Magazine Per Lei
Nelle vetrine delle farmacie fanno capolino i prodotti snellenti, in tv si cominciano a vedere le solite castronerie dimagranti, lungo i viali compaiono i maratoneti della domenica. Tutto ciò mi ha fatto tornare in mente un ex-emplare.
Di solito sono le donne ad essere ossessionate dal proprio sovrappeso.
Io chiaramente ho beccato l’eccezione.
Personalmente non ho mai messo la pancia in cima ai difetti fisici intollerabili in un uomo. Molto peggio i piedini numero 37 su un uomo alto 1 e 80. Oppure la carnagione glabra, bianca e trasudata tipo caciocavallo.
Quindi non notai più di tanto i chili di troppo di questo campione. Ma ci pensò lui a farmeli notare: quello che per me non rappresentava un problema, per lui era una tragedia. Seppi che non era mai stato un figurino, ma poco prima di conoscermi era stato operato di non so che. La cosa gli aveva procurato un drastico calo di peso. Rimessosi dall’operazione si era ritrovato con il fisico asciutto che aveva sempre desiderato. Gasatissimo per l’inatteso risvolto, l’ex barile aveva cambiato atteggiamento e guardaroba: la cintura si stringeva e l’autostima si espandeva. Aveva comprato una moto nuova, si era fatto un nuovo giro di amicizie, aveva cominciato a frequentare palestra e locali alla moda e si era fatto pure un tatuaggio: una piccola rosa sul bicipite.
Ma l’idillio con la bilancia era durato poco. La natura crudele si era presa la rivincita su quell’alzata di cresta e gli aveva riaffibbiato tutti i chili persi con gli interessi.
Le magliettine attillate ormai gli si fermavano all’ombellico, e la madre ne aveva fatto tutte pezze per la polvere. La palestra venne sostituita con il ristorante e la comitiva di fusti e veline con i vecchi compagni d’infanzia, occhialuti e stempiati.
Del periodo d’oro restavano solo la moto, inutilizzata perché non c’erano più locali vip da raggiungere, e la rosa sul braccio, che ormai sembrava una verza.
Io lo conobbi proprio in questa fase di ritorno al passato.
Andavamo sempre al ristorante e lui mangiava come un brontosauro. Però mi parlava sempre di quanto fosse in forma sei mesi prima e a riprova mi mostrava continuamente le foto di quel periodo. Un vero e proprio piccolo book fotografico. E allora capii che non si era mai rassegnato.
Imperterrito, continuava a fare acquisti per due taglie di meno. Le commesse lo guardavano un po’ perplesse, un po’ pietose.
“Per quando dimagrirò.”
“Sì, sì, certo.”
Un giorno, al ristorante, tirò fuori una confezione di Kilocal.
“Dice che funzionano.”
“Dice? Chi?”
“La televisione”
“Ah, e allora…”
Dopo aver ingoiato il pasticcone, il poveraccio ordinò tre assaggi di primo e quattro di secondo.
“La televisione dice chiaramente che si può mangiare tutto. Vedi? Anche sulla confezione c’è la figura di un piattone di spaghetti e di un pollo arrosto.”
Ovviamente i chili aumentarono e l’ex-emplare aveva sempre più l’aria affranta di una balena spiaggiata.
Finché un periodo notai una strana luce nei suoi occhi oltre che un leggero calo di peso ed un certo pallore.
"Questo mi nasconde qualcosa".
Quella sera non volle andare al ristorante ma in un lounge bar, (che si chiama così perchè il conto è sempre molto lungo da digerire). E ordinò solo una costosa bottiglia di champagne.
"Festeggiamo qualcosa?"
E magari mangiamo anche qualcosa, visto che c'ho un buco allo stomaco...
"Mmm...no, avevo solo voglia di un buon champagne francese."
"Ah, che bello. Hai già cenato?"
"Io? Mah, sì spiluccato qualcosina a casa."
Ok, faccio un salto nella rosticceria affianco, butto giù un paio di crocchè e poi torno a fare sta pagliacciata.
"Io vado un attimo a comprare le sigarette."
"Ma che fai, fumi?"
"Io? beh..no...ho solo voglia di una buona Philip Morris americana."
Mentre uscivo mi accorsi che il cetaceo ingurgitava furtivamente una pillolina.
Tornai al tavolo, lo perquisii e scoprii che si trattava di un farmaco inibitore dell'appetito, in altri termini di un anoressizzante.
“Lo so, lo so, il bugiardino è un po’ drastico, ma ti giuro che è esagerato. È l’unica cosa davvero efficace. Me le sono fatte arrivare dalla Svizzera. Comunque non è il caso di allarmarsi. È un farmaco a base di erbe naturali e non ha alcun effetto collaterale, alcuna controindicazione, difatti io sto beniiissiiiiii….”
Sbam. Il balenottero si accasciò al suolo svenuto.
Per fortuna al lounge sono previdenti e si fanno pagare prima.
Al pronto soccorso il moribondo se la cavò con una lavanda gastrica e una grande figura di merda con il medico di turno che gli chiese sarcastico: “Dottò, ma che tenevate paura della prova costume?”
Dopo quello spavento, il trippone decise di mettersi seriamente a dieta. Seguiva pedissequamente le indicazioni del dietologo. Era precisissimo con le quantità. Un caffé ed un frutto al mattino. 50 grammi di pasta a pranzo. Una fetta di carne bianca con verdura la sera. Un cucchiaio di olio al giorno. Non sgarrava di una virgola.
I tre cornetti, le quattro pizzette, le sette salsicce e le tre tavolette di cioccolato al giorno che c’entravano? Lui quello che il dietologo gli aveva scritto di mangiare, lo mangiava.
E allora perché quella maledetta bilancia segnava sempre lo stesso peso e anche di più?
Dopo un mese di questa “dieta” si arrivò alla paranoia pura.
“Dillo che sono grasso, dillo!”
“Ma no, dai non sei grasso, sei robusto”
“No, dimmelo, così io mi mortifico e poi mi metto a dieta.”
“Ok, sei grasso.”
“Sul serio?”
“Sì. Sei grasso.”
“Oddio…oddio… anche tu pensi che io sia grasso! Io mi uccido.”
“Ti dovevi mortificare, non suicidare.”
“E tu perché mi hai detto che sono grasso?”
“Io ho detto che sei grasso? Quando mai! Sei solo robusto!”
“No. Dimmelo che sono grasso. Dimmelo così mi mortifico e mi metto a dieta.”
E via così fino allo sfinimento.
Dopo qualche tempo, l’ex-emplare iniziò a sfiorare i limiti dell’obesità. E la paranoia diventò schizofrenia.
Una Pasquetta lo osservai mentre ingeriva un gigantesco coniglio di cioccolato, e pezzetto dopo pezzetto faceva questo lucido discorso: “Ho letto un articolo interessantissimo – gnamgnam - secondo una recente ricerca pare che gli zuccheri siano i responsabili principali dell’aumento di peso – gnamgnam - In pratica chi non mangia dolci può mangiare serenamente tutto il resto senza paura di ingrassare –gnamgnam -questa per me è una grande notizia, perché io non sono un goloso – gnamgnam- Io preferisco il salato - gnamgnam - dolci, torte, cioccolato, teneteveli pure, non ci vado appresso - gnamgnam – soprattutto il cioccolato poi, stranamente non mi ha mai fatto impazzire – gnamgnam -”
Non chiamai la Neuro solo perché avevo esaurito il credito del cellulare.
Al mare mi pareva di essere in compagnia di una donna con le mestruazioni. Pantaloncini, teli da bagno attorno alla vita, magliette, canottiere, e mille altri espedienti per coprirsi. E poi fughe isteriche in acqua al momento di fare il bagno, dopo di che uno sguardo furtivo per controllare che nessuno lo guardasse e via…! Spalmato sull’asciugamano a pancia sotto.
Non ne potevo più. Lo stress di quella situazione alla fine ebbe un effetto dimagrante. Ma sulla persona sbagliata. Me.
Ogni volta che qualcuno mi diceva “quanto sei dimagrita, stai benissimo!” potevo sentire i denti del leone marino che digrignavano rabbiosamente.
“Tu lo fai apposta a dimagrire, per farmi dispetto.”
“Ora che mi ci fai pensare, in effetti è vero. Perché non ti fai venire pure il complesso che sei basso, così io per dispetto mi allungo anche un po’?”
“SONO BASSO!?!”
Per la verità mi dispiaceva tanto che la prendesse così male. Più che incoraggiarlo a dimagrire, lo spingevo ad accettarsi per quello che era. Ma non c’era verso. Più si disperava, più si allargava come una gondola. Grosso come un camion e nervoso come uno yorkshire.
Una volta, a Roma, facevamo una passeggiata sul Lungotevere e io gli facevo la solita appassionata lezione sugli effetti positivi del volersi bene: “…capisci cosa intendo? Se tu la smettessi di infagottarti pure con quaranta gradi, se cominciassi ad accettare il tuo fisico, e non pensassi più di cambiarlo, staresti meglio psicologicamente, e la smetteresti di mangiare anche i gusci delle cozze…”
All’improvviso un tizio con un Ape passò accanto a noi, rallentò un poco e gridò “ABBELLA! MA CHE CE FAI CO’ STA BETONIERA?”. Poi impennò e ripartì. Proprio così, impennò con l’Ape.
“Ma tu vedi che cafone idiota, che si schiantasse contro un palo.”
“Gli hai fatto l’occhietto.”
“IO!?”
“Sì, si è fermato e ha detto così perché tu gli hai fatto l’occhietto da lontano.”
E va bene l’autostima, e va bene lo star bene con se stessi, e va bene il disagio psicofisico, e va bene il condizionamento impostoci dai modelli odierni, e va bene la necessità di raggiungere un punto di equilibrio tra benessere interiore ed esigenze sociali, e va bene che uomo di panza uomo di sostanza, e va bene che il corpo è solo l’involucro dell’anima……………………
………………………MA IO CHE CI FACCIO CO’ STA BETONIERA!?!?!?!
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