La bella politica, la brutta politica

Creato il 05 gennaio 2014 da Tafanus

Oggi, approfittando delle segnalazioni di Nonna Mana e di Tino C., che ringrazio, voglio mettere a confronto due mondi: quello della politica intesa come servizio pubblico, e quello della politica di cui vergognarsi. Due donne: una che dice NO all'offerta di visibilità nazionale, una che cerca la visibilità e il potere. Tafanus

Giusi Niccolini (sindaco di Lampedusa), a Matteo Renzi: "Grazie Renzi, preferisco di no (di Denise Pardo - l'Espresso) 

Il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini ha rifiutato la proposta del neo segretario del Pd di far parte della direzione nazionale del partito. Perché sarebbe costato troppo e avrebbe tolto tempo all'amministrazione del suo comune. Un gesto che molti politici dovrebbero imitare

VISTO LO SFONDO DI FINE ANNO, ingannevoli decreti, e contro-stralci, un vero cinepanettone parlamentare, forse varrebbe la pena di metterlo sotto una teca. Di farne una rara installazione di politica contemporanea italiana. Il semplice «No, grazie» di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, è un evento atomico. Chi aveva mai sentito un rappresentante del popolo, un amministratore locale rifiutare le luci della ribalta nazionale?
SINDACO DA BASEBALL. Persino ripetutamente. Anche quando Matteo Renzi sbarca a Lampedusa, visita con cui inizia la sua vita da segretario Pd. Ad accoglierlo c’è lei, il sindaco, ambientalista solidale e accogliente, votata un anno e mezzo fa da un pezzo del Partito Democratico mischiato a una lista civica. Che la sostiene. Viene eletta dopo Dino De Rubeis, il primo cittadino che se ne andava in giro con una mazza da baseball.
DOPPIO NO. Con Renzi, il sindaco aveva già parlato giorni prima quando l’aveva cercata per avanzare la proposta «gratificante sul piano personale» di far parte della direzione nazionale del Pd. Nicolini, che non era tra le beniamine dell’apparato pre Renzi, aveva ringraziato. Ma aveva detto “no”. A sorprendere, ad avere del sensazionale è stata la motivazione della scelta.
CARO PD. Ha spiegato che per ogni riunione avrebbe dovuto sottrarre tre giorni al lavoro di sindaco (capito, Matteo?), tradendo così la fiducia dei cittadini. Senza considerare, ha aggiunto, che il via vai avrebbe avuto un costo economico, visto che d’inverno c’è solo l’aereo per arrivare a Palermo e il biglietto vale ben 120 euro ai quali aggiungere il prezzo del volo per Roma o della nave, a seconda delle condizioni del tempo. Di fatto, soldi pubblici, che mica si possono sprecare così.
ETICA FEMMINILE. Che si tratti del segno di un’etica perduta e ritrovata?
O della nascita di un fondamentalismo amministrativo nel pezzo di terra mediterranea tra l’Africa e l’Europa? Forse più semplicemente di una donna capace di mostrare la via e il modo sano di gestire la Cosa pubblica, senza interesse per il potere e i suoi strumenti. Proprio negli ultimi giorni dell’anno in cui la politica è apparsa sempre meno identitaria, visionaria, progettuale, sempre più trimalcionesca.
GIUSI GUASTAFESTE. Una provocazione, è stato il commento sul gran rifiuto di Nicolini tra i ghiottoni del Palazzo romano. Una seccatura, si può immaginare, per esempio, per uno come Vincenzo De Luca che, da sottosegretario alle Infrastrutture, non lascia la poltrona di sindaco di Salerno (non ha deleghe nel governo, è la sua giustificazione). Già infastidiva il monitoraggio dei grillini e la filosofia da sfasciacarrozze del renzismo. Ora, ci si mette anche la serietà di una donna. Nel mezzo della polemica per il decreto Salva-Roma, bloccato da Giorgio Napolitano, in cui viene infilato con l’assenso di buona parte dell’arco costituzionale, di tutto e "di spighetto".
MEGLIO SÌ. Un’olimpiade del clientelismo. Mentre, ciliegina sulla torta, il sindaco di Lampedusa, invece di rivenderlo alla grande, si dispiace persino che Renzi abbia reso pubblico il suo “no”. In effetti, ci sarebbe bisogno del “sì” di una come lei.

Denise Pardo

La politica come potere - Nunzia De Girolamo, la voce della padrona: “Stronzi, qui a Benevento comando io…” (di Vincenzo Iurillo - Il Fatto)


La Voce della Padrona

L’Asl di Benevento era cosa loro. Del ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo e dei suoi fedelissimi. L’allora semplice deputata Pdl, che è bene chiarire subito non è indagata per i fatti che racconteremo, convocava a casa del padre i vertici dell’azienda sanitaria locale e persone di stretta fiducia. Con loro discuteva di come orientare l’affidamento milionario per il servizio 118, di dove ubicare presidi e strutture dell’Asl, ma anche di questioni spicciole come un sequestro di mozzarelle in un negozio di un “amico di Nunzia” o di come mandare “i controlli” negli ospedali guidati da persone non gradite alla parlamentare azzurra per far capire “che un minimo di comando ce l’abbiamo”.

Le riunioni sono state registrate di nascosto dall’ex direttore amministrativo dell’Asl Felice Pisapia (fu licenziato qualche mese dopo), e depositate nell’ambito di un’inchiesta per truffa e peculato per centinaia di migliaia di euro sottratti dalle casse dell’azienda sanitaria a favore di alcuni imprenditori, costata pochi giorni fa a Pisapia l’obbligo di dimora a Salerno. Con quegli audio Pisapia vorrebbe dimostrare di essere solo un ingranaggio del sistema. Leggendone le trascrizioni, non si trovano riferimenti al merito e a come rendere più efficiente il funzionamento della macchina della sanità pubblica nel nome dell’interesse collettivo. La preoccupazione principale pare invece quella di premiare gli amici e punire i nemici. E tramutare le decisioni in clientele e voti. Vicende che assomigliano a quelle costate inchieste e processi a un altro potentato sannita, i Mastella. Con una sostanziale differenza: secondo l’informativa della Guardia di finanza di Benevento al pm Giovanni Tartaglia Polcini, “allo stato non ci sono fattispecie penalmente rilevanti”.

Riavvolgiamo il nastro alle ore 19 e 15 del 30 luglio 2012. La De Girolamo riceve Michele Rossi, manager dell’Asl di Benevento, Gelsomino Ventucci detto “Mino”, direttore sanitario, Pisapia, l’avvocato Giacomo Papa, molto vicino ai De Girolamo, Luigi Barone, storico portavoce di Nunzia, all’epoca vice direttore de Il Sannio Quotidiano e oggi a Roma con l’incarico di direttore del portale web del ministero delle Politiche Agricole. E’ il “direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni forma di legge” scrive il gip Flavio Cusani nell’ordinanza cautelare di Pisapia “che si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl”.

La conversazione si protrae per quasi due ore. Verso la fine cade sul Fatebenefratelli di Benevento, un ospedale religioso convenzionato. La De Girolamo è arrabbiata con loro. Li chiama “stronzi”. Due volte. Poi si rivolge a Rossi: “Michè, scusami, al Fatebenefratelli facciamo capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Altrimenti mi creano coppetielli con questa storia. Mandagli i controlli e vaffanculo!… Io non mi permetto di farlo, però ad essere presa per culo da Carrozza, quando poi gli ho dato tanta disponibilità ogni volta che mi hanno chiesto, Miché”. Giovanni Carrozza, citato nel colloquio, è il direttore amministrativo del Fatebenefratelli. Per capirci, Miché, ovvero Michele Rossi, è molto riconoscente alla De Girolamo.

Appena una settimana prima, in un’analoga riunione, gli ha giurato fedeltà: “Nunzia, premesso che io non resterò un secondo su quell’Asl se non per te e con te, perché io la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro…”. Ora Miché ne ascolta le riflessioni sull’ubicazione di ufficio territoriale dell’Asl. “Dove dovremmo metterlo? – si chiede la De Girolamo – a Sant’Agata che Valentino (il sindaco, del Pd, ndr) è uno stronzo? Cioè, nemmeno è venuto da me”. Rossi però le spiega che Valentino “ha incassato intelligentemente” i problemi da loro creati. Ad un certo punto Nunzia pone un veto sul collocare una struttura a Forchia: “No, Forchia no! Preferisco poi darlo ad uno del Pd che ci vado a chiedere 100 voti …”. Qualche decina di minuti prima il “direttorio” aveva affrontato il caso del controllo in un negozio di latticini. Parla Luigi Barone: “E’ l’amico di Nunzia e mio amico… vende le mozzarelle accanto al Maxim’s… è un bravo ragazzo, insomma!”. Purtroppo per lui una funzionaria dell’Asl gli ha appena sequestrato “un bel po’ di roba – sottolinea Barone – tre, 4mila euro… più la sanzione”. Si stabilisce, quindi, di parlare con tale Tommaso.

Tutta da decrittare la lunga conversazione del 23 luglio 2012, incentrata quasi esclusivamente sul bando per il 118. “In tutto questo si deve fare la gara?” chiede la De Girolamo. “Non la puoi fare senza?”. Si discute se è possibile fare un affidamento diretto breve o comunque, per usare le parole dell’avvocato Papa “bypassare la gara pubblica” perché si è preoccupati del fatto che “tra poco ci commissariano e la gara pubblica se la fa la Regione”. Abbiamo provato a contattare la De Girolamo per farle qualche domanda. Ci ha risposto con questo sms: “Chi vuole fare pulizia può essere ucciso con la pistola oppure con la parola. Alla fine viene sempre fuori la verità”.

(di Vincenzo Iurillo - Il Fatto)


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