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La bielorussia del dittatore lukashenko ormai in bancarotta. chiede aiuto alla russia e svende i suoi gasdotti “pregiati”

Creato il 30 maggio 2011 da Madyur

A Minsk puoi trovare due file.C’è chi tenta di acquistare qualsiasi cosa con i rubli che si svalutano velocemente: dai tostapane al cibo in scatola, alla farina. Tante persone in fila al Gum, negozio centrale sulla via principale della capitale bielorussa. E poi c’è la fila davanti alle banche , con persone disperate che aspettano per giorni di acquistare dollari o euro. Tutti vogliono avere qualcosa in mano che un futuro non sia carta straccia. Perfino i cambiavalute clandestini hanno terminato la valuta pregiata.

Il fatto è che la Bielorussia dell’ultimo dittatore d’Europa allo sbando. Lukashenko con il suo Kgb ( che ancora porta il vecchio nome) , i kolkoz rurali e le fabbriche statali , non riesce più a mantenere le promesse fatte ai miti bielorussi : niente libertà e niente Occidente in cambio di stipendi sicuri , assistenza statale. Gli aumenti vertiginosi di salari e pensioni concessi alla vigilia delle elezioni di dicembre sono stati falcidiati dall’inflazione e dalla svalutazione che ha fatto raddoppiare il costo di euro e dollari.

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Inoltre non c’è più tranquillità in Bielorussia : l’11 aprile una terribile esplosione ha scatenato morte e terrore nella metropolitana di Minsk.

La repressione ha raggiunto alte vette , tanto da provocare sanzioni dell’Unione Europea e Stati Uniti , tra l’altro Lukashenko e altri 150 dirigenti del Paese non possono viaggiare all’estero. Gli esponenti dell’opposizione che si erano candidati contro batka ( così ama farsi chiamare Lukashenko) sono stati condannati a pesanti pene detentive , fino a cinque anni. Questo solo perché erano scesi in piazza per protestare pacificamente contro risultati falsati della sue rielezione.

Lukashenko ha sempre detto che il Paese può farcela da solo , dopo che il Fondo Monetario Internazionale l’h abbandonato vista la scriteriata politica economica. Il debito pubblico viaggia oltre gli 8 miliardi di dollari e le riserve di valuta che sono scese ufficialmente sotto i 3 miliardi di dollari sono in buona parte già impegnate.

Lukashenko ha cercato nell’ultimo periodo di salvare il salvabile. Ha promesso di graziare i prigionieri politici e soprattutto si sta riavvicinando alla Russia. Ha provato a chiedere un prestito di 3 miliardi di dollari , ma Mosca ha accettato di sborsarne per quest’anno solo 1,2 miliardi. E in cambio ha ottenuto un vasto programma di privatizzazioni : lo Stato dovrà vendere aziende per un totale di 2,5 miliardi di dollari l’anno. Le aziende russe sono interessate ad acquistare , con occhio particolare per quello che è considerato un boccone prelibato, il controllo della rete di gasdotti che fanno transitare il metano russo diretto all’Europa Occidentale.


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