Carol Wojtyla rappresentava quella fede ed esprimeva il punto di rottura tra l’umanità e l’aberrazione marxista-leninista. Egli riuscì nel proprio intento, nonostante ci fu un evidente tentativo di fermarlo: l’attentato del 1981. Ci fu in quel momento una grande paura, ma il papa devoto a Maria Vergine fu il più forte anche in quel drammatico caso, perché egli era un uomo che si poteva spezzare ma non piegare. E i suoi nemici – i nemici della libertà – non riuscirono in alcun modo a piegarlo, e non riuscirono a spezzarlo.
Cambiò il mondo. O meglio, contribuì fortemente a cambiarlo. Diede alla Chiesa Cattolica un nuovo vigore liberale, ispirato al Concilio Vaticano II, ma senza scendere a compromessi con la società secolarizzata del ventesimo secolo. Trascinò i cristiani in una dimensione diversa rispetto al passato, e tramite la sua grande comunicatività, diede al Cristo una visibilità non solo fideistica, ma pure politica. Con Wojtyla non erano i cristiani che iniziarono a occuparsi davvero di politica, ma fu la politica a interessarsi ai cristiani.
Eppure, proprio per questo, Papa Giovanni Paolo II venne tirato per la giacchetta dai più. La sinistra tentò di portarlo dalla sua parte, negando persino la propria matrice comunista; e pure la destra, anche se in misura minore, provò questa strada. Ma Wojtyla andò diritto per la sua, e sovvertì le regole del mondo. Abbracciò gli ebrei, quelli che lui definiva i «fratelli maggiori», e strinse la pace con loro. Aprì le porte all’Islam, cercando un punto di dialogo; un dialogo che però ebbe scarsi risultati. Trasformò la Chiesa dei vecchi nella Chiesa dei giovani. Come Gesù, chiamò a sé le nuove generazioni, che lo acclamavano entusiaste. E sancì nuove regole per la comunità cristiana che pur non discostandosi dai valori imprescindibili della Chiesa, guardavano avanti. In particolare guardava alla riunificazione dei fedeli in Cristo.
Insomma, fu un papa mediatico e mondiale… forse persino universale. La sua capacità di dialogo superava di gran lunga quella dei suoi illustri predecessori. E il suo lungo pontificato costituiva (e costituisce tuttora) un segno indelebile nella storia umana del ventesimo secolo.
Il suo merito maggiore però fu soprattutto solo uno: con la Croce distrusse il Comunismo. Lo ridusse ai minimi termini. Lo piegò e lo cancellò dall’Europa e dall’occidente. Egli era ben consapevole – essendo polacco – qual era il demone che combatteva. Sapeva quale mostro di oppressione si acquattava nelle pieghe delle belle parole ricamate dal marxismo e nell’illusione della uguaglianza sociale. Sapeva che il socialismo reale era l’altra faccia della moneta nazifascista. Poiché come il nazifascismo, il socialismo reale – quello del comunismo – predicava l’uguaglianza attraverso l’oppressione e la frustrazione dell’individuo, l’ateismo e l’avvilimento della persona umana. Ecco perché lo combatté con determinazione, ma senza sposare mai quel liberalismo selvaggio, che dal suo canto produceva diseguaglianza intollerabili, relativismo etico, decadimento morale, e l’oppressione dei più deboli.
Oggi, Carol Wojtyla sale agli onori degli altari. Diventerà Beato. Non ancora Santo. Per la Chiesa la santità è un titolo che richiede condizioni ancora più restrittive. Non che Wojtyla non le abbia, ma è necessario il tempo. Sarà il tempo a conferire all’uomo che fu papa, guida spirituale e persino voce politica del Mondo il crisma della santità. Eppure, per molti cristiani (e non solo), egli lo è già… Già ancor prima che Iddio lo chiamasse a sé.
Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235
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