10 MARZO - “Is Arenas is now”. Non sto parlando dell’ultimo slogan della pubblicità di una bibita o di una frase pronunciata da qualche turista inglese di passaggio. Sto parlando del grido di battaglia lanciato da tutti i tifosi sardi, e non solo, mercoledì mattina in una Cagliari baciata da un caldissimo sole di un marzo incipiente. Non è stata una manifestazione casuale, frutto della banale iniziativa di chicchessia ma di una risposta accesa e vibrante di un’isola che ha voluto dimostrare alla squadra tutto il suo affetto, con la “gentile collaborazione” di un araldo del giornalismo sportivo come Ivan Zazzaroni.
Non bisogna essere ripetitivi, non ha senso tediare la gente – e i lettori – con il solito vittimismo e cercare scuse nei presunti errori di un processo giudiziario. Ed è ovviamente poco dignitoso parlare di un “ennesimo schiaffo”, di una “nuova presa in giro” e di presunti complotti ai nostri danni. Quello che bisogna evidenziare sono l’immensa solidarietà mostrata da tutti nei confronti della causa “Is Arenas” e la salda compattezza dei tifosi, uniti in questo difficile momento della squadra sotto tutti i fronti. Questa è stata la vera forza.
Dopo la nota vicenda che ha visto il patron Massimo Cellino varcare la soglia della casa circondariale di Buoncammino, anche quella parallela dello stadio ha subito un brusco contraccolpo e ha avuto come risultato la chiusura totale, non più parziale, ai tifosi in occasione del pirotecnico match contro il Torino. Ma le tante perplessità e la grande rabbia hanno lasciato immediatamente spazio all’affetto e all’amore per chi sta pagando il prezzo più alto di tutta questa storia, seppur con piccoli gesti, insignificanti per tanti, come la “colazione a Buoncammino” e le radioline “a palla” sotto la finestra del presidente per ascoltare tutti insieme la diretta della partita giocata a Pescara e dell’ultima casalinga.
Mercoledì mattina c’è stato il suggello, il “dulcis in fundo” che ha visto per la sua realizzazione la collaborazione di tutti, grandi e piccini, giovani e meno giovani, tifosi e simpatizzanti. Un lungo corteo vivace ma pacifico, partito da Santa Gilla poco prima di mezzogiorno, attraverso alcune vie della città ha raccolto tantissime persone per andare poi a confluire nella piazza Yenne, sotto la statua di re Carlo Felice. Nella moltitudine spiccavano nomi altisonanti, come Ivan Zazzaroni, da un po’ di tempo molto sensibile alla nostra causa, alcune vecchie glorie del Cagliari, Gigi Riva e Mario Brugnera in primis, il giornalista Antonello Lai, sempre attento alle tematiche sociali, e, neanche a dirlo, tutto lo staff del Cagliari Calcio, squadra compresa, guidato da capitan Conti. Naturalmente, tutto condito dai supporters che hanno gridato il loro dissenso contro il sindaco Massimo Zedda e dallo striscione su cui campeggiava un solo imperativo: “Aprite le porte”.
La decisione dell’Amministrazione quartese e del vice sindaco Fortunato Di Cesare di dire “no” anche ai cinquemila abbonati, costringendo il Cagliari a giocare la partita contro la Sampdoria a porte chiuse, potrebbe lasciare nella bocca dei più il sapore della sconfitta. Ma per i veri tifosi, soprattutto quelli che mercoledì mattina non erano al lavoro, questo è tutto da vedere.
Gianmarco Cossu