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L’uomo che fuggì dal futuro

Creato il 25 febbraio 2012 da Einzige

L’uomo che fuggì dal futurosiamo nel futuro. gli uomini e le donne non hanno nomi ma vengono etichettati come oggetti e, come oggetti, si riconoscono tramite lettere e numeri (difatti, il nome del protagonista- e titolo originale- è THX 1138), la dieta, il lavoro, i rapporti sono regolati elettronicamente da una tecnologia che tutto controlla e su tutto ha potere. ma qualcosa andrà storto nell’ingranaggio del sistema.
I.Tecnofobia (eppure la gente continua a far festa)
innanzitutto, il bianco. il bianco domina i paesaggi, le strutture, le abitazioni, gli abiti, le menti e i cuori dei protagonisti del film, annullando qualsiasi accenno che possa riaccendere le loro naturali pulsioni- in primo luogo quelle sessuali, dei quali il Grande Fratello al potere è terrorizzato. il regime severissimo di droghe rende gli individui delle marionette totalmente sottomesse, private di qualsiasi iniziativa personale e, praticamente, riversi in uno stato di catatonia cerebrale. la tecnologia domina qualsiasi aspetto della vita (ma probabilmente "vita" non è il termine migliore per definire l’esperienza). esattamente come degli oggetti, delle unità, delle costruzioni materiali sofisticate, le persone devono essere efficienti, e nient’altro. non appena- come nel caso del protagonista- c’è un vago accenno a un cattivo funzionamento, vengono eliminati. non si tratta di una sintesi molto concisa dello stato delle cose nel XXI secolo: è, a tutti gli effetti, un’opera di fantasia. ma ne siamo sicuri?
II.Sterilità
pur con il grosso se della regia scombiccherata, confusionaria, squadernata e polifonica dell’esordiente Lucas, il messaggio arriva dritto al cuore. in barba alle interpretazioni di sinistroidi e conservatori d’accatto, il film non propone tanto un messaggio critico nei confronti dei regimi totalitari, quanto più dei regimi in generale. è impossibile non vedere un quadro dello stato attuale delle cose- le differenze, alla fine, stanno solo nell’estetica- nella rappresentazione di un’umanità votata all’efficientismo burocratico e performativo, ridotta in uno stato d’aberrante alienazione indotta dalla tecnologia, altalenante in rapporti sfilacciati e senza passione; in una parola, svuotati emotivamente. de-umanizzati. ma il finale regala una pur tenue speranza: la parabola di THX (inteso, molto liberamente, come sex?)- il termine della sua corsa (per inciso, la parte migliore del film)- ci può dare l’ispirazione per provare a dimostrar(ci) che non tutto è perduto.
L’uomo che fuggì dal futuro
titolo originale: THX 1138un film di George Lucas1971

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