L’uomo nero – la recensione di Sandro

Da Soloparolesparse

Continuo a pubblicare le vostre recensioni che simpaticamente mi inviate.
Per il momento lo spazio è monopolizzato dall’entusiasta Sandro, che questa volta ci parla de L’uomo nero di Sergio Rubini.
Ma se anche tu vuoi vedere la tua recensione pubblicata qui, non ti rimane altro da fare che inviarmela.

Sergio Rubini (anche regista) interpreta un ferroviere di un piccolo paese con la passione per la pittura, e in particolar modo per Cezanne. Tra mille peripezie, cerca di organizzare nel piccolo centro una mostra delle opere del citato Cezanne rifatti da lui. Per questo motivo, ancorché la diffidenza generale nei suoi confronti e verso i suoi inteni sia alta, cerca di ottenere almeno un trafiletto su un quotidiano nazionale, da parte di un critico che spesso bazzica in paese con un avvocato (delle cause perse), interpretato da Maurizio Micheli.

Nonostante gli sforzi e la buona volontà, e nonostante i risultati che sembrerebbero anche veramente buoni, tuttavia la critica che ne deriva è pessima. Sempre e comunque. Non c’è speranza per il protagonista. Sarà perché, forse, il nostro protagonista non appartiene alla cerchia più vicina al critico? Sarà che forse è un semplice ferroviere? Come pittore, effettivamente, il nostro non vale molto o non vale il critico? Nulla posso anticiparvi delle risposte: le scoprirete nel finale a sorpresa.

Due storie, per associazione di idee, mi sono venute in mente, e guardando il film forse capirete il perché. Mi è venuta in mente la storia di Mino Reitano, il perché posso anticiparvelo, perché il protagonista, che nel finale muore, viene riabilitato dal critico e dall’avvocato, che sembrano il Gatto e la Volpe un po’ sui generis. In vita non capito e preso in giro, forse un po’ ingenuo e verace, ma nonostante tutto bravo, onesto e competente. Da morto un genio incompreso.

La seconda storia che mi è venuta in mente per associazione di idee è la beffa di Modigliani, ma su questo punto mi vedo costretto a rimandarvi al film, per non anticiparvi il suo finale a sorpresa.

Da segnalare un Riccardo Scamarcio immediatamente in scena ed anche invecchiato e decisamente a suo agio con una prova, a mio avviso, decisamente matura e lontano dal cinema indirizzato ai teen ager, prova confermata, poi, secondo me vedendo anche Mine vaganti. Sergio Rubini e Valeria Golino in ottima forma confermano, secondo me, di essere ottimi attori.

Il film sembra un attacco alla critica preconcetta e a quei critici incompetenti, ma soprattutto un attacco a chi giudica sulla scorta di pregiudizi mentali che non sono in alcun modo sradicabili. Sarà, forse, anche per questo che la critica non ha apprezzato granché il film avanzando perplessità? Sta di fatto che a me è piaciuto, il tempo scorre senza quasi accorgersene con un finale a sorpresa. Non rimpiangerete le due ore spese e spero vi serva a riflettere contemporaneamente sul metro di giudizio che voi stessi o chi vi circonda utilizza non solo nelle critiche cinematografiche/musicali, ma anche nei metri di valutazione che quotidianamente si usano.


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