“Il sogno del faraone” (n. 22) è senz’altro uno degli episodi più noti della Bibbia ebraica, tanto che le “vacche grasse” sono entrate in proverbio. Nella storia della pittura, tuttavia, non mi pare che sia stato raffigurato molto spesso; forse per la difficoltà di riassumere in una sola immagine la sequenza di avvenimenti che si alternano nel sogno.
Quanto a Chagall, viene da figurarselo mentre ridacchia, tratteggiando questa incisione.
Diamo anzitutto un’occhiata al faraone. Ha qualcosa di insolito, di poco egiziano, per così dire: volto allungato, fronte ampia e stempiata, cascata di capelli ricci, baffi, barbetta, orecchini, abito nero con gorgiera bianca di pizzo… Lo avete riconosciuto?
Ohibò, e che ci fa il Grande Bardo sul trono d’Egitto? Peraltro, l’Aida mica l’ha scritta lui…
Come prima considerazione, il rapporto di Chagall con il teatro è stato lungo e fecondo, fino al trionfale velario dipinto per l’Opera di Parigi nel 1964. Escluderei quindi che la scelta della figura di Shakespeare sia un puro rimando polemico all’antisemitismo, a causa del Mercante di Venezia, dato che un altro faraone diventerà il prototipo del persecutore degli ebrei.
Un’allusione ironica in questo senso può esserci senz’altro, ma la figura shakespeariana sul trono ricorda piuttosto altri personaggi che non Shylock: sovrani tormentati da premonizioni, come Macbeth o re Lear. Tant’è che alla scena di apertura di Re Lear sembra ispirarsi anche la bella illustrazione n. 75, Betsabea ai piedi di Davide (qui non riportata).
Quindi, il faraone shakespeariano riceve dal giovane Giuseppe un messaggio che lo stupisce profondamente, come indica il suo atteggiamento. A sua volta, Giuseppe sembra un autoritratto dell’artista.
Che cosa sta dicendo Giuseppe? Ancora una volta, pare che Chagall si sia “rabbinicamente” divertito a capovolgere la questione. Nella “nuvoletta” che raffigura il sogno, in alto a destra, compaiono infatti SOLO le vacche grasse. Dalla vita e dalla pittura dei Chagall, sappiamo che per lui le mucche, specie se floride, simboleggiano tutto ciò che è vita, gioia, amore, pace.
Quindi la colpa del faraone, la sua cecità spirituale, consiste nel non saper guardare positivo. Questa è l’origine di tutti i mali, dei sospetti, delle paure, delle invidie, delle ghettizzazioni, delle persecuzioni, degli omicidi (cfr. cosa succederà in Esodo cap. 1). Il messaggio di Giuseppe diventa, con un’espressione tipicamente inglese: “Just look on the bright side of life”.
dhr