Magazine

La Berlin Music Week: una questione di diversita’ di genere (e il sesso orale e Boschi)

Creato il 05 settembre 2014 da Olga
La Berlin Music Week: una questione di diversita' di genere  (e il sesso orale e Boschi)

Sono alla Berlino Music Week, un evento dedicato alla musica e dintorni d’avanguardia. Berlino è la capitale europea della giovinezza, delle idee e dell’arte contemporanea. Della delusione lucida e cinica e bastarda. (del destino baro e ?).

Vedo tanto sorriso postideologia postmodernismo cosce bianche e toniche shorts capelli secchi biondi ciocche fuxia rosse verdi.

 Sono alla Berlin Music week e come tanti (tanti) settori, anche la musica è appannaggio del genere maschile. Dall’industria, alla produzione, al giornalismo/editoria. Non amo la parola appannaggio.

Sono alla Berlin Music Week e in questi giorni ho seguito diverse conferenze, tra queste una particolarmente interessante “How to achieve diversity in the music business”. Come ottenere la diversità nell’industria musicale. Il titolo è eloquente: non dice che si voglia ottenere “parità”, ma diversità. Del resto la parità è ovvia in qualsiasi democrazia occidentale; la rappresentazione della diversità dei generi invece no.

Questo a sottolineare che ok abbiamo la parità formale (le regole, le leggi ecc). Ma non vogliamo che questo significhi appiattimento dell’identità femminile sull’identità maschile. Ovvero che una donna si debba comportare come un uomo.

L’uomo e la donna sono diversi: non nel senso che uno guarda le partite di calcio e l’altra fa la calza. Nel senso che uno ha il pene e l’altra ha la vagina. Uno è padre e l’altra è madre. Emozioni diverse. Modalità diverse di esprimerle. Il calcio e la calza non importano, tutti fanno tutto: al più contribuiscono a disegnare un quadro.

Tutti i settori hanno bisogno di una visione completa, di vagine e peni: figuriamoci l’arte.

Le cose stanno cambiando, negli anni: Berlino è piena di dj donne non per forza lesbiche, e non per forza ex modelle. Anche se è difficile che vi siano dj etero brutte. Il giornalismo è un po’ più popolato di firme di punta femminili (devo ammettere più in Italia che in UK nel quale i giornalisti musicali sono di un sessismo senza pari).

foto 2

Le speaker alla conferenza erano quattro. E un uomo.  Heliene LIndvall (giornalista e scrittrice per il Guardian); Janine Wulker (Business and media manager); Electric indigo (artist, dj), Thom Cummings (soundcloud) e Sonja Eismann (Miss Magazine).

Ecco che cosa è stato detto.

1) Donne, siate sicure di voi.

Tutti gli addetti alle risorse umane quando leggono un cv, se è di un uomo tolgono il 20%. Se è di una donna aggiungono il 20%. Questo perché è un dato di fatto: una donna non dichiara mai di sapere fare una cosa se non la sa fare al 100%. Gli uomini quando scrivono un cv dicono di sapere fare più o meno tutto  alla perfezione. (ok, in generale).

Lo scorso agosto parlavo con un amico di cv. Lui è molto sicuro di sè. Diceva che nel suo cv ha scritto di sapere l’inglese come un C2. E’ il massimo livello, significa essere bilingue. Io lo conosco bene, e lui non è C2. E’ C1, livello alto comunque. Come me. Ma io prima di mettere C1 ci ho pensato a lungo.

Ma perché?

2) Alle donne, fin da piccole, non è permesso di commettere errori.

La conoscete anche voi l’umiliazione dell’errore. Siamo abituate a essere bravissime, fin da piccole. Non possiamo sbagliare, non possiamo dire cazzate. Se sbagliamo una volta dobbiamo cambiare lavoro. Non siamo portate per una materia. Dobbiamo cambiare tutto. L’unica forma di indulgenza è quella nei confronti della pratica del sesso orale: lì sono concessi sbagli e benvenuti incoraggiamenti.

“Errare è umano” e perseverare pure.  E’ normale sbagliare, è giusto fregarsene, perché si migliorerà. Gli errori non verranno più, col tempo, e non è giusto rinunciare. Alla conferenza dicevano questo: “le donne molto spesso vengono scoraggiate dagli sbagli, da un mondo che le circonda fatto solo di uomini che tende a smontarle. E invece dovrebbero fregarsene, vivere con leggerezza, provare e riprovare”.

3) Ci deve essere solidarietà femminile: che le donne insegnino alle donne.

Su Twitter le chiamano catfight. Risse tra femmine, che fanno ridere gli uomini che intanto quando litigano hanno sempre cose interessanti da dirsi, vero?

Non è una donna quella che mi ha passato il risultato dell’integrale al compito della maturità, ma un uomo. E sono sempre donne quelle che tentano di mettermi i bastoni fra le ruote quando voglio conquistare il mondo. Di maestre donne ne ho avute poche (ma ottime).

Tutti gli altri sono (stati) uomini.

4) Essere più: “ma sì, proviamo”.

Che significa come quella cosa degli errori e della sicurezza.

5) le cooptazioni maschili

Più donne e meno cooptazioni. (se ne era parlato anche in Italia e perfino io su questo blog sono pro quote rosa)

E a costo di scrivere un papiro di 15 pagine, concludo dicendo che la campagna mediatica sul culo della Boschi di questa estate è stata certamente interessante. Lei è dimagrita, ha comprato la somatoline ecc.

Da un punto di vista politico credo che Boschi sia una sorta di ministro della propaganda. Quando parla non dice nulla e in ogni caso ripete la parola “riforme” 100 volte al minuto. Ma la sua reazione alle foto e ai rumor(s) è esemplare, e le fa guadagnare ai miei occhi 100 punti: se ne frega. Un buon punto di partenza in genere e di genere.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :