La beauté du diable
Francia 1950
con Michel Simon, Gerard Philippe, Paolo Stoppa, Simone Valerie, Nicole Besnard,
regia di René Clair
Nel giorno in cui si celebrano i suoi cinquant'anni di attività accademica, il professore e alchimista Enrico Faust cede alle lusinghe del diavolo che gli fa sperimentare la giovinezza prima di farsi cedere l'anima. Dopo una serie di tranelli Faust firma il fatale contratto per avere l'amore della Principessa ma, fattosi svelare il futuro da Mefistofele, disperato torna a rifugiarsi tra le braccia della zingara Margherita che aveva conosciuto appena ringiovanito. Nonostante le accuse di stregoneria la fanciulla non cede alle lusinghe del diavolo, anzi farà sì che Mefistofele, che ha le sembianze del vecchio Faust, venga linciato dalla folla liberando l'amato dal patto infernale.
Renè Clair rilegge il mito di Faust come una tragi-commedia come dicono esplicitamente i titoli di testa e per il demonio vale la regola stessa regola cinematografica degli angeli: come l'angelo Clarence de La vità è meravigliosa, anche Mefistofele è un povero diavolo di seconda classe non sufficientemente scafato per la vittima prescelta e deve ricorrere all'aiuto del sovrano Lucifero. Il principe delle Tenebre in un trionfo di luce (!) gli rivela che solo la passione amorosa potrà far cedere l'anima al ritroso Faust che non si fa comprare dalla fama e dal successo per aver saputo tramutare la sabbia in oro salvando le sorti della città e le casse del principe.
La caratteristica principale del film è lo scambio dei ruoli: alla cerimonia in onore di Faust si presenta il giovane Mefistofele interpretato da Gerard Philippe che lo lusinga; quando lo scambio è accettato, il ringiovanito Faust viene interpretato dall'attore mentre Mefistofele è interpretato da Michel Morgan (il celeberrimo Papa Jules de L'Atalante). L'inversione delle parti è giustificata dal fatto che il giovane Faust non viene riconosciuto dal suo servo e scambiato per un ladro che vuole rubare la formula alchemica del professore dopo averlo ucciso; per salvarlo dalla pena di morte, dato che non gli ha ancora ceduto l'anima, Mefistofele è costretto a presentarsi come Faust giustificando l'assenza con un viaggio improvviso. La continua sfida tra le due intelligenze, quella demoniaca e e quella umana è la vera essenza del film sorretta magnificamente dai due protagonisti.
La trama è alquanto complessa e in alcuni momenti diventa farraginosa forse perché invecchiata male ma Renè Clair si conferma regista delle atmosfere magiche e riesce a creare momenti di vera tensione surreale grazie anche all'ambientazione sospesa senza riferimenti temporali o geografici.
Il film è anche impregnato di filosofia esistenzialista da qui lo sguardo bonario verso il povero diavolo che non è mai brutto come lo si dipinge perché il vero inferno è sulla Terra con la fame, la solitudine e la disperazione.