D’estate si fugge sempre.
Non ci si riposa mai. E io che ancora pensavo che l’estate fosse la stagione di riposo per eccellenza. Eccellenza sì, di stress.
A sua, eccellenza!
E questa eccellenza è una tipa tosta eh, di quelle che non s’arrendono mai neanche con i 40° all’ombra.
Ti viene a trovare in quelle giornate calde ma proprio calde in cui hai solo voglia di oziare alla faccia del padre dei vizi.
Ma la vita è composta anche di stagioni. C’è la bella stagione, la stagione dell’amore, la stagione teatrale, la frutta di stagione, il formaggio stagionato… c’è una stagione per tutto, basta saperla cogliere… dall’albero!
L’albero in questione siamo noi. L’albero con cui Osho dice di fare amicizia siamo ancora noi. L’albero genealogico è anche nostro come l’Albero Azzurro della nostra infanzia.
Siamo alberi di stagione. Questa è la verità. Abbiamo una radice, un bel fusto e poi abbiamo semi da coltivare e frutti da raccogliere. E siamo anche il peccato della nostra origine, per colpa di una mela che – per giunta! – ci leva il medico di torno.
Ci inalberiamo, usiamo parole tronche, tronchiamo discorsi e relazioni, e riconosciamo quando è il momento di piantarla. Indossiamo tronchetti per sentirci più alte. E con questo siamo alla frutta! Vedete? siamo alberi e ci piace esserlo, ci sentiamo maestosi e – a lungo andare – secolari.
D’estate invece siamo alberi secchi che hanno bisogno di riposarsi. E allora cominciamo a prenderci cura di noi, del nostro albero, coltivandolo ogni giorno, con le nostre semplici risorse le stesse di cui parla Jean Giono nel suo libro “L’uomo che piantava gli alberi“.
« Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole. »
Circa due anni fa raccontai la trama di questo libro in occasione di una MdS – Maratona della Solidarietà – eccola per voi!
Le riprese non sono il massimo ma in compenso la trama dovrebbe rendere ;)