pensare a DC Universe Online, o a Final Fantasy XIV: quest'ultimo, su PlayStation 3 e PlayStation 4 cambia addirittura interfaccia e, una volta impegnato un joypad, diventa quasi un altro gioco, più simile a un action game in terza persona che a un RPG "punta e clicca". Sembra quasi che il genere debba scendere a compromessi per piacere agli utenti console, soprattutto ora che ha cominciato timidamente a sfrondare l'altro grande tabù della sottoscrizione a pagamento, cosa che per tanti giocatori è ancora oggi assimilabile al sacrificio umano. Nonostante ciò, da appassionati del genere, non possiamo che constatare i vantaggi di questo nuovo approccio delle software house. Giocare davanti al monitor, la mano destra sul mouse e la sinistra sulla tastiera, chiacchierando con i propri compagni di gilda su TeamSpeak mentre si macinano orchi è bello... ma ripetere l'esperienza comodamente spaparanzati sulla poltrona del salotto, a un paio di metri dal TV, con soltanto il joypad in mano, non è poi neanche tanto male, ve lo garantiamo. Certo, poi dipende tutto dal gioco, ed è qui che vogliamo sospendere le nostre riflessioni estemporanee per tornare a parlare specificatamente di The Elder Scrolls Online. The Elder Scrolls Online: Tamriel Unlimited - Trailer di lancioTamriel senza limiti
La versione di The Elder Scrolls Online che arriva oggi su console è la cosiddetta Tamriel Unlimited, suffisso che il titolo si è guadagnato dopo essere passato al modello con l'acquisto iniziale ma senza canone. Questo significa che i giocatori, una volta inserito il disco e scaricati svariati giga di patch (per non parlare degli oltre quaranta di partenza, nel caso si opti per il digitale), potranno creare il loro account - nel caso non ce l'abbiano già, altrimenti potranno collegarlo a quello della console - e modificare il loro personaggio senza registrare carte di credito o altro: è tutto gratis, a parte il gioco stesso. The Elder Scrolls Online, infatti, limita le microtransazioni a un cosiddetto Crown Store per nulla invasivo, discretamente ricco di boost superflui e abbellimenti estetici che servono a ben poco.
Si tratta di un plus non indifferente, dato che il rapporto tra la qualità del gioco e l'eventuale servizio a pagamento è un elemento critico nella valutazione di un prodotto di questo tipo: quando non c'è un mensile da pagare, si può concedere qualche scivolone senza farne un dramma. C'è da dire che la versione PC da noi testata un anno fa di scivoloni ne faceva parecchi, ma il tempo è stato clemente nei confronti del codice, e molti bug e problemi che avevamo riscontrato sono stati risolti, a cominciare dalle animazioni e le collisioni in combattimento. Non che quest'ultimo sia migliorato esponenzialmente, attenzione: si ispira ancora fortemente a quello dei The Elder Scrolls classici, tutto action e col mirino al centro dello schermo per indirizzare colpi e magie. In prima persona, tuttavia, è sostanzialmente inutilizzabile, specie se si impiega di frequente la capriola per schivare, e il "ritardo" perenne che influenza ogni attacco o animazione impedisce di calcolare correttamente le distanze. Per questo stesso motivo, l'enfasi riposta nel sistema di parata e interruzione lascia un po' a desiderare: in pratica, quando i nemici stanno caricando un attacco speciale o un incantesimo è possibile interromperli e stordirli per alcuni secondi, e lo stesso vale quando si para correttamente un attacco pesante. Strategie parecchio difficili da attuare negli scontri più convulsi, pur essendo cruciali. Detto ciò, il feeling che ci ha restituito il sistema di combattimento in questa versione, pad alla mano, è molto più appagante: a fronte di ciò che abbiamo scritto sopra, il nuovo contesto rende la situazione un po' meno fastidiosa, e menare fendenti e scagliare magie in terza persona è decisamente piacevole, anche perché The Elder Scrolls Online, per sua natura, garantisce un'estrema libertà nello sviluppo dei personaggi. Tra classi di partenza, specializzazioni, abilità legate alle armi o agli indumenti e tanto altro, i giocatori possono sviluppare build estremamente diversificate, e se nella versione PC il numero limitato di abilità da associare ai tasti poteva sembrare fin troppo scarso, in questa edizione per console ci è sembrato perfetto dato che non costringe a fare i salti mortali con i pulsanti del joypad. A conti fatti, queste prime ore nella Tamriel di ZeniMax ci hanno piacevolmente sorpreso, anche se permangono le nostre perplessità in merito alle discutibili scelte di design dello sviluppatore: l'eccessivo phasing nello svolgersi delle missioni, la difficoltà sbilanciata, la complicata infrastruttura sociale e la ripetitività del PvE restano i problemi più gravi che stiamo riscontrando ancora una volta, pur avendo scelto scenari e situazioni completamente diverse. In particolare, ci hanno fatto storcere non poco il naso i problemi tecnici. The Elder Scrolls Online già non era una bestia grafica di suo, pur offrendo panorami veramente meravigliosi, ma su PlayStation 4 i casi di stuttering e i frequenti cali di frame rate ci sono apparsi un po' ingiustificabili, specie in ambienti non particolarmente complessi o affollati. L'altro problema tecnico riguarda il sistema di comunicazione: la versione per console ha rinnegato completamente la chat testuale, preferendo un sistema vocale di prossimità piuttosto imbarazzante. L'idea è che basta avvicinarsi a un giocatore per comunicare a voce con lui, ma questo significa ritrovarsi a combattere scheletri in qualche cripta spettrale e sentire la mamma del Khajit accanto a noi che lo chiama perché è pronta la cena. Ammazza un po' il coinvolgimento, e per evitare questo genere di situazioni bisogna necessariamente aggirare il sistema, uscendo dalla voice chat ogni volta che si entra in una nuova zona o aprendo un canale a parte in cui invitare solo gli amici. Macchinoso e decisamente scomodo, specie se si vuole affrontare qualche content di gruppo e non si comprende bene la lingua straniera: vi ricordiamo, infatti, che The Elder Scrolls Online è completamente in inglese. Nei prossimi giorni monitoreremo anche la situazione in PvP, dato che si tratta di uno degli aspetti migliori della produzione ZeniMax, pur essendo del tutto dipendente dalla community giocante. Sono inoltre previste alcune patch correttive che, si spera, possano arginare i bug tecnici che affliggono questa edizione. Al momento una cosa è certa: The Elder Scrolls Online continua a non essere un vero e proprio The Elder Scrolls, ma gli utenti console in cerca di un MMORPG ambientato nello stesso universo potrebbero avere più fortuna dei giocatori PC di un anno fa.