La battaglia ad Est che non scalda i cuori

Creato il 23 febbraio 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Per l’appassionato di basket NBA, adagiato sul divano di casa, il palinsesto NBA da qui alla fine della regular season proporrà due differenti tipologie di “prime visioni”. Quelle appassionanti e ad alto contenuto spettacolare (che vedrà impegnate le squadre della Western Conference alla caccia degli ultimi piazzamenti playoff) e quelle un pò banali (a tratti quasi commediali) che vedrà coinvolte le sei o sette squadre della Eastern Conference le quali (con impazienza) attenderanno che cali il sipario della regular season per guadagnare in largo anticipo le vacanze estive.

Verrebbe da pensare che sia un bene avere una scelta ampia e che, come se parlassimo di film, accontenti un pò tutti. Il problema è che per uno sport ad alto contenuto emozionale/spettacolare come l’NBA avere in palinsesto una gara come Toronto Raptors – Washington Wizards (con tutto il rispetto per le dirette interessate) non aiuta esattamente a dare l’idea dello spettacolo, quello tipico della partita punto a punto.
Il tema caldo che il board (futuro) dell’NBA dovrà affrontare riguarderà le strategie da mettere in campo per garantire, in ambo le due conference, uno spettacolo degno di chiamarsi tale.

Analizzando il quadro provvisorio della Eastern Conference (la più povera di spettacolo delle due), si può guardare con ottimismo ai progressi importanti (e costanti) portati avanti dai giovani Indiana Pacers, oltre che agli exploit degni di nota delle due newyorkesi Knicks e Nets, pronte a darsi battaglia ai playoffs. E se anche si vuole strizzare l’occhio alla stagione difficile dei Bulls (sempre privi del loro leader D-Rose) ed alla solita tenacia dei Celtics di coach Rivers, tutto il resto che la conference orientale offre è sconfortante o quasi.

Atlanta Hawks e Milwaukee Bucks occupano la sesta ed ottava posizione (che solo ad est garantisce loro l’accesso alla post season) e nel corso delle ultime stagioni si sono dimostrate incapaci di presentare un progetto tecnico in grado di proiettarli oltre il primo turno di playoff, e questo nonostante le premesse (e promesse) tecniche ci fossero eccome, a cominciare dal Josh Smith separato in casa con Atlanta, per continuare con i vari Jennings, Ellis e Ilyasova a Milwaukee.

Scorrendo verso il basso inevitabile non spendere due parole sui Philadelphia 76Ers, giovani ed agguerriti l’anno scorso, stralunati e in attesa del messia-Bynum quest’anno.
Mentre per parlare esaustivamente di Toronto Raptors e Detroit Pistons si potrebbe tranquillamente redarre un libro, puntando l’accento sulle tante occasioni perse da ambo le squadre che, complice anche la difficile situazione economica, riescono con grandi difficoltà ad attirare talenti ed investimenti.

E se non è possibile sfruttare appieno la free agency, per queste squadre vi è comunque il draft NBA pronta a portare in dote (ai più fortunati) giovani talenti sulla quale costruire future speranze di gloria.
Ma su questo tema sembrano averci capito poco gli Charlotte Bobcats i quali nelle ultime due stagioni hanno avuto a disposizione due chiamate tra le prime dieci, spese rispettivamente per Kemba Walker (9th chiamata nel draft 2009) e per Michael Kidd-Gilchrist (seconda scelta dell’ultimo draft) più il bonus Bismark Biyombo, arrivato via trade dai Sacramento Kings, tre giocatori che non hanno impedito a Charlotte di abbandonare in fretta ogni speranza di playoffs.

A voler tirare le somme si può dire che la Eastern Conference non sia priva di giocatori con il talento ed i mezzi per fare una bella figura nella lega; ciò che davvero manca sono i progetti tecnici vincenti, quel mix fatto di intuizioni sul mercato e tanto lavoro di gomito in allenamento che permetta ad una squadra di competere con le migliori delle classi entrando in pianta stabile tra le squadre più forti della Lega. A tutto beneficio dello spettacolo, quello che solo uno scontro tra due squadre di vertice può garantire.


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