Solitamente li chiamano freshman, matricole. Tuilagi lo è di certo nella squadra nazionale, ma non nella Premiership. I suoi compagni lo conoscono bene, soprattutto Chris Ashton, timbrato da un cartone del pacifico (solo geograficamente) durante la semifinale dello scorso campionato. Nei dibattiti sportivi d'Oltremanica ci si interrogava sul modo da adottare per mettere in riga questi baldanzosi ragazzotti da total rugby e, ovviamente, Tuilagi finì al banco degli imputati. Eppure il suo mestiere lo sa fare, nel senso che sa muovere le mani non solo per sferrare cazzotti - se si ripeterà sotto il comando di Johnno, finirebbe fuori rosa in un nanosecondo -, ma anche per conservare il possesso dell'ovale quando sarà chiamato a premere l'acceleratore e a impattare sulla linea nemica.
All'Inghilterra di Johnson occorrono mobilità, velocità e resistenza alla collisione da parte della linea dei trequarti che non a caso, con la scelta di Tuilagi, si rinforza in questo senso: Ashton, Mark Cueto, Matt Banahan, il rapido Ben Foden estremo. Manu per lo più è un jolly da posizionare centro: Mike Tindall ha il cuore, la passione, ma anche un po' di anni e in un torneo come il Mondiale il turnover, in un verso e nell'altro, dev'essere immediato, come i cambi nell'hockey su ghiaccio per intenderci. Un samoano e (chissà?) un neozelandese, Shontayne Hape.
Nel frattempo, sempre sabato, si gioca la carta d'imbarco Riky Flutey, anche lui ai tempi della prima convocazione in nazionale "uomo del giorno". Il prossimo fine settimana gli tocca darci dentro.