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Ebbene sì, nonostante l'assenza dal blog dovuta alla sacrosanta luna di miele, ho biecamente approfittato della passione per i fumetti di mi mia moglie per convincerla che in viaggio di nozze è in-dis-pen-sa-bi-le andare almeno una volta al cinema, soprattutto se si tratta di festeggiare l'uscita del reboot della serie di Superman firmato Synger/Nolan: L'uomo d'acciaio. L'esperienza in sè si è rivelata piuttosto istruttiva: nella catena di multisala in cui abbiamo visto il film (CINESA) si proiettano (un film diverso ogni settimana) film "vecchi" di vario genere, oltre ad avere un nutrito programma di seconde visioni degli ultimi blockbusters. In Italia non mi è praticamente mai capitato di vedere iniziative simili, se si escludono i remaster in 3D (e il programma del Museo del Cinema che la mia città ha la fortuna ed il merito di ospitare). Ecco, prima di lamentarci che il mercato è in crisi e la gente non va più al cinema, una riflessione su che cosa offrono oggi le sale italiane sarebbe forse opportuna.
Detto questo, passiamo al film vero e proprio. Abbandonata l'ipotesi di dare un sequel a Superman returns con Kevin Spacey e Brandon Routh (che comunque a me era piaciuto), la Warner optò per un reboot della serie, suffragata nella decisione dal successo di Batman Begins, e dall'ingaggio dello stesso Christopher Nolan nella veste di produttore esecutivo della pellicola. Alla regia, dopo aver vagliato diverse ipotesi (fra cui Guillermo Del Toro, Bob Zemeckis e Ben Affleck), uno specialista dei fumetti come Zack Snyder (300, Watchmen).
Il film riprende la storia di Superman - Kal-El fin dalla nascita sul pianeta Krypton, discostandosi nell'evoluzione della trama quel tanto che basta da lasciarsi un ampio ventaglio di possibilità per i capitoli futuri. Superman cresce sulla terra, a Smallville, Kansas come Clark, figlio adottivo di Jonathan e Martha Kent. Fin dall'infanzia si manifestano in lui poteri sovrumani che lo fanno sentire "diverso". Al raggiungimento dell'età adulta, ed in seguito alla morte del padre adottivo, Clark parte per un viaggio alla ricerca di se stesso, nel corso del quale più volte dovrà utilizzare i propri poteri per risolvere situazioni critiche. Nel frattempo il generale Zod, acerrimo nemico del padre biologico di Clark, Jor-El, riesce a liberarsi dall'esilio al quale è stato condannato ed arriva sulla terra per regolare i vecchi conti e distruggere il pianeta, trasformandolo in un nuovo Krypton.
Il ruolo di Superman è stato affidato a Henry Cavill, uno che ha più volte sfiorato la grande occasione (è stato in predicato di essere Superman nel film di Synger, 007 al posto di Daniel Craig e Edward Cullen al posto di Pattinson in Twilight). Forse fin troppo figo per il ruolo di Clark Kent, se la cava più che dignitosamente in tutina (senza i mutandoni rossi, giudicati out of fashion dai costumisti). Lois Lane, che ha un grande spazio e rilevanza nella trama è Amy Adams (di cui ho già parlato bene a proposito di Di nuovo in gioco, e qui confermo), che pur fornendo una buona prova toglie a Miss Lane quella punta di spregiudicata fame per la notizia che la contraddistingue.
Russel Crowe è un ottimo Jor-El, serafico e sicuro di sè, Kevin Costner si ripresenta in forma al grande pubblico, dopo un periodo pe rla verità piuttosto appannato. Diane Lane è ancora e sempre una fuoriclasse. Laurence Fishburne è Perry White, il direttore del Daily Planet (anche lui un po' troppo buono, rispetto alla filologia del personaggio). I cattivi sono muscolosi e malvagi, ma troppo "marines gone bad" per essere ricordati a lungo.
Fin dagli esordi Superman ha avuto un che di messianico (il che mi ha fatto pensare a un Jesus Christ Superstar in versione muscolare): la storia del salvatore venuto dal cielo che si fa uno di noi, cresce in una famiglia normale e - maturati i tempi - si rivela parla da sola, Snyder però schiaccia troppo l'acceleratore sull'analogia: Clark Kent diventa Superman a 33 anni, poi si consegna come agnello sacrificale "per la salvezza di tutti" al generale Zod, infine aiuta gli umani a liberarsi "da soli" grazie al loro stesso decisivo intervento. Anche l'aspetto iconografico, però, è piuttosto esplicito: il Clark Kent barbuto nella prima parte del film, la scena in chiesa con l'evidente accostamento di Clark all'immagine del Cristo, la passione di Kal-El per librarsi in volo a braccia aperte come un crocefisso.
Anche in questo film, come in molti altri recenti (lo noto fin da The avengers, ma ultimamente è un'epidemia: Iron Man 3, Oblivion, Star Trek Into Darkness, Olympus has fallen, White House down, lo stesso Il cavaliere oscuro e chi sa quanti altri in uscita a breve) registro un gusto preoccupante per la demolizione catastrofica di New York, Washington, Los Angeles insomma qualsiasi significativa conurbazione statunitense. Fatte salve le recenti tragiche vicende di Chicago, mi domando perché gli americani si sentano così sotto minaccia di devastazione: dieci anni fa si poteva capire, ora - francamente - molto meno, o forse sta succedendo qualcosa nella politica e nell'anima a stelle e strisce che io non sono in grado di interpretare.
La violenza contro cose e persone ne sconsiglia la visione almeno a chi è ancora alle elementari. Per tutti gli altri, quasi due ore e mezza di ottimo entertainment, con i migliori auguri a Cavill, che mi pare maturo per un salto di carriera.
2013 - L'uomo d'acciaio (Man of steel)
Regia: Zack Snyder
Sceneggiatura: David S. Goyer, Zack Snyder, Kurt Johnstad
Costumi: James Acheson, Michael Wilkinson
Fotografia: Amir Mokri
Scenografia: Alex McDowell
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