Ribloggato da attaccarbottone:
Tutti la chiamavano mongola. Sei una mongola, dicevano. Io me ne stavo rintanato dietro al portone, perché se quelli mi vedevano, prendevano in giro anche me. Erano cinque ragazzi, sempre i soliti. In piedi intorno a lei le impedivano di spostarsi, se mai l’avesse desiderato e le urlavano contro. La bambina era lì davanti a quegli scalmanati di seconda media e teneva alte le braccia, distanti dalla testa, sbilanciando contemporaneamente il sedere, prima a destra e poi a sinistra.
Vasto mondo, vasto cuore. Quello dell'autrice, che annovero tra le mie amicizie. Un racconto speciale che non deve andar perduto.