foto: wikipedia
Lo so.. lo so.. mi trovo alla Fiera del Libro di Francoforte e dovrei raccontarvi delle ultime novità in campo editoriale, di tutto ciò che qui è già arrivato e in mercato ancora no, delle anteprime presentate a grandi eventi come questo.
Ma, francamente, per quanto la cosa fosse già annunciata e stra-annunciata, a mio parere la vera notizia di questi giorni, quella che da ieri mattina – quando un amico me l’ha anticipata via sms scatenandomi dentro un irrefrenabile bisogno di connettermi a internet per leggerne tutti i dettagli – mi batte in testa come un martello distraendomi da tutti gli stand allestiti qui alla Buchmesse, è il coming out di Tiziano Ferro.
A leggere le parole riportate dai siti web, non sembra neanche di avere a che fare con una star del pop italiota.
I soliti maligni si sono subito premurati di sminuire la rivelazione come una bieca operazione pubblicitaria decisa per riguadagnare le copertine dei rotocalchi e i primi posti in classifica (che però, mi pare, Ferro non abbia ancora perduto indipendentemente dalle sue confessioni).
Ma a me questo sembra proprio uno di quei casi in cui la dietrologia è solo pretestuosa, inutile e fuori luogo.
Il gesto di Tiziano Ferro (un cantante che non ho mai seguito né particolarmente apprezzato), checché ne dicano le checche invidiose, è di certo il più riuscito dei suoi pezzi e, anche se fosse un'astuta mossa per far parlare di sé, ha un grossissimo potenziale sociale, e come tale va applaudita.
Poco m’importa se dietro il racconto che il divo fa della sua esperienza c’è qualche discografico astuto o un direttore marketing particolarmente famelico: le parole sono convincenti, per dirla con Simona Ventura “arrivano”, colgono nel segno. Sono certo che una folta schiera di gay se ne è sentita coinvolta - mi spingo addirittura a dire commossa - e se anche solo uno o una fan si sentissero meno deboli o meno soli nella loro condizione e fossero tentati di emulare le gesta del loro idolo, già questo basterebbe a convincermi a comprare un biglietto per un concerto e ad andare ad applaudirlo sebbene io resti convinto che non sappia affatto cantare.
Mi annoia la Mannoia quando rilascia dichiarazioni sul fatto che la sessualità di un cantante deve rimanere nel suo privato. Sono frasi talmente vecchie e demodé che, leggendole, persino Nilla Pizzi si è fatta una risata e le ha dato dell’antica. La sessualità è una condizione pubblica e sociale anche per i non-famosi, figuriamoci per un artista il cui compito dovrebbe essere quello di mettere in piazza la propria emotività, qualunque essa sia.
E, come scrivevo qualche settimana fa, vedere in copertina una faccia normale e semplice come quella di Ferro con accanto il titolo “Voglio innamorarmi di un uomo” mi rende felice almeno tanto quanto accendere la tivù e trovare Renato Zero che, in un vestitino di piume di struzzo, si dice pazzo delle donne e stufo di essere additato come omosessuale.
Insomma un bell’applauso a Tiziano, e un augurio sentito di trovare presto quello che sembra desiderare ardentemente e che certo si merita: un maschio che, davvero, sia un uomo di Ferro.