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La battaglia di aleppo

Creato il 06 agosto 2012 da Eurasia @eurasiarivista

Siria :::: Amin Hoteit :::: 6 agosto, 2012 :::: Email This Post   Print This Post LA BATTAGLIA DI ALEPPO

Dottor Amin Hoteit, 3 agosto 2012, Albinaa.com - Mondialisation.ca

Ormai è certo che la battaglia di Aleppo non si è conclusa a favore dei “dell’Asse degli aggressori alla Siria” e ciò, nonostante tutte le risorse raccolte, tutte le energie mobilitate e tutti gli obiettivi dichiarati. Ma … prima di leggere i motivi principali che hanno portato a questa convinzione,  dobbiamo ricordare la straordinaria violenza dell’attacco contro questo paese!

In termini di mezzi, sappiamo che l’“Alto Comando degli aggressori” ha mobilitato più di 12.000 combattenti armati di varie nazionalità: siriani, naturalmente, ma anche musulmani arabi provenienti da tutti gli ambiti! Sappiamo anche che li hanno assegnati agli “esperti della NATO”, che esercitano il loro talento in due aree contemporaneamente: la supervisione diretta degli insorti quali consiglieri per le loro operazioni terroristiche all’interno delle frontiere siriane, e la centralizzazione di tutti i piani di attacco, a livello della “Sala di controllo” che si trova vicino al confine siriano, ad Adana in Turchia, per controllare il corso degli eventi e, se il caso, consolidare il successo o far fronte al fallimento! Inoltre, queste “forze attaccanti” erano dotate di armi, munizioni e attrezzature ultra-sofisticate, per sollevarne il  morale e il livello combattivo, in parallelo ad una intensa guerra psicologica mirata contro il popolo siriano, il suo esercito e il suo governo.

Il piano di attacco contro Aleppo è stato attentamente pianificato e i suoi ideatori erano convinti del suo successo inevitabile … in due tempi! Anzi, speravano che una volta che gli attaccanti avessero raggiunto il cuore della città, avrebbero potuto occupare tutti i quartieri e prendere d’assalto gli edifici pubblici entro 5 giorni al massimo. Per questo, hanno pensato di poter contare sui seguenti fattori:

1. La vicinanza di Aleppo al confine turco e la presenza di un gran numero di combattenti inviati nel suo hinterland più vicino, volti a proteggere le vie di rifornimento a tempo indeterminato, aperte per alimentare i combattenti nella battaglia, con armi ed attrezzature…

2. L’indisponibilità dell’esercito siriano, occupato altrove, in particolare nella battaglia di Damasco e nelle conseguenze di quelle di Homs e Daara, e che non sarebbe stato in grado di raccogliere, in soli cinque giorni, le forze necessarie per una efficace controffensiva per proteggere Aleppo contro “l’esercito libero del terrorismo USA”, forte di migliaia di mercenari disperati e di criminali; scommessa giocata dal “comando supremo degli aggressori”, che ha trovato che le unità da combattimento della Siria, poste a protezione del territorio siriano contro un’aggressione israeliana, non si erano mosse, nonostante tutte le pressioni contro lo Stato siriano, che si è effettivamente rifiutato di cadere nella trappola.

3. Il desiderio di vendetta e la paura del futuro degli insorti, che li spingeva a combattere fino alla morte, a vincere o morire; un sentimento rapidamente diffuso su tutti questi combattenti sul campo dai loro comandanti e dagli altri vertici superiori! Ma le differenze tra la battaglia di Damasco e quella di Aleppo esistono, e spiegano perché l’aggressore è riuscito a sfuggire alla forza dello Stato nel secondo caso, a differenza del primo. Infatti, a Damasco:
1. Le forze militari erano sul posto e sono riuscite a porre rimedio alla situazione entro breve tempo … Il processo decisionale e la risposta all’attacco sono stati rapidi, al punto che hanno addirittura scioccato e demoralizzato i combattenti armati.
2. Le operazioni di difesa sono state condotte in un clima di ribrezzo psicologico e morale per l’attentato terroristico che ha ucciso quattro capi della cellula di crisi siriana.
3. La geografia dei quartieri presi di mira dai terroristi non ha permesso di sfruttare le tecniche di guerriglia urbana, il che significava che l’esercito poteva usare la sua forza militare senza troppi rischi e soprattutto senza infliggere danni troppo gravi ai civili inermi. Questo spiega perché, ad Aleppo, le bande armate hanno cominciato a raccogliersi nei vecchi quartieri storici, densamente popolati, e hanno preso dei cittadini come scudi umani… Questo era il modo migliore di paralizzare lo Stato e impedire che applicasse le tecniche implementate a Damasco…

Ma nonostante la forte mobilitazione degli aggressori, e nonostante tutte le lezioni e i benefici che sono derivati dalla battaglia di Damasco, sembra che i risultati della battaglia di Aleppo siano ora a favore dello Stato siriano; ciò non ci dispensa dal considerare due elementi significativi: la durata e il costo. In termini di durata, è certo che lo Stato non cadrà nella trappola del “fuoco devastatore” e non applicherà una tale strategia, sicuramente veloce, ma che causerebbe enormi perdite umane e finanziarie. Invece, ha fatto ricorso ad una “strategia di contenimento e graduale erosione” delle cellule terroristiche, una dopo l’altra, cercando di non coinvolgere i cittadini assediati dal fuoco dei terroristi. Per quanto riguarda il costo della battaglia, non può essere ignorato né nel numero di soldati e civili che potrebbero cadere, sia in termini di perdite finanziarie, in una situazione in cui il ciclo economico è necessariamente disturbato.

Tuttavia, come abbiamo detto, i risultati della battaglia di Aleppo sono a favore dello Stato siriano. Questo sulla base delle osservazioni fatte sul campo e su specifici elementi nuovi che possono essere riassunti come segue:

1. L’efficacia delle forze di stanza ad Aleppo e dintorni, nell’assorbire in un primo momento l’attacco e gli attaccanti in uno spazio limitato, non superiore a un sesto della superficie totale [5 quartieri su 29], prima dell’arrivo dei rinforzi necessari per la battaglia decisiva.

2. La capacità delle autorità siriane di mobilitare e rafforzare le forze di stanza ad Aleppo con unità di combattimento abbastanza flessibili da applicare la “strategia dell’erosione graduale”, associate alle unità di difesa contro il tiro pesante degli assalitori.

3. La partecipazione degli abitanti, in una forma o nell’altra, alle operazioni difensive della città, che ha dimostrato che l’attaccante è il vero aggressore venuto ad occupare la regione … e lì … la reazione del popolo è stata favolosa, privando per sempre i terroristi di un ambiente amichevole, come speravano, nonostante tutte le tentazioni e le intimidazioni che li avevano preceduti. Naturalmente, noi non ignoriamo l’esistenza di gruppi che hanno lavorato con i cosiddetti insorti armati, ma il loro impatto è stato limitato nel numero, nella forza e nell’efficacia.

4. L’evidente disparità fra le forze terroristiche che attaccavano, e le forze militari difensive; un risultato che ha portato i capi dell’asse dell’aggressione a temere ed evitare un “massacro” che avrebbe potuto distruggere i loro aggressori in uno scontro ineguale con le forze dell’ordine, decise ad ogni costo a cacciarli da Aleppo!

Questi sono i fatti che hanno segnato la battaglia di Aleppo e le sue conseguenze. Come anche i loro mandanti, i terroristi sono ormai pienamente consapevoli della loro incapacità ad occupare Aleppo e stabilirvi un loro potere. Questo è il motivo per cui hanno adottato un nuovo approccio, che farebbe risparmiare tempo ed evitare il collasso troppo rapido, dacché è evidente che il governo siriano ha la capacità e la volontà di eliminare dalla città il terrorismo… E’ una questione di tempo… L’adozione di diverse strategie a Damasco e ad Aleppo testimoniano la professionalità e le precauzioni adottate dalle autorità siriane, per le quali la velocità non è fretta e la pazienza non è negligenza!


Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
http://aurorasito.wordpress.com


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