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L’Universo 25 di internet

Creato il 09 ottobre 2014 da Elgraeco @HellGraeco

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Era il 28 Maggio 2012, e scrivevo un articolo che esprimeva forti dubbi sulle recensioni, che sono il carburante quotidiano di trilioni di blog.
Più di due anni dopo, sono fiero di essere ancora qui a scrivere, di aver superato la crisi dell’ultima estate, durante la quale mi sono allontanato dalla rete, e ancor più orgoglioso di smuovere visite a carrettate, pur non rispettando i dettami del SEO (o rispettandoli in parte, va; la cosa che uno deve scrivere “recensione” prima del titolo di una recensione era ed è una solenne minchiata, ma chi volete che mi senta?), e di porre quesiti sul mondo del blogging. E sull’internet in generale.
Sì, era da tanto che non mi divertivo così a scrivere. E credo che il merito sia, per una volta, anche vostro. Sì.
In un modo contorto e involontario, ma pur sempre merito è. Quindi hurrà.

Le recensioni, intanto, sono morte.

Erano troppe. Troppa competizione.

E dicono che pure i blogger siano destinati a morire.

Anzi, lo stanno già facendo.

Eh sì. Non ve ne eravate accorti? Cadono come mosche. O come topi.
Ce ne sono troppi.

Troppi blogger.
Troppi scrittori.
Troppi leader.
Troppi comunicatori.

E l’unico risultato è l’alienazione. L’incapacità di comunicare. Oppure l’ossessione di farlo, senza scopo.
Che forse è anche peggio.

E man mano moriranno tutti gli altri figuri che popolano internet: gli esperti, i saccenti, i polemici, i brillanti, i sedicenti cinici/fighi. Gli hipster, quelli probabilmente ce l’hanno messa in quel posto a tutti, sono già morti e risorti.

Bloggare, specie in questa parte del mondo, non ha alcun senso. È pura perversione.
Recensisci un film, ti leggono, ma le tue recensioni sono inutili perché “non te l’ha chiesto nessuno”.
Scrivi di letteratura non mainstream e… tanto non interessa, non va per la maggiore.
E se scrivi una cosa che va contro la maggioranza, ti assaltano per ricoprirti di ingiurie. Non importa più nemmeno cosa hai scritto. È pura violenza verbale.

Però, ehi, così facendo sono contenti tutti.
E la cosa ha un senso.
Sì, ce l’ha. Per quanto possa essere orribile. E tra poco vediamo anche le ragioni.
Le uniche cose che tirano sono le riflessioni mascherate da giudizi lapidari: a me piace questo perché. Oppure a me non piace perché, oppure ancora questo è una merda. Senza perché.

E sono infatti tutti contenti.
Serve a soddisfare non tanto un bisogno intrinseco di comunicare, ma di primeggiare. Da solo, o con un consorzio di blogger, non fa alcuna differenza. Sui grandi numeri, questi dettagli non importano.

È come, da scrittore, essere circondati da lettori/scrittori. O come stare in un acquario in cui c’è una sola specie di pesci.
I blogger sono circondati da altri blogger o affini. Ed è un guaio grosso.

E quindi se c’è ancora qualche furbetto che, per dare dignità al proprio blogguzzo, scopiazza qua e là contenuti che non capisce, ma che son fighi senza dare uno straccio di link alla fonte in cambio (e su questo torneremo a bomba prossimamente), la maggior parte dei blog sono divorati da se stessi

Finisce che ci si mangia a vicenda. Non è pessimismo. È un dato scientifico. E io ve lo espongo lasciando a voi ogni conclusione.

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Universe 25 fu un esperimento del ricercatore John B. Calhoun realizzato a partire dal 1962.

Era un habitat perfetto per una comunità di roditori che avevano cibo, acqua e rifugi in abbondanza.

E risultò in un disastro.

Benessere e sovrappopolamento, in qualunque campo, portano alla distruzione. La società collassa su se stessa. È inevitabile.

Per quanto si possa costruire la perfetta utopia, nella fattispecie un rifugio in cui potevano vivere 3800 roditori, regolarmente pulito, senza malattie e tenuto a temperatura costante di circa 20°.

In questo “universo” furono introdotte 4 coppie di topi.

Dopo 104 giorni di adattamento, i topi iniziarono a riprodursi. Il loro numero raddoppiò ogni 55 giorni.

A quota 600 unità, dopo aver vissuto qualche mese limitandosi, per l’appunto, a mangiare, socializzare e procreare, lo spazio fisico limitato (o percepito come tale, in quanto il rifugio era capace di ospitare una popolazione molto più ampia) divenne la causa scatenante il disastro. Il sovraffollamento portò in brevissimo tempo a:

- iperaggressività
– confusione delle gerarchie sociali (troppi topi per pochissimi ruoli costantemente contesi)
– decrescita delle nascite (troppa competizione tra maschi)
– contesa del territorio e delle femmine
– incapacità da parte delle femmine di badare ai piccoli (perché quasi sempre sotto attacco; a volte uccisi dalle loro stesse madri)
– cannibalismo (causato dall’iperaggressività, nonostante ci fosse cibo in abbondanza per addirittura 3800 topi)
– pansessualismo (compulsività all’accoppiamento con entrambi i sessi) misto a narcisismo (esemplari del tutto disinteressati alla vita sociale e alla riproduzione, ossessionati dalla pulizia di se stessi)

E tuttavia, la popolazione dei topi crebbe fino a 2200 esemplari, con altissimo tasso di mortalità, fino a che la crescita non si arrestò del tutto.
Fatta un po’ di pulizia, portata la popolazione di nuovo a livelli accettabili, i topi superstiti avevano ormai perso qualsiasi capacità e istinto di socializzare, bloccando, di fatto, qualunque possibilità di una nuova crescita demografica. Avevano raggiunto uno stato di alienazione assoluta.
E di impotenza.
E di atarassia.
Che non è uno stato della coscienza idilliaco, ma il lasciarsi esistere, espletando funzioni biologiche automatiche e disinteressandosi dell’ambiente circostante e dei propri simili.

L’utopia, il raggiungimento del mondo ideale dove tutti possano vivere felici, senza soffrire per raggiungere risultati equivale all’annientamento della specie.

Troppi blogger.
Troppi scrittori.
Troppi comunicatori.
Troppi “scienziati”.
Troppi politici.
Troppi esseri umani. (tipo la serie TV Utopia, avete presente?)

Tutti scazzati, iper-aggressivi, violenti, disinteressati (“eh, qui in Italia non si potrebbe mai fare”)…

La strada verso il tracollo è fatta di mattoni dorati e di benessere.

Inquietante, vero?

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Link utili:

Behavioral sink
Universe 25: morte da utopia


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