Penosa l’intervista di Morandi, senza capo né coda, e pure lei, Monica, che nonostante l’innegabile avvenenza ha riservato una costante inespressività al pubblico e a un Gianni Morandi in evidente stato di incontrollabile eccitazione senile.
Prendo spunto da questo cammeo sanremese per introdurre un film che ho rivisto recentemente e in cui trovo quanto mai azzeccata la partecipazione della Venere di Città di Castello.
Il film in questione è Il patto dei lupi (2001, regia di Christophe Gans, titolo originale del soggetto Lupus Dei). La storia si ispira a un fatto storicamente vero.
In Francia nella seconda metà del Settecento, si verificò una serie di inspiegabili delitti che terrorizzarono gli abitanti del villaggio di Lagogne, nel Gévaudan. La prima vittima, una pastorella, riesce a sfuggire incredibilmente incolume agli attacchi di una bestia orribile “dal pelo molto folto e rossiccio e dalle zampe dotate di lunghi artigli”. E’ fortunata: dopo di lei, tre fanciulli trovano la morte per opera della strana creatura. Si iniziano a organizzare infruttuose battute di caccia. Tre il mese di settembre e dicembre del 1764, ben 15 tra fanciulli e donne restano uccisi o gravemente feriti.
La Corona di Francia comincia a interessarsi alla bestia del Gévaudan. Il governo centrale invia il capitano dei dragoni Duhamel a eliminare l’efferata creatura. Nel corso di una battuta, Duhamel si trova di fronte la bestia, che riesce tuttavia a scampare al fuoco dei cacciatori. Duhamel riferisce che la bestia :”non è certamente un lupo, ma uno strano e sconosciuto ibrido”.
Dopo mille peripezie, nel 1767, la Bestia cessa inspiegabilmente di uccidere, dopo aver mietuto ben 100 (ma secondo alcuni 172) vittime. Sull’identità della creatura, sul fatto che fosse veramente un animale o piuttosto l’alibi di un efferato serial killer, ancora si specula e si discute. Per un’analisi storica dettagliata, se vi siete incuriosi, vi rimanzo a questo bell’articolo di Alberto Rosselli.
Il patto dei lupi offre un’interessante elaborazione della vicenda. Il protagonista, il cavaliere Gregoire de Fronsac, è uno scienziato inviato dal re nel Gévaudan per catturare e impagliare la Bestia. Affiancato da un indiano d’America, l’inseparabile Mani, de Fronsac deve fare i conti non solo con la sanguinaria creatura ma anche con i non meno inquietanti aristocratici del luogo. Tutti, per la verità, poco ospitali e molto stravaganti. Peraltro, il cavaliere rimarrà colpito dalla fresca e graziosa Marianne, figlia del conte de Morangias. Ovviamente, Marianne è una brava ragazza e il rapporto tra lei e il cavaliere rimane sul platonico. Per fortuna, per calmare il bollenti spiriti dell’impagliatore reale, c’è il bordello locale. Molto ben fornito, tanto che è proprio qui che fa la sua apparizione una statuaria e criptica Monica Bellucci. Una escort, come si direbbe oggi.
Il film prosegue con colpi di scena, finte morti e vere risurrezioni, come ogni buon polpettone d’epoca. A me è piaciuto, questo film, per la splendida e visionaria fotografia (il direttore è Dan Lausten, quello di Mimic), per il ritmo sostenuto, e per il perfido Vicent Cassel che è perfetto nella parte del cattivo.
Perché un cattivo che si rispetti ci vuole sempre.
Vi lascio il video della colonna sonora: