Una notte, al termine di un'esibizione coi fiocchi, Charlie lanciò al pubblico adorante le bacchette con le quali aveva appena finito di dar prova del suo senso del ritmo. Io stavo sotto al palco e una delle due mi sfrecciò davanti beffarda, preferendo farsi catturare da un ragazzo poco distante. Non l'avesse mai fatto, subito si ritrovò circondato da un nugolo di fan famelici che gli intimarono di farne tanti pezzi, in modo da poterne ricavare piccoli souvenir della serata con i Rolling Stones. La cosa mi parve molto stupida. Voglio dire, okay lui è stato più fortunato di noi, che si porti la bacchetta a casa e la appenda sulla parete della camera, magari accanto a un bel poster della band. Invece no, quelli non sentivano ragioni, il pezzo di legno doveva essere sacrificato, per poi essere dispensato ai credenti del Rock. Così fu. Io continuavo a restarmene in disparte, a pochi metri di distanza. Guardavo la scena scuotendo lentamente la testa, come a dire oh mamma, quanto siete idioti. Poi però, vedendo che tutti si servivano fui preso da un'improvvisa e inaspettata smania, perché loro si e io no? Iniziai a farmi largo in mezzo a quel mucchio di gente invasata gridando pure io! In un attimo mi ritrovai davanti al ragazzo, che dopo le iniziali proteste mi parve perfettamente calato nella parte, felice come un prete che osserva soddisfatto un gruppo di fedeli più interessato del solito. Strappai la mia scheggia di legno, lunga circa due centimetri, da quel che restava di un oggetto che fino a qualche minuto prima aveva svolto un lavoro di grande prestigio. Il giorno seguente la appiccicai con lo scotch su una pagina dell'unica biografia degli Stones che avevo, scrivendoci accanto qualcosa come ...pezzo della bacchetta utilizzata da Charlie Watts durante il concerto, ecc... La staccai qualche tempo dopo, realizzando quanto fosse stato insulso l'epilogo del concerto e ridicola quella mia sensazione di appagamento. Naturalmente rovinai la pagina del libro.
Magazine Diario personale
Una notte, al termine di un'esibizione coi fiocchi, Charlie lanciò al pubblico adorante le bacchette con le quali aveva appena finito di dar prova del suo senso del ritmo. Io stavo sotto al palco e una delle due mi sfrecciò davanti beffarda, preferendo farsi catturare da un ragazzo poco distante. Non l'avesse mai fatto, subito si ritrovò circondato da un nugolo di fan famelici che gli intimarono di farne tanti pezzi, in modo da poterne ricavare piccoli souvenir della serata con i Rolling Stones. La cosa mi parve molto stupida. Voglio dire, okay lui è stato più fortunato di noi, che si porti la bacchetta a casa e la appenda sulla parete della camera, magari accanto a un bel poster della band. Invece no, quelli non sentivano ragioni, il pezzo di legno doveva essere sacrificato, per poi essere dispensato ai credenti del Rock. Così fu. Io continuavo a restarmene in disparte, a pochi metri di distanza. Guardavo la scena scuotendo lentamente la testa, come a dire oh mamma, quanto siete idioti. Poi però, vedendo che tutti si servivano fui preso da un'improvvisa e inaspettata smania, perché loro si e io no? Iniziai a farmi largo in mezzo a quel mucchio di gente invasata gridando pure io! In un attimo mi ritrovai davanti al ragazzo, che dopo le iniziali proteste mi parve perfettamente calato nella parte, felice come un prete che osserva soddisfatto un gruppo di fedeli più interessato del solito. Strappai la mia scheggia di legno, lunga circa due centimetri, da quel che restava di un oggetto che fino a qualche minuto prima aveva svolto un lavoro di grande prestigio. Il giorno seguente la appiccicai con lo scotch su una pagina dell'unica biografia degli Stones che avevo, scrivendoci accanto qualcosa come ...pezzo della bacchetta utilizzata da Charlie Watts durante il concerto, ecc... La staccai qualche tempo dopo, realizzando quanto fosse stato insulso l'epilogo del concerto e ridicola quella mia sensazione di appagamento. Naturalmente rovinai la pagina del libro.
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