Personalmente non sto certo dalla parte di Grillo (che tempo fa chiamai il ricco tribuno). Non potrei mai essere dalla parte di qualcuno che urla, straurla, vende i cd dei suoi spettacoli, e non propone null’altro che l’annientamento del sistema attuale, come un telepredicatore qualsiasi in una tv regionale. Non potrei, in altre parole, essere dalla parte di chi sulla demagogia, quasi dogmatica e fine a se stessa, ci fa i soldi. Seppure a destra ormai c’è chi lo ammiri.
Grillo fondamentalmente è un comico, un uomo di spettacolo, che vive la politica come un grande show nel quale egli, davanti a una platea virtualmente immensa, vomita le sue battute anticasta, a volte efficaci (e lo riconosco), ma sempre difettose nel soddisfare le domande cruciali: “E poi?”, “E poi che si fa?”
La verità è che Grillo è egli stesso figlio del sistema corrotto, antinazionale che ci ha svenduto ai poteri economici, alle banche, alle nazioni straniere per i classici trenta denari. Lo è nei termini di reazione inevitabile, di cavaliere che si è messo in testa di cavalcare quanto già covava sotto la cenere degli umori del popolo italiano: l’antipolitica, l’odio viscerale nei confronti di una classe di nobili da operetta, irriducibile e incapace di afferrare il concetto: il gioco (sporco) è finito. Che poi questo suo ruolo egli lo abbia assunto per finalità puramente veniali o meno è un altro discorso che non voglio qui affrontare.
Ma è indubbio che Grillo abbia comunque non poche ragioni nell’interpretare gli umori rabbiosi degli italiani onesti. La politica è una classe di nobili ottusi, piena — piena — di privilegi. Dagli stipendi favolosi ai rimborsi elettorali, fino ad altri vantaggi ingiustificati e ingiusti, spesso nascosti nelle pieghe di regolamenti, leggi e leggine che non sempre è facile conoscere e che eticamente sono delle vere e proprie ruberie a danno del popolo, portato alla fame. La politica e i suoi apparati amministrativi di vertice sono un costo collettivo che è diventato ormai insostenibile, non tanto sul piano economico, quanto sul piano etico e morale. Sul piano della coscienza. Perché non è accettabile che in un paese, i sacrifici vengano richiesti da un governo illegittimo (non eletto) e proprio a coloro che tutta una vita vivono di sacrifici, mentre i grassi politici, i grandi manager e i direttori generali delle amministrazioni pubbliche incassano denaro pubblico a palate senza fatica, senza sporcarsi le mani e senza contraccambiare con un governo e un’amministrazione eticamente corretta e leale nei confronti della nazione.
I partiti dunque non possono lamentarsi, né accusare Grillo, né soprattutto demonizzarlo. Perché Grillo è un loro figlio legittimo e non è certo il figlio dell’antipolitica, che Grillo — come ho già detto — si limita semplicemente a cavalcare. Dunque non se la prendano con noi (in quanto popolo) se egli rischia di arrivare in Parlamento è rompere i coglioni a tutti. Lo hanno voluto e adesso se lo tengano. Almeno finché non capiranno due cosette fondamentali: gli italiani non sono delle pecore; non sono una massa di coglioni senza cervello. Capito Bersani? Capito Alfano? Capito Casini? Se non volete che Grillo o qualcun altro come lui diventi il nuovo punto di riferimento degli italiani le cose da fare sono queste:
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- abolire il finanziamento pubblico ai partiti in toto, senza sé e senza ma;
- dimezzare i parlamentari e gli stipendi di vertice;
- regolamentare i partiti e i sindacati, affinché siano organizzazioni democratiche e trasparenti;
- tagliare pesantemenete le spese del Quirinale e delle altre istituzioni;
- abbattere il fisco sugli imprenditori e i lavoratori;
- abbandonare l’euro e tornare alla lira;
- riformare il sistema elettorale con l’elezione diretta del capo dello Stato con le primarie.
- riformare la giustizia, separando carriere e funzioni dei magistrati.
Forse non tutti saranno d’accordo con i singoli punti di questa sintesi programmatica. Ma è chiaro che è comune a tutti la consapevolezza che il sistema attuale è un sistema criminale che meriterebbe un processo di Norimberga per attentato alla sovranità del popolo italiano contro coloro che pervicacemente continuano a sostenerlo e sponsorizzarlo come il migliore. Ma migliore per chi? Ovviamente per loro.
di Martino © 2012 Il Jester