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In alcuni post precedenti (Le banche possono fallire:sii – Disastro bancario I e Disastro bancario II) supponevo che all’interno del sistema bancario corresse una dose di antipatia reciproca tra i vari istituti di credito/debito. Il pessimismo e i fatti contingenti inevitabilmente erano portatori di una dose di negatività che non lasciava spazio a congetture ottimistiche come quel semi-deficiente di Berlusconi andava blaterando giorno dopo giorno.
Il sistema bancario era ed è marcio fino a midollo, incapaci di fare “squadra”, e sopratutto orientato verso la pericolosa china del gioco d’azzardo: era ed è più facile giocare sulle opzioni borsistiche che investire i denari (che sono il frutto del sudore dei depositanti) nell’economia reale, per contro, quella realtà economica che ci si aspettava, è andata via via diminuendo a causa della continua delocalizzazione delle aziende, della concorrenza spietata delle aziende cinesi ed orientali, per una saturazione del mercato (quante scarpe vogliamo che si comperi? 10 all’anno?) e un minor ricambio generazionale, al quale aggiungo anche una diminuzione del desiderio di “spendere” dovuto alla sempre più rapida imposizione educazionale alla spesa: avendo acquistato quasi tutto il desiderabile a 20/30 anni cosa potrebbe richiedere un giovane?
Si legge infatti:
“Fino a pochi giorni fa, le banche europee avevano un grosso problema di liquidità. Per fronteggiare la difficoltà, il 21 dicembre la Bce ha offerto agli istituti di credito del Vecchio Continente circa 500 miliardi di euro (489,19) sotto forma di prestiti a tassi di favore (l’1%) con l’obiettivo di spingere le banche ad alimentare l’economia reale con prestiti a condizioni più convenienti per famiglie e imprese (assolutamente falso, nel senso che nessuno è quasi più in grado di avere un prestito od un mutuo da una banca: provare per credere).
Finora però l’enorme mole di denaro prestata dall’Eurotower (40,4 miliardi sono andati agli istituti italiani) è ritornata quasi tutta al mittente: il 27 dicembre, gli istituti di credito europei hanno preferito parcheggiare 411,81 miliardi (quasi equivalenti alla liquidità ricevuta) nella deposit facility della Bce in cambio di un tasso bassissimo (0,25%), anziché prestarsi tra di loro il denaro a tassi più alti. Certo, è possibile che gli istituti vogliano dosare la liquidità in vista dei rimborsi delle loro obbligazioni (quasi 230 miliardi tra gennaio e marzo) ma questo record dei depositi “overnight” raggiunto il 27 è un segnale piuttosto evidente della sfiducia che ancora circola. Si teme, cioè, che le cose possano peggiorare.Per quanto riguarda il nostro Paese, le banche hanno ricevuto un’ulteriore agevolazione dalla manovra Salva Italia del governo Monti. La legge da poco approvata dal Parlamento prevede una garanzia statale per le obbligazioni emesse dagli istituti bancari in regola sul fronte del patrimonio e della redditività. Nello specifico, lo Stato dà una garanzia fino al 30 giugno 2012 sulle passività delle banche con scadenza da tre mesi a cinque anni oppure, da gennaio 2012 a sette anni per le obbligazioni garantite.
Tuttavia, nonostante questi interventi, la tensione nel mercato bancario resta alta. E tra i cittadini tornano puntuali le domande: i soldi depositati nei conti correnti sono al sicuro? Cosa succede se la mia banca fallisce?
La risposta può tranquillizzare (relativamente) i risparmiatori italiani. Gli istituti di credito del nostro Paese e molte filiali italiane dei gruppi bancari stranieri aderiscono al Fitd, il Fondo interbancario di tutela dei depositi. Se una delle banche iscritte va in default e diventa insolvente, il Fondo provvede al rimborso di quanto si è depositato fino a un massimo di 100mila euro. Si potrebbe obiettare: ma non è abbastanza. Un aspetto positivo tuttavia è che la tutela vale per ogni istituto consorziato in cui un risparmiatore ha depositato i suoi soldi. Se quindi si sceglie di depositare il proprio denaro in più banche e se in ognuna non si lasciano più di 100mila euro, in caso di fallimento di uno o più istituti si ha la garanzia di venire rimborsati per intero dei propri risparmi.
Un’ulteriore garanzia è costituita dal fatto che il Fondo interbancario copre i conti cointestati per ciascuno dei cointestatari. In altre parole, se due o più depositanti hanno solo un conto tra loro cointestato presso lo stesso istituto bancario, saranno coperti per l’importo di 100mila euro ciascuno.
Come si legge sul sito del Fondo, “il rimborso è effettuato entro venti giorni lavorativi dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta”. Il termine però può essere prorogato dalla Banca d’Italia, “in circostanze del tutto eccezionali per un periodo complessivo non superiore a dieci giorni lavorativi”.
La garanzia vale per “i crediti relativi ai fondi acquisiti dalle banche con obbligo di restituzione, sotto forma di depositi o sotto altra forma, nonché agli assegni circolari e agli altri titoli di credito ad essi assimilabili”. In altri termini, conti correnti, conti deposito, certificati di deposito nominativi e assegni circolari sono coperti dal Fondo mentre restano esclusi dalla tutela titoli di Stato, azioni, obbligazioni, etf, fondi. Questi strumenti di investimento non fanno parte del patrimonio della banca: il suo compito, in questo caso, è di custodirli per conto del risparmiatore. Tuttavia, quest’ultimo, salvo alcune eccezioni, può trasferire i suoi titoli e i suoi investimenti in un altro istituto bancario senza che il suo investimento ne venga intaccato.
Per quanto riguarda i libretti postali, la copertura non è fornitura dal Fondo interbancario di tutela dei depositi ma dalla Cassa depositi e prestiti, il cui capitale è detenuto per il 70% dallo Stato. La garanzia sui libretti è quindi simile a quella offerta dai titoli di Stato italiani.
Tuttavia, la garanzia offerta dal Fondo non mette totalmente al riparo i risparmiatori da eventuali fallimenti. Se si verifica il default di un istituto, spetta alle altre banche rimborsare i depositanti. Però, se a fallire è una banca di grandi dimensioni, il contagio potrebbe estendersi anche alle più piccole e causare ulteriori default. In tal caso, il sistema non funzionerebbe e solo lo Stato potrebbe intervenire, se lo stabilisce per legge, nel restituire i soldi ai risparmiatori. A patto, va da sé, che abbia le risorse per farlo senza rischiare a sua volta di fallire.
Cosa aggiungere ad un articolo così chiaro? I complottisti sono sempre pronti a colpire lì dove le istituzioni non danno segnali chiari, semplici e lineari, e il sistema bancario, in genere, è tutto fuorché chiaro e semplice. Possiamo dire che sono un’associazione a delinquere? Beh, visto come usano i denari nostri potremmo tranquillamente supporre che lo sia, tanto più che se andate a ritirare i vostri soldi in banca dovete anche giustificare il motivo di tale operazione. Inoltre se lo Stato è il salvatore di ultima istanza come può egli salvare le banche se falliscono se non riesce nemmeno a far fronte agli impegni impellenti di un debito gigantesco? Sono domande lecite, alle quali però nessun economista e tanto meno Monti, è in grado di rispondere, poiché aggiungerebbero alla conclusione con la solita storiella del lupo che prima che uno stato fallisca ce ne vuole, ma quanto manca.