di Rossella Presicce
Francesca Crescini, “Le gioia negli occhi”, olio su tavola (2011)
Dare voce alla passione interiore significa riscoprire la gioia del fare disinteressato
Un senso di incertezza e di impotenza. Un senso di tristezza e sofferenza. Un senso di vuoto che sfocia nell’incapacità di comprendere se stessi e dare significato alla propria vita. È l’epoca delle passioni tristi, l’epoca del disagio che pervade le nuove generazioni, l’epoca in cui la seduzione della pubblicità e l’utilitarismo ad ogni costo e con ogni mezzo rappresentano la logica dominante.
Molto meglio di una certa ”illogicità” sono gli schemi, le congetture, le adesioni a modelli stabiliti da altri. Altri così bravi che riescono a convincerti che è proprio quello il tuo posto, è proprio quello il tuo pensare, è proprio così che la Vita si vive. Niente deve essere disinteressato, altrimenti … altrimenti la felicità potrebbe diventare un valore supremo e una meta da raggiungere! Qualche anno fa Vasco Rossi apriva i suoi concerti citando Spinoza «chi detiene il potere ha sempre bisogno che le persone siano affette da tristezza … io sono qui per regalarvi un po’ di gioia!». E i giovani nei concerti urlano, corrono, si relazionano con gli altri, creano legami, gruppi. Sono Felici. Ma hanno anche molta paura perché la minaccia è sempre in agguato: «gli altri sono dei nemici» e l’individuo deve bastare a se stesso, deve poter essere ultra efficiente e nella relazione deve saper dominare se stesso e gli altri.
E allora il talento, la fantasia, le idee, i progetti e la fiducia in se stessi, vero motore per diventare artefici della propria vita, hanno poco spazio per esprimersi. Ma resta tuttavia una certezza: la tristezza, il disagio, si può superare con un nuovo modo di ascoltare le esigenze di questa nuova generazione, con un nuovo rapporto basato sulla fiducia reciproca e sugli affetti, utilizzando come mezzo la cultura e l’arte. I film, i libri, la danza o il teatro aprono nuove finestre sul mondo e permettono di fare esperienza dell’altro per poi ritrovare se stessi.
E importante in questo meccanismo è la condivisione. Tutti i ragazzi dovrebbero sentirsi liberi di sognare, di desiderare e vedere il futuro come una prospettiva realizzabile e non come una minaccia, così come succede quando per paura si crede all’ingannevole certezza che la vita non abbia più niente da offrire. I sogni e le passioni non possono ammuffire nei cuori: hanno bisogno di essere raccontate, vissute. Forse sarà inutile … ma ciò che appare inutile è in realtà l’utile della Vita, dell’Amore, dell’Arte, del Desiderio.