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>>...La carestia si estese pure alla terra di Canaan. Allora Giacobbe chiamò i suoi figli e disse loro: -Andate in Egitto e comperate il grano necessario per sfamarci. I figli partirono eccetto Beniamino che era troppo giovane e troppo caro al padre perchè questi gli permettesse di fare un viaggio lungo e pericoloso.
Giunti nella capitale dell'Egitto, furono condotti da Giuseppe, davanti al quale s'inchinarono profondamente. Questi riconobbe subito i fratelli, ma desiderando per il momento di non essere riconosciuto parlò loro per mezzo di un interprete. Seppe così che il padre viveva ancora e così pure Beniamino, il fratello che gli era stato tanto caro e che non vedeva ormai da ventitrè anni. Ma come fidarsi della parola di quei fratelli che tanti anni prima avevano pensato di ucciderlo e lo avevano poi venduto come schiavo? Allora, dopo averli rinchiusi per tre giorni in prigione, li liberò dicendo loro:
-Uno di voi rimarrà mio prigioniero mentre gli altri andranno a prendere quel fratello di cui mi avete parlato. Tristi e piangenti, i nove Ebrei tornarono dal padre e si affrettarono a narrargli il duro trattamento subito dal Governatore d'Egitto.
Giacobbe impaurito si opponeva alla partenza di Beniamino ma dovette rassegnarsi a lasciarlo andare coi fratelli poichè solamente in Egitto si poteva trovare il grano necessario a vivere. Tremanti di paura, i dieci fratelli si ripresentarono dunque al palazzo di Giuseppe ma, con grande meraviglia, si videro ricevuti di onori e poterono riabbracciare subito il fratello Simeone, liberato dal carcere. Ed il loro stupore crebbe allorchè si videro invitati ad un ricco banchetto ed osservarono che il Vicerè passava a Beniamino la parte migliore di ogni cibo.
L'indomani si affrettarono a rimettersi in viaggio coi sacchi ricolmi di buon grano. Ma avevano da poco lasciata la città che si videro raggiungere da un gruppo di soldati egiziani i quali li accusarono di aver rubato la coppa del Vicerè. - Non è vero!- esclamarono essi. - Aprite i sacchi e frugate dappertutto. Se trovate in uno di essi la coppa, che il colpevole sia messo a morte e noi tutti fatti schiavi! Ma proprio nel sacco di Beniamino venne ritrovata la coppa cercata. Sbigottiti e disperati, i fratelli, ricondotti da Giuseppe, gli si gettarono ai piedi implorando pietà. E poichè Giuseppe voleva trattenere come suo schiavo il solo Beniamino, Giuda prese a dire: - O potente Vicerè, come torneremo al nostro vecchio padre senza il suo figliuol prediletto? Ancora egli piange suo figlio Giuseppe ch'egli ha perduto tanti anni or sono: se ora non gli riportiamo Beniamino, certamente il dolore lo ucciderà. Ti prego dunque: tieni me al posto suo e lascia lui libero. A queste generose parole Giuseppe non potè trattenersi e, allontanati tutti gli Egiziani presenti, si rivolse ai fratelli dicendo: - Io sono Giuseppe, vostro fratello! Ho fatto mettere la coppa nel sacco di Beniamino per provare il vostro amore verso di lui e verso nostro padre. Vedo che i vostri cuori sono cambiati e siete pentiti di quanto avete fatto a me. Non abbiate timore! Ritornate dunque da nostro padre e ditegli che suo figlio Giuseppe è vivo.
Alla lieta ed inaspettata notizia, Giacobbe parve rivivere e, benchè vecchio, non esitò un attimo a mettersi in viaggio con tutti i componenti la sua famiglia (circa settanta persone tra figli e nipoti) per raggiungere il figlio che durante tanti anni aveva pianto per morto. Ma prima di iniziare il lungo cammino volle ringraziare Dio della grazia ricevuta con un sacrificio e Dio gli apparve e lo incoraggiò ad andare in Egitto promettendogli che ivi la sua discendenza avrebbe formato un grande popolo il quale, dopo molti anni, sarebbe ritornato nelle terre che ora lasciava.
Quando finalmente Giacobbe ed il figlio Giuseppe, corsogli incontro, si ritrovarono, stettero lungamente abbracciati senza poter parlare per le lacrime e la commozione. Alla fine Giacobbe esclamò: - Ora posso morire contento perchè ti ho ritrovato, figlio mio! Quindi Giuseppe, col consenso del Faraone, assegnò al padre ed ai fratelli la più fertile delle province dell'Egitto, affidando loro anche la custodia dei greggi reali. In essa Giacobbe visse ancora diciassette anni ed in questo frattempo vide moltiplicarsi il numero dei nipoti, secondo la promessa divina.
Come da suo desiderio, alla sua morte, venne sepolto nella terra di Canaan, accanto ad Abramo e ad Isacco. Quando infine anche Giuseppe morì, dopo aver saggiamente governato l'Egitto per lunghi anni, gli Ebrei erano già diventati numerosi e divisi nelle dodici tribù che presero il nome dai dodici figli di Giacobbe. Si avvicinava il tempo in cui si sarebbe avverata anche la promessa fatta da Dio a Giacobbe: che cioè i suoi discendenti, divenuti popolo, sarebbero ritornati nella terra di Canaan o "Terra Promessa".
.....Mosè
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