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di Salvo Toscano.........
Pochi lo sanno, ma se il mondo è ancora quello che è lo dobbiamo a Stanislav Petrov. Quando, alla soglia del duemila, tutti si divertivano a votare l’uomo del secolo, qualcuno, tra Papi, Duci, Superstars, Presidentissimi e compagnia bella, buttò lì anche il misconosciuto nome di quest’ufficiale dell’ex Unione Sovietica, che un giorno di settembre salvò l’umanità da quella che poteva essere la più grande catastrofe di tutti i tempi. Forse le cose, i luoghi e le persone che amiamo non esisterebbero più senza il coraggio di quest’uomo dimenticato dal mondo. Per questo oggi, con gratitudine, sento il dovere di raccontare la sua storia a chi di voi non la conoscesse.
Il 26 settembre del 1983, al picco della guerra fredda, Stanislav Evgrafovich Petrov, colonnello dell’Armata rossa, classe 1939, era l’ufficiale di servizio al bunker Serpukhov 15, vicino a Mosca. Il momento storico era particolarmente teso. Appena tre settimane prima i russi avevano abbattuto un aereo passeggeri coreano, uccidendo 269 passeggeri, trai quali diversi americani. Secondo fonti giornalistiche, dopo quell’episodio il Kgb avrebbe diffuso un’informativa in cui si allertava per un possibile conflitto nucleare.
Il colonnello Petrov aveva la responsabilità di controllare il satellite e notificare ai suoi superiori un eventuale attacco nucleare contro l’Urss. Nel caso si verificasse un attacco, la strategia sovietica era quella di lanciare immediatamente un attacco nucleare su vasta scala contro gli Stati Uniti, secondo la dottrina della “Mutual assurde Destruction”, che ispirò lo Starnamore di Kubrick.
Tra mezzanotte e l’una (negli Stati Uniti era ancora il 25 settembre) il computer segnalò che gli americani avevano lanciato un missile contro l’Unione sovietica. Su Petrov gravava una responsabilità immensa. Il colonnello mantenne la freddezza, ragionò sulla circostanza che se gli Stati Uniti avessero inteso lanciare un attacco nucleare lo avrebbero fatto con un massaccio lancio di missili e con facendone partire uno solo. E così, l’ufficiale classificò il segnale del computer come un falso allarme. Ma solo pochi istanti dopo, il computer segnalò che altri quattro missili erano stati lanciati dagli americani. Petrov era convinto che si trattasse di un errore del computer, ma non aveva la possibilità di riscontrare in alcun modo cosa stesse accadendo. Di fronte a lui lampeggiava un pulsante con la parola “Inizio”, che aspettava solo di essere schiacciato per scatenare l’inferno sulla Terra.
Il colonnello si trovò di fronte al drammatico dilemma. Se l’attacco era effettivamente in corso, il suo Paese sarebbe stato oggetto di un disastroso attacco nucleare, subito senza alcuna controffensiva. E Petrov avrebbe mancato al suo dovere. Ma se si trattava di una falla nel computer, Petrov allertando i suoi superiori avrebbe potuto innescare un massiccio contrattacco nucleare sovietico, che probabilmente avrebbe scatenato una catena di ulteriori attacchi, e sicuramente sarebbe costato la vita a milioni, forse decine o centinaia di milioni, di persone. L’inizio della Terza Guerra Mondiale dipendeva dalla sua decisione.
Petrov si fidò della sua intuizione. Decretò che si trattava di un falso allarme. “Non scatenerebbero la Terza guerra mondiale attaccandoci con soli cinque missili”, pensò in quel lunghissimo momento, come ebbe a rivelare anni dopo. In effetti nessun missile era in viaggio verso l’Unione sovietica. Una catastrofe su scala mondiale senza precedenti era stata evitata.
Petrov originariamente non era di turno quella sera. Se ci fosse stato un altro uomo al suo posto, questi avrebbe potuto maturare una decisione diversa, cambiando irreparabilmente il corso della storia.
Stanislav Petrov aveva evitato l’apocalisse atomica. Ma aveva pur sempre disatteso gli ordini. L’esercito russo non lo punì né premiò, ma il colonnello in seguito fu redarguito, ufficialmente per altre ragioni e la sua carriera militare si arrestò. Successivamente Petrov, emotivamente provato, lasciò l’esercito. L’episodio che lo vide protagonista fu tenuto segreto fino alla fine degli anni ’90. Non ci è dato ancora di sapere se ve ne furono altri analoghi in Unione Sovietica. Di certo sappiamo che episodi analoghi, circa una decina, avvennero sul versante degli Stati Uniti. Questi fatti sono stati resi pubblici e uno di essi, accaduto nel 1979 ispirò il film Wargames.
Oggi Stanislav Petrov è un pensionato, vive in condizioni di quasi povertà a Fryazino, un villaggio russo non lontano da Mosca. Ha salvato l’umanità. Ma l’umanità lo ha dimenticato. O meglio, non lo ha mai conosciuto. L’Associazione Cittadini del Mondo, con base a San Francisco, nel maggio del 2004 gli ha consegnato un riconoscimento e mille dollari americani.
"Non mi considero un eroe", disse qualche anno fa commentando quella terribile notte del 1983.
Fonte: http://www.villino.altervista.org/tosco.htm Ringrazio G.L. che ha segnalato questa storia su Facebook e notte del 1983.
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