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L’uso del passato prossimo nei testi narrativi

Creato il 18 settembre 2013 da Pamelaserafino

Perché un narratore sceglie di raccontare una storia usando il passato remoto anziché il passato prossimo? Qual è la differenza che si produce?
Parto dalla definizione della linguista Maria Lo Duca per suggerire una prima risposta
“per discutere di passato remoto e di passato prossimo, dovremo sostituire al concetto di ‘distanza temporale’, il concetto di ‘distanza psicologica’: faremo cioè l’ipotesi che sia il grado di coinvolgimento, di partecipazione del parlante all’evento del quale parla ( o scrive) ad avere il ruolo centrale nella scelta del tempo verbale. Un evento ‘sentito lontano’ sarebbe reso preferibilmente al passato remoto; un evento sentito vicino selezionerebbe automaticamente il passato prossimo”.
Analizziamo il seguente brano tratto dal racconto Quant’ è caro di Alberto Moravia: “Quand’è che le cose mi sono cominciate ad andare bene? Posso dirlo con precisione, dal momento che mio suocero si decise ad aiutarmi e così potei metter su la macelleria in quelle parti nuove, nei pressi di via Angelo Emo. Ora quand’è che Arturo ha cominciato ad avere, almeno quando stava con me, quel viso storto, quel sorriso sforzato, quella voce poco naturale che pareva sempre dire le cose a mezza bocca, come se le parole avessero avuto l’elastico e lui se le fosse tirate indietro appena le aveva pronunziate? Proprio verso la stessa epoca”.
Il narratore che racconta i fatti della vicenda è anche il protagonista della storia narrata, egli è una persona di modesta cultura pertanto il suo linguaggio ricalca gli stilemi di una lingua orale, semplice nella struttura sintattica e nella scelta delle parole. La vicenda narra la fine di un’amicizia tra il protagonista, che apre una macelleria che in breve tempo lo fa diventare ricco e Arturo un cartolaio i cui affari vanno molto male, ragion per cui nasce in lui un’insostenibile invidia nei riguardi dell’amico. Ma per quale motivo è stato usato il passato prossimo nel brano citato? Quale effetto avrebbe avuto l’uso del passato remoto?
Se ritorniamo alla tesi sostenuta all’inizio dell’articolo il narratore assume nei riguardi di ciò che gli è accaduto, la perdita dell’amico, un atteggiamento di vicinanza psicologica, la delusione per la perdita dell’amico, evidentemente lo addolora ancora e quindi il passato prossimo è un tempo che può esprimere meglio questa condizione. A questa considerazione si aggiunga la scelta dello stile narrativo usato da Moravia che predilige per rappresentare il pensiero del personaggio uno stile che si avvicini il più possibile al suo modo di pensare e di essere.
Si legga come esempio ancora quest’altro brano tratto dal racconto Il canarino di Katerine Mansfield, in cui si narra il profondo legame tra una donna e il suo canarino.
“… Lo vede quel grosso chiodo a destra della porta d’ingresso? Se lo guardo mi fa effetto ancora oggi, eppure non ho mai avuto la forza di toglierlo. Mi piacerebbe credere che ci sarà sempre, anche quando io me ne sarò andata. A volte penso che quelli dopo di me diranno: ‘Lì deve esserci stata appesa una gabbia’”.
Anche in questo caso, il racconto fatto dalla protagonista indica un senso di partecipazione affettiva ancora vivo, che rende più appropriato l’uso del passato prossimo.
Si pensi invece all’uso del passato remoto come tempo ricorrente nella narrazione delle favole, riportiamo come esempio l’inizio di due celebri favole dei fratelli Grimm:
Cappuccetto Rosso
“C’era una volta una ragazzina dolce e buona; tutti quelli che la vedevano l’amavano, ma specialmente sua nonna, che non sapeva più cosa regalarle. Una volta le diede un berrettino di velluto rosso, e siccome le stava così bene e la bambina voleva indossarlo sempre, cominciarono a chiamarla la piccola Cappuccetto Rosso”.
La piccola guardiana di oche
C’era una volta una vecchia regina, vedova da molti anni, che aveva una bella figlia. Quando fu cresciuta, la fanciulla fu promessa a un principe che abitava lontano. Giunto il tempo delle nozze, quando dovette partire per il regno straniero, la vecchia madre preparò per lei arredi preziosi e gioielli, oro, argento, coppe e monili: in breve, tutto ciò che si addice a una dote regale, poiché‚ amava teneramente la figlia.”


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