Il palcoscenico è quello della presentazione di “E”, il mensile di “Emergency” uscito ieri in edicola. Parte piano, Vauro, quasi sommesso poi, dopo aver spiegato che avrebbe potuto sviluppare analisi politiche molto più serie di quelle che solitamente fa con le sue vignette fulminanti, esprime un pensiero che sintetizza alla perfezione l’atteggiamento di una persona normale di fronte a quanto sta accadendo in Italia: “Mi sono rotto i coglioni”. E lo ripete, quasi come un intercalare, preponendolo ad una serie di “appunti” che muove ai politici, ai media, alla gente comune, ai pensionati fans di Berlusconi, ai ministri ignobili di questa repubblica del “chiagni e fotti”, alle ripetute menzogne del potere fino ai paraculi che, per soldi e un po’ di visibilità, mandano la loro dignità a grufolare fra i suini e razzolare fra i galli di un pollaio pieno all’inverosimile. Ieri all’Aquila una donna ha detto al presidente Napolitano: “Glielo chiedo in ginocchio, blocchi il processo breve”. Nessuno ha ancora capito che se dovesse passare l’ennesima truffa pro Silvio, né la signora né i suoi concittadini né i genitori dei ragazzi della “Casa dello studente” avrebbero giustizia. Colpevoli sì ma prescritti. 250 “clandestini” annegano al largo di Lampedusa. Ci sono donne e bambini. Le autorità portuali maltesi si rendono immediatamente conto di quanto sta accadendo ma avvisano la marineria italiana. 250 “negher” in meno, almeno per un po’ l’isola, e Bossi, respirano e le regioni avranno meno ospiti, bambini poi...Mentre la voce dei morti annegati si diffonde, Berlusconi da vita al suo solito show: “Dovrò brevettare il marchio bunga bunga”, dice ai governatori delle regioni riuniti a Palazzo Chigi. Ruby non si presenterà parte civile nel processo che prende il suo nome, e non lo faranno neppure gli agenti e funzionari della questura milanese “concussi” dal presidente del consiglio, Pietro Ostuni, Ivo Morelli e Giorgia Iafrate, tanto che l’avvocato Giorgio Perroni (new-entry nel collegio difensivo di Silvio ed ex legale di Cesare Previti) può giustamente affermare: “Nessuna parte civile è il segno inequivocabile dell’innocenza di Silvio Berlusconi. Nessuno è stato danneggiato. Non è stato commesso nessun reato”. E questo prima che il processo abbia inizio. 314 maggiordomi, un numero talmente elevato da suscitare l’invidia della regina Elisabetta, dicono che Milord era convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak dimostrando che, se uno vuole, il parlamento può decidere, oltre che sui reati eventualmente da perseguire e quelli no, anche sull’albero genealogico delle persone. Paolo Mieli, che di tutto può essere accusato meno di frequentare le cellule anarchiche milanesi, ha detto chiaro e tondo che la storia della villa di Lampedusa acquistata da Silvio è una bufala della madonna; conosce personalmente il proprietario, la fonte è certa, la villa è ancora sua. Così come una bufala è il casinò (a meno che non si tolga l’accento) e la candidatura al premio Nobel per la pace che, come tutti sanno, non è il Telegatto e non c’è nessuna giuria popolare né politica che lo possa attribuire, men che meno quella taroccata di Silvio. Cosa rimarrà ai lampedusani? L’illusione. Questi non sono che alcuni dei fatti accaduti nelle ultime 24 ore. E poi uno dice che si è rotto i coglioni!
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L’urlo di Vauro: “Mi sono rotto i coglioni”. L’allegra brigata di Mr. B e le balle
Creato il 07 aprile 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il palcoscenico è quello della presentazione di “E”, il mensile di “Emergency” uscito ieri in edicola. Parte piano, Vauro, quasi sommesso poi, dopo aver spiegato che avrebbe potuto sviluppare analisi politiche molto più serie di quelle che solitamente fa con le sue vignette fulminanti, esprime un pensiero che sintetizza alla perfezione l’atteggiamento di una persona normale di fronte a quanto sta accadendo in Italia: “Mi sono rotto i coglioni”. E lo ripete, quasi come un intercalare, preponendolo ad una serie di “appunti” che muove ai politici, ai media, alla gente comune, ai pensionati fans di Berlusconi, ai ministri ignobili di questa repubblica del “chiagni e fotti”, alle ripetute menzogne del potere fino ai paraculi che, per soldi e un po’ di visibilità, mandano la loro dignità a grufolare fra i suini e razzolare fra i galli di un pollaio pieno all’inverosimile. Ieri all’Aquila una donna ha detto al presidente Napolitano: “Glielo chiedo in ginocchio, blocchi il processo breve”. Nessuno ha ancora capito che se dovesse passare l’ennesima truffa pro Silvio, né la signora né i suoi concittadini né i genitori dei ragazzi della “Casa dello studente” avrebbero giustizia. Colpevoli sì ma prescritti. 250 “clandestini” annegano al largo di Lampedusa. Ci sono donne e bambini. Le autorità portuali maltesi si rendono immediatamente conto di quanto sta accadendo ma avvisano la marineria italiana. 250 “negher” in meno, almeno per un po’ l’isola, e Bossi, respirano e le regioni avranno meno ospiti, bambini poi...Mentre la voce dei morti annegati si diffonde, Berlusconi da vita al suo solito show: “Dovrò brevettare il marchio bunga bunga”, dice ai governatori delle regioni riuniti a Palazzo Chigi. Ruby non si presenterà parte civile nel processo che prende il suo nome, e non lo faranno neppure gli agenti e funzionari della questura milanese “concussi” dal presidente del consiglio, Pietro Ostuni, Ivo Morelli e Giorgia Iafrate, tanto che l’avvocato Giorgio Perroni (new-entry nel collegio difensivo di Silvio ed ex legale di Cesare Previti) può giustamente affermare: “Nessuna parte civile è il segno inequivocabile dell’innocenza di Silvio Berlusconi. Nessuno è stato danneggiato. Non è stato commesso nessun reato”. E questo prima che il processo abbia inizio. 314 maggiordomi, un numero talmente elevato da suscitare l’invidia della regina Elisabetta, dicono che Milord era convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak dimostrando che, se uno vuole, il parlamento può decidere, oltre che sui reati eventualmente da perseguire e quelli no, anche sull’albero genealogico delle persone. Paolo Mieli, che di tutto può essere accusato meno di frequentare le cellule anarchiche milanesi, ha detto chiaro e tondo che la storia della villa di Lampedusa acquistata da Silvio è una bufala della madonna; conosce personalmente il proprietario, la fonte è certa, la villa è ancora sua. Così come una bufala è il casinò (a meno che non si tolga l’accento) e la candidatura al premio Nobel per la pace che, come tutti sanno, non è il Telegatto e non c’è nessuna giuria popolare né politica che lo possa attribuire, men che meno quella taroccata di Silvio. Cosa rimarrà ai lampedusani? L’illusione. Questi non sono che alcuni dei fatti accaduti nelle ultime 24 ore. E poi uno dice che si è rotto i coglioni!
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