L’Unione Eurasiatica come partner e ponte per l’Europa. Intervento dell’Ambasciatore Yelemessov

Creato il 08 ottobre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Presentiamo di seguito il testo dell’intervento pronunciato dall’Ambasciatore della Repubblica di Kazakistan, S.E. Andrian K. Yelemessov, in occasione della conferenza “L’Unione Eurasiatica: sfida od opportunità per l’Europa?” tenutasi a Roma il 19 settembre scorso, presso la Camera dei Deputati, su iniziativa dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG).

 
Buongiorno gentili Signore e Signori.

Prima di tutto, permettetemi di esprimere la mia gratitudine agli organizzatori dell’evento, l’istituto IsAG, per l’interesse dimostrato e per averci dato la possibilità di far conoscere ai nostri colleghi e amici italiani i processi d’integrazione nella regione eurasiatica.
Sono particolarmente lieto di vedere tra i partecipanti i rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero dello Sviluppo Economico d’Italia, con i quali collaboriamo anche per ciò che riguarda la realizzazione del potenziale della cooperazione bilaterale nell’ambito del processo d’integrazione.

Vorrei subito rilevare che il progetto di creazione di una Unione Eurasiatica è il più grande e più ambizioso progetto geoeconomico e geopolitico nello spazio della Comunità degli Stati Indipendenti, volto a consolidare non solo la continuità socio-economica, scientifica, tecnologica, ma anche il potenziale culturale ed educativo dei nuovi Stati indipendenti. Il progetto della nuova Unione, secondo i suoi promotori e ideologi, è concepito per fornire una risposta adeguata alle sfide attuali e alle minacce globali. Uno degli ideatori dell’Unione Eurasiatica è considerato il Presidente della Repubblica del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev, che propose l’idea di “integrazione eurasiatica” fin dal 1994, diventando così un partecipante attivo in quasi tutte le iniziative d’integrazione nell’ex Unione Sovietica, insieme al presidente russo Vladimir Putin e al presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko. La forza della nostra civiltà risiede nell’essere in grado di rispondere alle sfide del nostro tempo congiuntamente, combinando risorse umane, finanziarie, tecniche e intellettuali. Ed è proprio questo il paradigma che si rileva nel piano d’integrazione attuato da Bielorussia, Kazakhstan e Russia. Le decisioni politiche dei nostri leader, tese a formare un’Unione Doganale e uno Spazio Economico Comune, sono sostenute dalle aspirazioni di popoli i cui destini si sono intrecciati per secoli, affinché essi possano costruire insieme il loro futuro, non precludendosi alcuna possibilità di scambi commerciali, tecnici, sanitari e di persone, e possano limitare altri ostacoli.

Va sottolineato che un recente studio della Banca di Sviluppo Eurasiatica ha confermato la tesi espressa poc’anzi. Cioè che la maggior parte della popolazione dell’Unione Doganale e dello Spazio Economico Comune sostengono l’integrazione. In particolare: l’80 per cento in Kazakhstan, il 72 per cento in Russia e il 60 per cento in Bielorussia. Facendo un cenno alla storia vorrei ricordare che, nell’anno 2000, in base al Trattato che istituisce la Comunità Economica Eurasiatica tra Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizstan, Russia e Tagikistan, si è costituito una nuova associazione d’integrazione, che ha contribuito a promuovere l’integrazione eurasiatica attraverso organi di lavoro a vari livelli (Consiglio Interstatale a livello di capi di Stato e capi di governo, il Comitato d’integrazione col suo Segretariato, l’Assemblea Inter-parlamentare, la Commissione dei rappresentanti permanenti). L’EurAsEC svolge ancora oggi un ruolo significativo nei processi di integrazione all’interno della CSI, e in quanto organizzazione internazionale è attivamente impegnata nella cooperazione internazionale. In questo modo si è realizzato un primo grande passo verso il nostro futuro comune. Nel 2008 si è deciso di istituire un’Unione Doganale. L’effettiva formazione dell’Unione Doganale ha avuto luogo nel 2010 (anche se solo fra tre Stati, i più “avanzati” in termini economici). In un primo momento il mondo non confidava nella sua sopravvivenza, ma la nostra unione doganale si è realizzata ed ha lavorato, nonostante la velocità della sua creazione e la rapidità del suo sviluppo, adottando come base contrattuale un totale di 180 accordi internazionali in vari campi. Con una celerità senza precedenti si è stabilita una tariffa doganale unificata e un unico territorio doganale; è stato imposto il controllo doganale alle frontiere esterne e la maggior parte delle barriere commerciali all’interno dell’Unione Doganale è stata eliminata. Successivamente è stato creato il Corpo Supremo dell’Unione doganale, così come un corpo sovranazionale (la Commissione dell’Unione doganale) a cui i governi-partecipanti hanno dato parte dei propri poteri in materia di tariffe doganali, di ordinamento non tariffario e tecnico, di politica commerciale con i paesi terzi e di amministrazione doganale. Il Segretariato della Commissione ha condotto le sue riunioni ogni mese per tutto il periodo 2010-2011. Nello stesso periodo, le parti erano attive nella formazione del quadro contrattuale dello Spazio Economico Comune – la successiva (terza) fase d’integrazione, alla quale siamo giunti in poco più di due anni.

I presidenti dei nostri paesi hanno affermato il loro impegno per l’espansione e l’approfondimento della reciproca integrazione. Così, il 9 dicembre 2010, i nostri Capi di Stato hanno presentato l’iniziativa per la creazione dell’Unione Economica Eurasiatica, al fine di garantire una cooperazione armoniosa, complementare e reciprocamente vantaggiosa con gli altri paesi, con le associazioni economiche internazionali, per l’accesso a uno spazio economico comune. Il 18 novembre 2011 il nostro Presidente ha annunciato al mondo che lo Spazio Economico Comune avrebbe iniziato a lavorare il 1° gennaio 2012. Il suo obiettivo è una successiva integrazione e la realizzazione del pieno potenziale dell’Unione Doganale e dello Spazio Economico Comune, ad esempio con una coerente progettazione della politica di trasporto energetico, agricolo e industriale, con il rafforzamento della cooperazione industriale, compresa l’eventuale creazione di multinazionali congiunte. Il 19 marzo 2012 i leader dei nostri paesi hanno confermato l’intenzione delle parti di stabilire un’Unione Economica Eurasiatica entro il 2015. Dal primo gennaio di quest’anno i nostri paesi sono entrati nella nuova fase d’integrazione e di cooperazione – lo Spazio Economico Comune (SEC) – e oggi, nonostante il breve periodo impiegato nel lavoro del sistema del SEC, si può riassumere e parlare già di positivi cambiamenti nell’integrazione. Il commercio si sviluppa rapidamente: il fatturato del commercio tra il Kazakhstan e la Russia ha infatti superato i $20 miliardi, mentre tra il Kazakhstan e la Bielorussia sussiste un giro d’affari che è circa il 40% di quello russo-kazako.

Oltre alle questioni di libera circolazione delle merci all’interno del SEC,si affrontano anche le problematiche associate a:

  1. 1. libera circolazione di capitali, servizi e lavoro;
  2. 2. coordinazione della politica macroeconomica (e quindi della politica industriale e agricola);
  3. 3. armonizzazione e unificazione della legislazione nazionale in materia di servizi finanziari, di credito, d’imposta, di investimenti, di politica di concorrenza e antitrust.

 
E’ stata creata una nuova struttura del SEC: il Consiglio Supremo della Commissione Economica Euroasiatica che lavora su due livelli: i capi di Stato e i capi di Governo. La Commissione dell’Unione Doganale e’stata trasformata in un nuovo organo sovranazionale – la Commissione Economica Eurasiatica. La Commissione è composta dal Consiglio e dal Collegio. Il passaggio dei nostri paesi ad una fase qualitativamente nuova di integrazione in un unico territorio doganale è reciprocamente vantaggioso, in quanto l’ambiente è più liberale per le imprese sul mercato combinato dei tre paesi, e offre ulteriori opportunità di migliorare il clima per gli investimenti e la competitività dei nostri settori industriali e agricoli. Anche se è basata sul concetto di associazione integrata non è un’unità chiusa, ma è un’unità piuttosto interessata ad espandersi e a rafforzarsi. Così i capi della Comunità Economica Eurasiatica hanno deciso di far aderire all’Unione Doganale anche il Kirghizstan. A questo proposito il Kazakhstan cercherà di fornire tutta l’assistenza necessaria al suo vicino.

Cari amici, facendo caso alla cronologia dei processi di integrazione realizzati, si può notare come non sia stato un percorso radicalmente innovativo: non ci sono infatti differenze con il processo di integrazione dell’Europa stessa, al quale il vostro paese è giunto in anticipo. Forse l’unica differenza si evidenzia nella dinamicità di questi processi, che in una certa misura comunque ci è stata fornita dall’esperienza dell’integrazione europea. A questo proposito la stabilità del Kazakhstan, che è inerente al rapporto con gli investitori stranieri, rimane la stessa, anche dopo essere entrato nella UD e nel SEC. Al contrario, l’attrattività di investimento del Kazakhstan, al pari degli altri partner, sta migliorando qualitativamente. Posso elencare una serie di fattori che testimoniano come le opportunità per le imprese straniere si stiano espandendo sempre di più. In particolare:

  1. 1. un mercato comune di circa 180 milioni di abitanti con un PIL combinato di 2 miliardi di dollari, e un fatturato di 900 miliardi di dollari;
  2. 2. i paesi membri dell’Unione Doganale costituiscono quasi l’83% del potenziale economico dell’ex Unione Sovietica;
  3. 3. grazie alla mancanza di tasse, la merce dei mercati locali è più conveniente, la gamma è più diversificata;
  4. 4. ci sono più opportunità di sviluppo del business. Le merci possono circolare liberamente attraverso la Bielorussia, il Kazakhstan e la Russia;
  5. 5. il costo ridotto dell’energia che si riflette in una riduzione dei costi degli investitori e delle imprese;
  6. 6. nel commercio reciproco dell’Unione Doganale si riducono anche i costi delle imprese, come ad esempio il trasporto delle merci.

 
Una delle priorità comuni del SEC è il passaggio ad una attività industriale prevalentemente innovativa, attraverso la creazione di industrie ad alta tecnologia e basate sulla ricerca. Nei nostri paesi è ben sviluppata la tecnologia militare, nucleare, spaziale, e sulla base dei risultati sarà necessario sviluppare tecnologie più avanzate. Ma questo non significa che sarà ostacolato il trasferimento di tecnologie ai paesi sviluppati a cui siamo interessati.
Il SEC agisce sulla base del coordinamento della politica industriale che integra i programmi nazionali in modo costruttivo ed efficace.

Parlando del Kazakhstan, vorrei far notare la realizzazione del Programma forzato sullo sviluppo industriale-innovativo del paese nel 2010-2014, proposto dal capo dello Stato N. Nazarbayev. In conformità a questo Programma, gli sforzi degli Stati si concentreranno sullo sviluppo delle industrie tradizionali dell’economia (petrolio e gas, settori di estrazione e di fusione, industria agricola, nucleare, chimica, farmaceutica e di ingegneria industriale), così come su settori “dell’economia del futuro”, che svolgeranno un ruolo dominante nell’economia globale dei successivi 10-15 anni (tecnologie dell’informazione e della comunicazione, biotecnologie, energia alternativa, attività spaziale). Il suo obiettivo è la creazione di un’economia non petrolifera, che possa permettere un incremento dell’economia di almeno il 50% entro il 2020. Nel paese si aprono decine di nuove imprese. In conformità con il programma è stata messa a punto una mappa di industrializzazione in cui si prevede di introdurre entro il 2015 più di 350 servizi innovativi nella produzione industriale e agricola e nelle infrastrutture. In 2 anni sono stati creati circa 100.000 nuovi posti di lavoro. Per la prima volta nella sua storia, il Kazakhstan ha cominciato a produrre automobili, locomotive e aerei. Stiamo realizzando dei grandi progetti infrastrutturali. Così, nei prossimi anni, abbiamo in programma di costruire più di mille chilometri di nuove ferrovie e migliaia di chilometri di autostrade. A questo proposito, il Kazakhstan resta molto interessato alla crescita degli investimenti esteri e alla tecnologia, in modo da continuare a migliorare le prestazioni e la flessibilità degli affari all’estero. Dal periodo dell’indipendenza, il paese ha attirato circa 150 miliardi di dollari degli investimenti stranieri.

Un altro aspetto che vorrei menzionare e che risulterà sicuramente interessante per i nostri colleghi europei, è la posizione geografica dello Spazio Economico Unico, in futuro Unione Eurasiatica. Sarà il secondo mercato più grande dopo l’Unione Europea, estendendosi con essa da Lisbona a Vladivostok. Di recente si nota un trend molto evidente, quello cioè dei nuovi flussi commerciali tra Europa e Cina, così come tra Europa e India. A questo proposito, lo Spazio Economico Unico può essere considerato come un buon polo di attività, canale o nodo di trasporto dall’Europa alla Cina e all’India, che non è altro che l’antico percorso della Via della Seta. Il Presidente del Kazakhstan ha già suggerito ai grandi investitori di realizzare insieme un mega-progetto “Kazakhstan – Nuova Via della Seta”. Attualmente, possiamo notare questo nella praticità dei fatti. Dopo l’entrata in vigore dell’Unione Doganale e dello Spazio Economico Comune il fatturato del commercio del Kazakhstan con i paesi UE si è espanso rapidamente, crescendo a una media annuale di 10 miliardi di dollari. Così, nel 2009, ha costituito una somma pari a 28,8 miliardi di dollari, nel 2010 a 38 miliardi, e nel 2011 ha raggiunto i 50 miliardi di dollari, che costituisce il 40% del commercio estero del Kazakhstan.

Considerando che l’organizzatore di questo evento è l’istituto che si occupa delle questioni geopolitiche, vorrei concentrare la vostra attenzione su questi aspetti, in quanto non sono meno importanti per la comprensione della nostra visione formata sull’associazione integrata. Dunque, nei processi globali di oggi è di fondamentale importanza che l’Unione Eurasiatica sia vista come un progetto “open source” in una più ampia partecipazione con l’Unione Europea e le altre organizzazioni interessate. Il nostro presidente N.Nazarbayev sottolinea essenzialmente che l’Unione Eurasiatica non sarà un “restauro” o una “reincarnazione” dell’URSS, o la ripresa di qualche “modello imperiale”, idea che condividono i leader di Bielorussia, Russia e degli altri Paesi. Inoltre, l’UEA non sarà in alcun modo diretto contro la cosiddetta “espansione economica cinese”, in quanto un partenariato strategico con la Cina è considerato una delle priorità di politica estera del Kazakhstan. Ciò implica un intenso dialogo politico e una stretta cooperazione economica e la cooperazione all’interno della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e la CICA. E una delle condizioni fondamentali per lo sviluppo della capacità di innovazione dell’Unione Eurasiatica è quella di aumentare attivamente gli investimenti e la cooperazione tecnologica con gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Cina e con la Cooperazione Economica Asia-Pacifica.

Il Leader kazako sottolinea in particolar modo il legame indissolubile tra la creazione dell’UEA e la costruzione di un nuovo sistema di sicurezza globale. Adottata nel dicembre 2010, su suggerimento del Presidente Nursultan Nazarbayev, la Dichiarazione del Vertice OSCE ad Astana esprime l’obiettivo di creare un comune e indivisibile spazio per la sicurezza euroatlantica ed eurasiatica, che è di fondamentale importanza in un sistema stabile di alleanze. Così, da un punto di vista geopolitico, l’Unione Eurasiatica può essere considerata come un “link” strategicamente importante, concatenata all’area euro-atlantica e alle aree asiatiche di sviluppo, che gli permetterà di svolgere la funzione di “bilanciamento geopolitico” in un volatile e instabile mondo globale. L’intenzione dichiarata dal Presidente del Kazakhstan di dotare l’UEA di un ruolo di “ponte” che collega l’economia dinamica di Unione Europea, Sud-Est Asiatico, Asia Meridionale e Orientale, sembra essere ragionevole tra le esigenze oggettive di attori chiave del mondo geo-economico e con una più profonda integrazione.

In sintesi, vorrei sottolineare che lo Spazio Economico Comune e nel futuro l’UEA non devono essere considerati dall’Unione Europea come rivali, o come una sfida, dal momento che il concetto di integrazione eurasiatica si basa sulla formazione di partenariati e amicizie in Occidente e in Oriente.
Vorrei terminare il mio discorso con un famoso proverbio italiano: “L’unione fa la forza”. In modo da rimanere sempre aperti e pronti a nuove forme di cooperazione a beneficio di tutto il nostro popolo.


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