Un film muto, didascalie che si muovono nell'etere, musica a tema in ogni scena dove anche i mitra sparano a ritmo, omaggio estetico rimodernizzato con giocosa fantasia al cinema che fu. E' anche il bianco e nero che meglio ritrae l'effetto delle dittature sulle popolazioni, fuori dal tempo anche se i riferimenti al nazismo sono netti, compresi i simboli e le armi. Il nazismo è pretesto però, quello che viene raccontato vale solo per lui? Vediamo...
Siamo in un paese al quale è stata rubata la voce, nessuno più è in grado di parlare, tranne 2 "anomalie": una donna che non ha volto, sempre oscurato nella tenebra di un cappuccio e il di lei figlio, privo però degli occhi. Tutto è dominato dalla TV, canale unico con una spirale come simbolo che produce anche il cibo che si mangia, e dal suo padrone, un personaggio viscidissimo coi capelli pitturati in testa, un dominio che vuole rendere ancora più assoluto rubando alle persone anche le parole. Per far questo userà la donna che parla, ricattandola, ma c'è il figlio che costituisce un pericolo. Grazie a 2 dipendenti licenziati dalla TV verrà riattivata un'antenna nascosta nelle montagne per trasmettere la voce del bambino e cercare di...
La trama stessa, che volutamente non ho dettagliato (aggiungo qualcosa nei frame sotto), è una metafora dettagliata e precisa di cosa contraddistingue una forma dittatoriale. Noi italiani (purtroppo! di questi tempi nanoarcoresi...) troveremo ben più di un esempio Fuor di metafora, praticamente un ritratto. Ci vorrebbe qualche grande intellettuale che coniasse un termine che definisca al meglio le "Democrazie Dittatoriali", con una parola sola che non richieda di volta in volta spiegazioni: classe politica non eletta di fatto dal popolo ma decisa dai partiti; controllo totale dell'informazione dominante (che è la tele, non la carta stampata); sostanziale assenza di pluralismo culturale; assoggettamento di usi e costumi a quelli del potere che invece di fatto è libertino (moralismo falso ed ipocrita); chi più ne ha ne metta. Prendendo Vatikalia ad esempio (termine coniato dal mio amico Pezzoli), si potrebbe scrivere un elenco tale da richiedere una telenovelas per raccontarlo, altro che un film! La Antena, vedrete, si concentra soprattutto sulla libertà d'opinione ed espressione.
E' un'opera bella da vedere, piacere per occhi ed orecchie, ma non sto a ripetere quanto detto all'inizio della recensione. Alla fine, nonostante l'argomento pesante per non dire pesantissimo, il film è divertente, con non poche trovate intelligenti, probabilmente godibile anche dai bambini per il fascino poetico e la fantasia delle scene.
Strano che da noi non s'è visto, molto strano, di solito queste perle ...
Consigliatissimo.
lacrime vitree, di ghiaccio, che si possono staccare dai visi
le montagne saranno di cartapesta, carta di giornali, i quotidiani non esistono in quel paese, qualcuno avrà sconsigliato di leggerli? di più, li avrà vietati
un simbolo, quello sulla mano, contraddistingue...
si parte per raggiungere l'antenna sulla montagna
il rumore delle raffiche, con tanto di fumetto e colpi a ritmo della musica
il viscido personaggio, pelato coi capelli dipinti
l'interno dell'antenna, una immensa macchina da scrivere, cosa vorrà dire?
il bambino sul trasmettitore, che forma "casuale"!
il trasmettitore di TV, con la donna, altra forma "casuale"
la città che subisce l'imbonitura finale
la voce del bambino che chiama la mamma, sarà sufficiente a ...