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La barbara rampante

Creato il 27 febbraio 2012 da Albertocapece
La barbara rampante

La Fornero assisa sul trono di Attila

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Certo non pensavamo di essere in pieno ellenismo e certo questa non è l’età di Pericle.
Ma la semantica, la linguistica e la comunicazione del governo difettano proprio di quelle forme di bon ton che segnano i processi e i progressi di civilizzazione. Per carità sono quel che sono, non ci aspettiamo da loro gli echi della triade libertè egalitè e fraternitè nemmeno il 14 luglio al ricevimento all’ambasciata. Ma hanno un modo così rozzo di esternare il disprezzo che provano nei nostri confronti da smentire perfino una ipotesi remota di populismo: la via dell’impopolarità non viene intrapresa da loro per indifferenza al consenso ma perché la loro naturale inclinazione è di andare contro al popolo, ozioso, bambinone per non dire bue, codardo, infantile, da educare con una pedagogia spietata: bastone senza carota.

E che soprattutto risponde a una ideologia che ha in sé tremendi germi di arretratezza, di efferatezza, di crudeltà e che genera inimicizia, conflitto e frattura di vincoli antichi: figli contro padri parassiti, precari contro garantiti, sfigati contro fannulloni, mammoni contro irregolari , tutelati contro saltuari, in un gioco delle parti immaginario e illusorio. Certezze, tutele, sono istituti che esistono solo per loro e che loro conoscono bene e vogliono mantenere per sé, perché appartengono alla sfera dei privilegi. Ma che in uno stato di diritto dovrebbero invece essere diritti comuni e condivisi, proprio quelli che sono ben decisi a negarci.

Oggi poi in un moto di nostalgia per il rampantismo craxiano La Fornero ha messo in campo insieme ai dualismi di regime: padri e figli, garantiti e precari, anche quello “vincenti e perdenti”, secondo la trucida semantica da convention: sistema Paese, banco di prova, scommessa produttiva e l’ineffabile accettare la sfida della modernità. E per essere ancora più moderna ha scagliato i suoi strali contro un mercato del lavoro che avrebbe prodotto l’imbarbarimento dell’Italia. Per dedicarsi agli amati studi di ragioneria e computisteria La Fornero deve essersi persa qualche lezione di storia, di educazione civica, e anche di italiano, quest’ultimo un optional per carità laddove liberalizzazione vuol dire assenza di regole, flessibilità vuol dire incertezza e precarietà, equità non vuol dire nulla.

Così le sfugge che la barbarie di distinguerla dallo stato di diritto, proprio perché non ne prevede la tutela. E che misure e regole come quelle che la sua ideologia di riferimento trova desiderabili, vantaggiose, “profittevoli” sarebbero definite di Hobbes come un infelice ritorno allo stato di natura, quello che precede l’istituzione del diritto e della sovranità, una possibilità di barbarie che resta apparentemente latente ma minacciosa, e sempre al di sotto del rapporto civile e civilizzato.
L’avevamo già sfiorata questa condizione con il precedente governo che era stato piuttosto convincente nel persuaderci che era meglio armarci contro gli altri da noi, rifiutarli, farsi gli affari propri, soprattutto fare soldi per conquistare potere, supremazia sui deboli, comprarsi donne e deputati. Alimentando una continuità della minaccia perché la paura è la condizione migliore per governare un popolo di servi.

Ma La Fornero è come dice Grasso, una donna a posto, un po’ convenzionale e conformista col filo di perle e la divisa d’ordinanza delle kapò e a questo stato di natura primitivo e grossolano, e all’imbarbarimento, che è un processo in divenire, preferisce la neo barbarie stabile e per niente flessibile. Quella in cui si cancella lo Stato preferendogli le istituzioni bancarie, si dileggia l’interesse generale, secondario a quello privato, si annulla il welfare, che tanto c’è il Cottolengo e perché no? anche la Baggina cara a Mario Chiesa, l’importante è non fargli pagare l’Ici, ci si sdegna per le scosciate penalizzando cinicamente le lavoratrici, si nutre il conflitto sociale perché dividendo si comanda meglio, si abrogano i diritti perché è nell’istinto dei barbari ridurre i popoli invasi in schiavitù.


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