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L’Uomo senza Storia

Creato il 07 maggio 2012 da Tnepd
L’Uomo senza Storia

Un mezzo demone, uno spirito critico come il mio, vede le cose sempre da una prospettiva un po’ complementare e alternativa, alle altre. Moooooolto complementare, nel caso della “visione dominante”della vita; quella che dai cosiddetti  “vertici”, attraverso le varie gerarchie, con effetto cascata viene assorbita passivamente dal mediocre cittadino “medio”.
Volete sapere pertanto “la mia”, sul possibile “perché”, la gente è sempre più “agitata” e in “fibrillazione”, in fondo all’anima? Volete sapere quale spiegazione mi do io, di tutte quelle “trottole impazzite”, che schizzano da ogni parte, tutto il giorno, nel mondo là fuori? Volete conoscere la mia, di  personale versione,  del fondamentale stato d’animo umano che va sotto il nome di ANGOSCIA?
Lo so, lo so: tre persone su quattro, a questa domanda probabilmente risponderanno: “E’ PER VIA DELLA CRISI”. E del resto, non hanno proprio tutti i torti: i Burattinai hanno un discreto senso dello humour, non c’è che dire.
 In un certo senso, è proprio vero che si tratta di crisi. Ma la crisi che stiamo attraversando, quella vera, quella legata al cambiamento epocale che sta affrontando la Coscienza dell’uomo, il suo modo di decodificare la realtà, ha ben poco a che fare, con questioni di soldi, o presunti “debiti”.
E’ semmai possibile che una crisi puramente materiale, un enorme paraocchi per cavalli, sia stata  architettata appositamente per occultare, o sminuire gli effetti, del cambiamento spirituale di carattere epocale, che sta ciononostante avvenendo, tanto nel Microcosmo uomo, quanto nel Macrocosmo Universo. Forse, è esattamente quanto è avvenuto. Ma comunque,   le trottole impazzite, per strada, viste e analizzate dall’alto, sono sintomatiche di un disagio esteso e profondo, e di natura principalmente spirituale, della specie umana. Punto.

L’Uomo senza Storia

Le “trottole impazzite per la strada”, sono in realtà molto più, che una semplice metafora. In primis, perché esprimono alla perfezione il perenne “muoversi in cerchio”, senza arrivare mai a una svolta, di pensiero o azione, di certe persone. Il muoversi vorticosamente, imprime certo, nella mente superficiale od opaca a se stessa, l’illusione del “viaggio” . Del reale “andare da qualche parte”. Ma si tratta, appunto, di illusione. Si muovono vorticosamente, i finti viaggiatori, perché stanno fuggendo come la peste un’ ANGOSCIA con cui rifiutano di confrontarsi.
Più ripete gli stessi pensieri, gli stessi gesti, le stesse scelte, più il fuggitivo si rinchiude e imprigiona nello stesso cerchio . Allora pensa bene di aumentare la velocità del proprio movimento.  Più aumenta la velocità, ma permangono identiche le abitudini, le scelte, e soprattutto l’attitudine….e  meno egli riesce a stare al centro dei propri pensieri. Meno riesce ad essere il perno, delle proprie scelte…Meno egli riesce a tenere in mano il timone della propria ESISTENZA.
Sarebbe decisamente meglio, e molto più salutare,  prendere in considerazione di imparare ad ascoltare cosa mai abbia da raccontarci, su noi stessi, la tanto temuta angoscia….
Ve la racconto volentieri, la mia versione del “perché”, la tanto temuta “angoscia”, continua a “bucarci” impietosamente l’anima…A proposito: consiglio a tutti anche una lettura di “Essere e Tempo”, di Martin Heidegger, a questo proposito…

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L’angoscia vera, è in realtà un bene preziosissimo. Appunto per questo, è  la più diffamata delle sensazioni umane.
Da parte degli individui in fuga da loro stessi, prima di tutto; e naturalmente, da parte dei burattinai.
Si tratta, di niente meno  dell’infallibile “spia”, dell’autenticità personale. L’interruttore che si accende, ogni qualvolta siamo chiamati a una scelta di autenticità personale…
La Matrice di questa realtà, ( di cui il sistema in cui viviamo è una semplice incarnazione ), non apprezza affatto che l’essere umano prenda a conoscere se stesso; che prenda confidenza, diciamo, con la propria angoscia.

Non ti insegna a vivere l’angoscia, questa società; non ti insegna, come portarne ad espressione il messaggio, la Matrice. Ti viene insegnato, invece, a fuggirla con orrore. A patologizzarla. A demonizzarla.
A proposito, per quanti sono interessati : i problemi di questo mondo non “prendono corpo” tanto a causa delle turbolente emozioni umane. La situazione metafisica complessiva , che continua a essere tradotta olograficamente in realtà, e che si esprime “materialmente”, ad oggi, nel mondo “di cacca”, nel quale ci ritroviamo immersi, ha molto più a che fare, semmai, con la metodica, e sistematica, REPRESSIONE,  della genuina “emozionalità”  umana. Questo vale tanto per le emozioni belle e piacevoli, come per l’odio, e ogni altra “ombra e sbaffatura”,  impietosamente relegata con le catene nell’inconscio….
 Ad esempio: che provare un sentimento come l’odio, e tradurlo quindi  in un’azione violenta e puramente distruttiva, siano un’unica “dinamica” inscindibile, è una balla bella e buona. La repressione della rabbia distrugge, tra le altre cose, la capacità sacra dell’uomo di indignarsi. Il suo sentimento del giusto e del vero. Molto spesso, sono le più genuine espressioni creative della “volontà” di cambiare qualcosa; in se stessi e nel mondo, che vengono travolte dalla repressione sociale e metodica della  rabbia.
Vero è, che ci sono pure i delinquenti per animo, al mondo. E sono pure tanti.  Ma demonizzare UNIVERSALMENTE, un sentimento come la rabbia umana,  è miopia spirituale bella e buona; quando non astuzia… Non c’è possibilità di trascendere, là dove c’è repressione…
 E invece….Un bel paio di corna, una coda e una forca; ed eccoci proiettare, in una qualche buffa, fantasiosa  manifestazione esteriore, una questione  esistenziale di eccezionale importanza.
Del tutto coerentemente, al posto del genio rivoluzionario di Freud, va  per la maggiore la chimica delle pasticche, legali o non. Il “male” interiore, va demonizzato, quindi proiettato; quindi fuggito……La logica della Matrice è sempre la stessa, in ogni campo dello “scibile”. Riflettere, per credere…
E le pasticche, come le altre dipendenze,  coltivate a beneficio complessivo della Matrice ( una Matrice, non dimentichiamolo, che non a causa si nutre di paura ), da parte loro fanno bene il proprio mestiere: annullano il “disagio”, certo;  e, assieme al disagio, la sensazione  stessa di essere,”umani”….

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Perché L’angoscia?
L’essere umano fugge l’angoscia, l’essere umano”combatte” o “subisce” il panico,  o geme d’ impotenza, unicamente perché teme, o ignora, la sua insopprimibile natura di INDIVIDUO. L’angoscia è uno stato d’animo inscindibile dallo sforzo di auto-determinazione. La reazione di fuga di fronte all’angoscia vera, in ogni sua forma ed espressione, è nient’altro che la fedele spia che non siamo noi, in quel preciso momento, a scrivere la nostra, unica e irripetibile, STORIA PERSONALE…L’angoscia, è lì per ricordarci, che dobbiamo scriverlo noi, in prima persona,  il LIBRO DELLA NOSTRA VITA.

E come si scriverebbe, allora, il libro della propria vita, signor “saputello” controcorrente?

Naturalmente, a forza di scelte, di coraggio, di precarietà. Di esperimenti, per così dire, su noi stessi. E quando si sceglie; quando si sceglie VERAMENTE, si è sempre e comunque SOLI.
Ho sempre avuto l’impressione, fin da piccolo, che fossi stato calato nel mondo, con un significato assolutamente personale, da portare ad espressione. Allo stesso modo, ho sempre avuto la sensazione che qualcuno si era scordato di fornirmi il libretto delle istruzioni, per la mia vita:-) Ed è grazie a questo precisa sensazione di  “spaesamento”, che ho iniziato consapevolmente il mio viaggio alla scoperta di me stesso. E’ grazie a quell’antica “vertigine”, e all’angoscia che essa mi suscitava ( e che continua a suscitarmi ), che ho iniziato a scrivere coscientemente la MIA STORIA.

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Non è forse così anche per voi?

Percorre una strada a spirale, significa, osare, superare gli ostacoli, realizzare; Quindi fare tesoro di quanto si è realizzato, e imparare a muoversi a un livello di profondità diverso, nella propria anima/vita ( naturalmente, non parlo di livelli quantificabili stile New Age, oppure Goku super-sayan. Altrimenti, che razza di esperienza unica e irripetibile sarebbe, l’esistenza individuale? )  
Ma la società, dal canto suo, negli ultimi migliaia di anni non è arrivata a una conclusione migliore, per le domande capitali dell’esistenza individuale, che prescrivere pasticche, instradare per strade ideologiche che terminano in vicoli ciechi;  praticare una psicologia grossolana per masse, sapientemente finalizzata a patologizzare il disagio, da una parte; e a preservare la sacralità e inviolabilità delle regole, e quindi dell’ambiente, dall’altra.

Per variegato e multiforme, che il panorama possa apparire, si tratta in realtà sempre di istillare la nell’individuo la convinzione ad  adattarsi sempre e comunque all’ambiente in cui vive; non importa, quanto questi possa diventare insostenibile e aberrante.
Dal punto di vista dell’ESISTENZA, ovvero dell’essere umano stesso, ciò è  assolutamente orribile, visto anche il non trascurabile dettaglio, che in realtà ogni essere umano nasce con la capacità totale, e il compito ineluttabile, di modificarlo costantemente, il proprio ambiente di vita. Il mondo va male, appunto perché gli esseri umani utilizzano male, questa loro prerogativa o dono. Un essere umano, lascia sempre il mondo come un posto peggiore, o migliore, di come lui lo aveva trovato. E’ partendo da questa precisa consapevolezza, che possiamo quindi rendere questo “inferno”, un “paradiso terrestre”.
 Ma questa, è un’ottica appunto spirituale; il frutto di dire esperienze di vita, e intense riflessioni. Per chi cerca scorciatoie ( purtroppo, anche per chi non ha minimamente fiducia in se stesso ), l’alternativa sempre disponibile,  a una buona domanda “personale”, è una cattiva soluzione presa a prestito da qualcun altro. O una delle innumerevoli distrazioni, là fuori, messe a disposizione dai burattinai.  Un cerchio, cioè. In altre parole, una DIPENDENZA. E una dipendenza, per come la vedo io, è sempre NIENTE DI PERSONALE. Riflettere, per credere…

L’Uomo senza Storia
L’uomo senza storia, non può voltarsi e guardarsi indietro, prima di decidere. Non può ricapitolare, in un preciso istante della sua vita, le scelte che ha fatto, gli sforzi che ha sostenuto; la sofferenza che ha provato. Non può ricapitolare, per comprendere, alla luce di quanto ha AGITO, il “verso dove”, si sta di fatto dirigendo. Non è il proprio leader, il proprio eroe, la propria guida personale. Non, il proprio migliore amico e consigliere. Non, il proprio personal-trainer spirituale.
Le orme dei suoi passi, si confondono costantemente con troppe altre impronte; impronte di altri, troppi altri, che come lui, hanno scelto la rassicurante, impersonale strada preconfezionata “per tutti e nessuno”. Le proprie orme sono  perciò indistinguibili. L’angoscia allora lo chiama. L’angoscia, allora, lo avvisa.
Come può approcciarsi al proprio futuro “possibile”, come può orientarsi e scegliere PERSONALMENTE, quest’uomo che abbraccia la storia dell’anonimato, del “tutti e nessuno”?
La sua storia stessa,  è NIENTE DI PERSONALE. Esiste una sola ragione valida, per la quale l’angoscia dovrebbe risparmiarlo dalla sua presa?
La sua storia non è uno scegliere, ma un lasciarsi scegliere; e pertanto confluisce in quell’immenso, anonimo fiume che fa alla fine dei libri di scuola, il risultato delle scelte di POCHI  individui ( nella maggior parte dei casi, propri i peggiori esempi di umanità ), e dello sguardo impaurito o indifferente dei rimanenti…

L’Uomo senza Storia

Per le occasioni mondane, nell’inautenticità di sorrisi da copertina, l’uomo senza storia, può certo ingannarsi. Sono innumerevoli, infatti, le maschere grottesche,  burattini che al suo pari gli restituiscono sorrisi di CONSENSO, secondo il protocollo sterotipato della dipendenza: “IO SONO OK. TU SEI OK”.
Ma quando è solo, in ogni singola occasione di solitudine, questo genere di essere umano alienato da se stesso, è perennemente stretto tra le spire dell’angoscia.
E allora fugge, e schizza via, l’uomo inautentico; come una trottola verso il luna park dei surrogati del villaggio globale.
 Una maschera, un ruolo, un surrogato di emozione personale. Un qualsiasi ago in un braccio. Qualsiasi cosa. Pur di raggiungere l’auto-annullamento. La stregoneria ha vinto. La magia della vita, con questo individuo almeno, ha perso. E tutto, perché non si riesce a far comprendere all’uomo, che essere “Umano”, significa vivere creativamente  in compagnia della propria angoscia esistenziale.
Una pasticca, una distrazione, un nuovo possedimento, e via….E poi, quando l’effetto chimico, o psicologico, svanisce, e il dolore riprende?

L’Uomo senza Storia

Non c’è niente che non vada in realtà, se una persona non si sente “arrivata” ( usando un frasario di moda ), a 30, o 40, o 50, o 100 anni. Una persona, non deve assolutamente sentirsi arrivata, se vuole avere un senso per continuare a vivere. Cosa faremmo senza l’angoscia, la spia di quel divenire che NOI SIAMO? “Human-being”, essere umano, implica un processo in divenire; non un oggetto, né un possedimento.
Vogliamo vivere della silenziosa inesorabile depressione cronica del solare “estroverso”? Vogliamo essere un animale puramente sociale e pubblico, che insegue gli altri per fuggire la propria ombra; Un uomo senza storia?
Oppure, vogliamo affrontare la terribile, sublime prova, di diventare unicamente noi stessi? Siamo pronti, a edificare la nostra vita furia di scelte, per voltarci di quando in quando e guardare indietro; e collegare le orme tracciate dai nostri passi passati, alla ricerca di un unico, e insostituibile, disegno unitario di senso? Abbiamo il coraggio, di essere i protagonisti e gli scrittori,  della nostra personale STORIA? 

Una cosa è certa: se non lo facciamo noi, sarà qualcun altro a scrivere la nostra storia al nostro posto. Un essere umano, gli piaccia o meno,  viene al mondo per diventare qualcosa di più, che  un “numero”.


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