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L’Uomo e il Gioco

Creato il 03 maggio 2013 da Larivistaculturale @MePignatelli
Posted on mag 3, 2013 in Società, Storia

Pieter Brueghel il Vecchio, “I giochi infantili” (1560)

In quasi tutte le culture vi sono comportamenti e mezzi utilizzati spesso come valvole di sfogo dalla routine quotidiana, come ad esempio il gioco: esso viene sempre più visto come elemento “distraente” e “necessario” per l’individuo che vi si rifugia per non soccombere ai ritmi stressanti delle attività lavorative.

Il primo ad aver analizzato le caratteristiche del gioco fu lo storico olandese Huizinga, il quale fu del parere che “la civiltà umana sorge e si sviluppa nel gioco, come gioco”.

Sin dall’era repubblicana romana si hanno attestazioni di giochi, soprattutto legati ai combattimenti tra gladiatori (munera) e alle corse (ludi circensi), ma con l’avvento del Cristianesimo, prima, e con l’arrivo dei barbari, successivamente, i giochi romani mutarono all’inizio del Medioevo: l’aspetto funambolico e acrobatico si era accentuato sempre di più, rendendo questi spettacoli assai più vicini al nostro circo che agli spietati massacri e dall’inumana voluttà narrati da S. Agostino nelle sue Confessioni.

La vita medievale, invece, è piena di gioco; un gioco, popolare, in cui sacro e profano si intrecciano tra di loro come La messa dei giocatori, una “contro-messa” tratta dai Carmina Burana, ma vi sono anche giochi legati alla vita goliardica, alle taverne e all’amore lussurioso in cui tutti “a causa del gioco restano spesso nudi”.

Questi tipi di giochi, cioè d’azzardo (dall’arabo az-zahr, cioè “dado”), furono considerati non solo un sacrilegio l’atto di ricorrere al divino o al maligno per ottenere fortuna e successo ma anche perché considerate l’antagonista del lavoro e ritenuto dannoso in quanto provocava bestemmie e truffe: infatti, già dal Concilio Lateranense del 1212, la Chiesa proibì severamente ogni forma d’azzardo in quanto arrecava fraus, perjurium e blasphemiae, ma anche risse e omicidi. I giochi d’azzardo divennero, però, popolari grazie alle lotterie quando, nel XVI sec., Elisabetta I d’Inghilterra con un premio di 500 sterline ne raccolse 200mila.

I diversi periodi storici sono stati segnati, quindi, da diversi atteggiamenti rispetto al gioco e alla scommessa, contesi dalla Chiesa in quanto peccato e dallo Stato in quanto reato. Attualmente si assiste ad una fase in cui i giochi, soprattutto quelli d’azzardo, sono legalizzati grazie anche alla continua crescita tecnologica e alla loro diffusione su Internet.


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