La beffa di Eutelia, condannati i lavoratori

Creato il 25 marzo 2011 da Malpaese @IlMalpaese

Tre mesi di carcere o 7600 euro di multa per i dipendenti che hanno occupato la sede. Samuele Landi, fondatore dell’azienda e ora latitante a Dubai, aveva denunciato i suoi ex impiegati.

Condannati. Solo che gli ultimi a sporcarsi la fedina penale non sono i manager che hanno spolpato Eutelia, lasciato senza lavoro migliaia di persone e che si sono intascati milioni di euro di commesse. Ma i dipendenti che, nei mesi in cui venivano ignorati dai loro datori di lavoro (distratti da quella che i magistrati romani hanno definito una frode “colossale”), hanno protestato occupando la sede romana dell’azienda. A dodici di loro è stata appena notificata la sentenza del Tribunale penale di Roma: tre mesi di reclusione convertiti in una pena pecuniaria di 7.600 euro a testa. Cioè quanto ognuno di loro prende di cassa integrazione in un anno. Il delitto? Aver “invaso arbitrariamente, al fine di occuparlo, l’immobile di proprietà della società Eutelia”. E visto che erano in gruppo, scatta automaticamente anche il concorso di persone.

La giornata incriminata è stata al centro delle cronache nazionali per ben altri motivi: in molti ricorderanno l’irruzione con piede di porco del fondatore della società, Samuele Landi, all’alba del 10 novembre 2009 nell’edificio di via Bona. Con lui diciassette vigilantes, arruolati per sgomberare il presidio dei lavoratori. Questi ultimi sono stati condannati per “sostituzione di persona”, ma dovranno pagare una somma inferiore di 100 euro a quella dei dipendenti ex Eutelia: 7.500 euro a testa. Il giudice per le indagini preliminari Roberta Palmisano ha dunque accolto le richieste del pm, Fabio Santoni, emettendo un decreto penale secondo cui spacciarsi per poliziotti, svegliare i lavoratori con torce puntate in faccia e chiedere loro i documenti senza alcuna autorità sia meno grave che presidiare un’azienda mentre viene distrutta dai suoi proprietari.

A denunciare i 12 lavoratori di Agile, la società venduta per un euro da Eutelia a Omega, è stato proprio Samuele Landi, ancora latitante a Dubai. Che poi è l’unico della famiglia a non aver pagato per la bancarotta fraudolenta (il fratello Isacco è finito in manette). Dagli Emirati Arabi deve aver avuto tempo, tra un lancio e l’altro col paracadute, sua grande passione, di seguire l’esito della vicenda. Ma i 12 lavoratori non sapevano neppure di essere sotto inchiesta, l’hanno scoperto solo l’altroieri a condanna notificata (procedura prevista per alcuni reati lievi, tipo la guida in stato di ebbrezza).

Fabrizio Potetti della Fiom, che da oltre due anni segue le vicende di Eutelia, sta già lavorando con gli avvocati del sindacato per opporsi (hanno tempo 15 giorni). E spiega al Fatto che “la cosa grave è che i ragazzi in presidio non hanno mai impedito a nessuno di continuare a lavorare, tanto che, quando i poliziotti veri sono arrivati dopo l’irruzione di Landi, non hanno ordinato a nessuno di sgomberare”.

Intanto i 12 lavoratori vivono un paradosso: dopo mesi senza stipendio e 890 euro al mese di cassa integrazione, se questa condanna venisse confermata andrebbero definitivamente in rovina. “Io preferirei andare in galera tre mesi piuttosto che finire per strada – dice Luigi Civita, uno di loro – non ho mai avuto così tanta paura in vita mia. Sono più angosciato di quando ho perso il posto: perché sono uno che rispetta le regole, che non ha mai fatto nulla di male. Siamo stati noi a essere derubati. Truffati dall’azienda, ingannati dalle istituzioni e, adesso, traditi anche dalla legge”.

Da Il Fatto Quotidiano del 24 marzo 2011

Agile-Eutelia: Il paradosso della giustizia. Condannati i lavoratori in presidio!

Il 18 marzo il GIP del Tribunale di Roma Roberta Palmisano notifica a 12 lavoratori Agile ex Eutelia presenti nella sede quando il loro ex boss Samuele Landi fece un blitz con falsi poliziotti, un “decreto penale di condanna” con l’accusa di invasione arbitraria, con finalità di occupazione, dell’immobile di proprietà di Eutelia” e una multa di 7.600 euro ciascuno.

Ma come andarono i fatti? Era il 10 novembre 2009, alle 5.20 una squadra di una quindicina di uomini in tenuta simil militare fa irruzione nella sede romana di Agile-Eutelia, presidiata all’interno dai lavoratori che da quattro mesi non prendono lo stipendio e vedono in serio rischio il loro posto di lavoro (e oggi sappiamo che avevano ragione a temere!). Gli oscuri personaggi forzano le porte con piedi di porco, entrano negli uffici e, spacciandosi per poliziotti, svegliano brutalmente i lavoratori puntando loro negli occhi torce elettriche lunghe come manganelli e intimano i lavoratori di alzarsi e di uscire dalle stanze, li raccolgono in un ufficio, chiedono i documenti, impediscono loro di muoversi, non permettono nemmeno ad un lavoratore che si stava sentendo male di andare in bagno.

Dopo un primo momento di smarrimento, i lavoratori cominciano ad insospettirsi, quei personaggi non avevano la divisa da poliziotti né di altre forze dell’ordine, riconoscono invece nella squadraccia il loro l’ex AD Samuele Landi. La tensione sale. I lavoratori decidono quindi di chiamare la polizia, quella vera. Gli aggressori non demordono, è chiaro che il blitz ha uno scopo ben preciso, intimano ai lavoratori di rimanere nella stanza, mentre loro agli ordini del capo Landi iniziano a girare per la sede alla ricerca di qualcosa. Si sentono rumori di porte sfondate e scrivanie forzate, chiaramente il Landi ha organizzato il blitz per recuperare dei documenti. Arriva la polizia e il quadro è subito chiaro si tratta di un’irruzione illegale bella e buona. Vengono chiesti i documenti a tutti i presenti e a quel punto il commando appare per quel che è, un gruppo di vigilantes di un azienda in sorveglianza privata ingaggiati dal Landi.

Il giorno dopo tutta la stampa ha titoli forti sull’accaduto, che vanno dal “Bande paramilitari contro i lavoratori” de Il Manifesto, al “Eutelia, blitz di vigilantes: minacce e aggressioni agli operai che occupano” de Il Giornale. Unanime e forte anche la condanna di diversi esponenti politici e pubblici amministratori, e naturalmente del sindacato. Tantissimi i comunicati di solidarietà da lavoratori di altre aziende.

Quella notte era presente nella sede il giornalista Federico Ruffo di Rai Educational, lì per un’inchiesta, che con prontezza ha subito attivato la telecamera ed ha così potuto documentare con un filmato che ha fatto il giro delle TV e dei blog, la drammatica notte.

Una bruttissima vicenda, quindi, “ma ora la giustizia farà il suo corso” si dissero i lavoratori, forti anche della testimonianza oculare e filmata di un terzo e della loro posizione di pacifici dimostranti e il presidio era noto forze dell’ordine sempre informate di ogni manifestazione.

 Samuele Landi, ex Ad di Eutelia

Ed invece oggi dal Tribunale di Roma arriva questa ennesima doccia gelata che scatena la rabbia dei lavoratori Agile ex Eutelia in tutt’Italia. “I dodici colleghi che quella notte erano presenti a nome di tutti i lavoratori in agitazione avranno tutto il necessario supporto, materiale e morale. Se questa condanna venisse confermata prenderebbe corpo un precedente gravissimo che impedirebbe, di fatto, qualsiasi protesta in difesa del diritto al lavoro. Questo sopruso che sa di beffa non DEVE assolutamente passare!!!”, scrivono sul sito del coordinamento sindacale.

E dal blog “Vertenza Eutelia-Agile” i lavoratori chiedono al giudice Palmisano “con quale coscienza morale e civile ha potuto emettere una simile ignominiosa sentenza? Con quale meschino cavillo ha potuto evitare non solo di condannare ma perfino di citare il protagonista dei fatti della notte del 10 dicembre 2009, Samuele Landi?”.

In effetti questa sentenza di condanna oltre che sconvolgente è assolutamente inaspettata, perché il presidio nella sede di Roma, come anche in tutte le altre sedi presidiate, non ha mai impedito lo svolgimento delle attività a quanti volessero continuarle (caso mai è stata l’azienda che iniziati i presidi tolse la rete telematica alle sedi per diverse settimane) e non è mai giunta in nessuna delle sedi una richiesta di sgombero, i presidi erano gestiti insieme a carabinieri e polizia, con il ministero dell’interno sempre informato.

E allora perché questa condanna adesso? Che messaggio si vuol far arrivare a questi lavoratori, ma anche indirettamente ai tantissimi lavoratori costretti ad azioni estreme per attirare l’attenzione di un paese anestetizzato dai media e di politici attorcigliati su loro stessi? Ora i lavoratori accusati, assistiti dai legali della FIOM, che sembra rimasta l’unica organizzazione veramente dalla loro parte, dovranno presentare ricorso e produrre la loro difesa entro 15 giorni.

Auguriamoci che quella sentenza venga annullata, non vorremmo dover aggiungere alle già sufficientemente drammatiche vertenze di lavoro testimoniate su questo blog anche cronache di violenza nel lavoro, con il padrone che licenzia e sgombera libero da giudizio e i lavoratori truffati e licenziati che non possono nemmeno protestare.

http://www.isoladeicassintegrati.com/



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