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L’Usignolo di Kristin Hannah

Creato il 23 gennaio 2016 da Anncleire @anncleire

L’Usignolo di Kristin Hannah

Se c’è una cosa che ho imparato nella mia lunga vita, è questa: in amore scopriamo chi vogliamo essere, in guerra scopriamo chi siamo. I giovani di oggi vogliono sapere tutto di tutti. Credono che parlare di un problema sia il modo per risolverlo. La mia è una generazione più silenziosa, che capisce quanto valga dimenticare, quanto sia allettante reinventare.

“L’Usignolo” è la traduzione italiana di “The Nightingale” romanzo di Kristin Hannah arrivata in Italia grazie a Mondadori il 12 gennaio. Acclamatissimo in tutto il mondo, è stato anche il vincitore della classifica di Goodreads del 2015 come miglior Historical Fiction. Da subitissimo mi sono innamorata della cover e quando mi hanno proposto di recensirlo non ho potuto far altro che dire si, preda della curiosità e dell’intuizione che si sarebbe trattata di una storia formidabile. E in effetti il libro si è rivelato una piccola meraviglia, che mi ha strappato molte lacrime e la consapevolezza che ricordare è sempre importante, è fondamentale per non commettere gli stessi errori, è fondamentale per vivere appieno ogni momento.

 

Nel tranquillo paesino di Carriveau, Vianne Mauriac saluta il marito Antoine che si sta dirigendo al fronte. Non credeva che i nazisti avrebbero attaccato la Francia, ma di punto in bianco si ritrova circondata da soldati tedeschi, carri armati, aerei che scaricano bombe su innocenti. Ora che il Paese è stato invaso, Vianne è obbligata a ospitare il nemico in casa sua: da quel momento ogni suo movimento è tenuto d'occhio, lei e sua figlia sono in costante pericolo. Senza più cibo né denaro, in una situazione di crescente paura, si troverà costretta a prendere, una dopo l'altra, decisioni difficilissime. Isabelle, la sorella di Vianne, è una diciottenne ribelle in cerca di un obiettivo su cui lanciarsi con tutta l'incoscienza della giovinezza. Mentre lascia Parigi insieme a migliaia di persone, incontra il misterioso Gaëtan, un partigiano convinto che i francesi possano e debbano combattere i nazisti. Rapita dalle idee e dal fascino del ragazzo, Isabelle si unirà alla Resistenza senza mai guardarsi indietro, non considerando i rischi gravissimi a cui andrà incontro.

La Seconda Guerra Mondiale è uno di quei periodi storici che più vengono raccontati, estremamente vicino a noi, ha ancora diversi aspetti misteriosi. Una delle tragedie più impressionanti dello scorso secolo, ha tantissimo da regalare. Una pagina tristissima della nostra storia, ma che è bene tramandare, per avere la consapevolezza di quello che è successo, di quello che tutta l’umanità ha perso. La scrittura della Hannah è consapevole, ben studiata e accuratissima, di certo testimone di una ricerca storica impressionante. Ma soprattutto si concentra su un punto di vista a volte accantonato in altri libri, quello delle donne della Resistenza, quelle donne che non solo hanno contribuito a ribellarsi al nemico, ma anche e soprattutto a salvare tanti innocenti, in un paese, come la Francia, non sempre al centro dell’attenzione. La storia è ricchissima di particolari, di quei dettagli che la rendono incredibilmente realistica, con delle descrizioni talmente accurate da saltare fuori dalla pagina, in un modo impressionante. Le protagoniste sono due sorelle Vianne e Isabelle, diverse per temperamento e convinzioni, carattere e stili di vita, in un mondo talmente sconvolto che è difficile prendere coscienza dei cambiamenti. Vianne è una madre di famiglia, pacata, quieta, felice nella sua quotidianità con il marito e la figlia Sophie. Una donna che ha accettato di ricrearsi una sua famiglia lontana da un rifiuto che l’ha segnata. Un’insegnante, che pensa a badare al suo orto, alla sua oasi di pace in mezzo al nulla. Quando la guerra bussa alla sua porta si rende conto che deve rimboccarsi le maniche per salvare dall’oblio i pezzi sgangherati della sua esistenza. La guerra è un carro armato tedesco che si abbatte per le strade di Carriveau con la forza di migliaia di soldati che depredano un paese di tutte le loro ricchezze materiali e spirituali. Sopravvivere diventa l’imperativo principale e l’unico obiettivo di Vianne, con un tedesco acquartierato a casa sua, diventa proteggere sua figlia e non farsi abbattere dalla guerra. Non è facile per una donna che trema di fronte all’impossibilità di essere al sicuro, eppure Vianne non si arrende, è una donna che lotta, pur con le mille difficoltà e le mille insicurezze che la caratterizzano.

Dall’altra parte c’è Isabelle, una ragazza di diciannove anni che al contrario della sorella non si è mai rassegnata, che cerca l’amore di chi la circonda con l’irruenza tipica della giovinezza, con l’impulsività di chi se l’è sempre cavata, che sa che in un modo o nell’altro sopravvivrà.  Isabelle è forte, coraggiosa, incredibilmente altruista, anche se agisce prima e poi si ferma a riflettere, senza neanche fermarsi troppo. Crede nella giustizia e nella libertà e quando si ritrova con l’occasione di far la differenza non si tira indietro, ma anzi si getta a capofitto in un’avventura che cambierà la sua vita per sempre. Mentre gli anni passano e la guerra diventa sempre più atroce, Isabelle vive implacabile, nell’ombra, con la convinzione che quello che fa è tutto. E brucia come una fiamma all’interno di un gruppo che crede fortemente nella possibilità di scelta, in De Gaulle, in quello che la Francia è e può raggiungere. Il cammino di Isabelle è estremamente pericoloso, intriso dal sangue e dalle bombe eppure non smette mai di credere nella sua lotta, e anzi la sua speranza è sempre infiammata da un sentimento puro. E poi d’altra parte c’è il tenebroso Gaëtan che non si ferma mai di fronte a nulla, neanche alle continue lusinghe di Isabelle.

La Hannah è meravigliosamente brava a costruire un impianto narrativo forte, una storia che supera il tempo, che parla di famiglia, di coraggio, di lotta, di donne. La guerra la faranno anche gli uomini ma è anche delle donne, quelle donne che non si arrendono, che lottano in silenzio, che sostengono sacrifici immensi, con la deportazione, la fame, la sofferenza che attanaglia il cuore. Ci sono scene estremamente strazianti, di una vividezza straordinaria, che mi hanno lasciato in lacrime, angosciata, eppure piena di speranza, di voglia di non arrendermi, con la percezione che il peggio non era ancora arrivato.

L’ambientazione, curatissima, è quella della Francia spaccata in due, e poi definitivamente occupata dalla furia nazista, in un crescendo di crudeltà e azioni repressive che hanno lasciato i francesi allo stremo, privandoli di un’intera generazione di uomini e donne valorose.

Il particolare da non dimenticare? Un melo…


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