I telegiornali ed alcuni giornali di alcuni giorni fa hanno dato la notizia che la bimba di due anni morta di recente a Teramo (abbandonata in auto dal padre per un tragico errore) aveva donato gli organi. Forse potremmo concedere a volte ai giornalisti delle licenze poetiche, ma in questo caso sarebbe più che mai corretto essere precisi per evitare di confondere la mente dei lettori.
Come l'ANSA anche l'agenzia adnkronos insiste su questo "donare gli organi" da parte di una bimba di due anni, che in quanto tale non conosce nemmeno il significato delle parole organi, trapianti, coma. Una bambina di due anni non impartisce certo ai genitori disposizioni da applicarsi in caso della sua morte e non redige nessun tipo di testamento biologico. Elena di sicuro NON HA DONATO I SUOI ORGANI, al più ha assistito inerme ed imponente al loro prelievo.
Vorremmo sperare che il suo cervello non funzionasse più al momento dell'espianto degli organi, ma purtroppo il cervello è l'organo più complesso del nostro corpo ed anche per questo del suo funzionamento ignoriamo ancora molte cose. L'unica certezza che abbiamo è che alla bimba di Teramo sono stati somministrati dei farmaci paralizzanti per evitare che il corpo si dimenasse durante l'incisione che le ha tolto definitivamente la vita.
Perché Elena, benché forse destinata a morire (e forse no, perché con adeguate terapie si possono fare letteralente miracoli) aveva un cuoricino battente e respirava fino a quando non l'hanno operata per prelevarle gli organi. Se il coma è una condizione dalla quale non si può essere sicuri di uscire, è pur vero che a volte anche le persone definite cerebralmente morte si risvegliano. L'unica cosa sicura è che l'espianto pone fine alla vita delle persone i cuoi parenti decidono (con quale dirittto?) di "donare" gli organi.
Ma così se ne salvano davvero delle altre? Vorremmo sperarlo, ma ben sappiamo come anche le persone trapiantate, costrette a prendere farmaci immunosoppressori (e cancerogeni) per combattere il rigetto degli organi, non facciano sempre una bella vita. A volte muoiono non molto tempo dopo il trapianto, a volte la loro vita resta una vita di sofferenza proprio a causa del trapianto. Lo testimonia una trapianta, Claire Sylvia, nel suo libro "Con il cuore di un altro".
Facciamo per questo nostre le domande della Lega Nazionale contro la Predazione degli Organi in un suo recente comunicato:
Chiediamo agli esperti:Da notare anche che in altri stati come Russia e Giappone non si espiantano bambini, e adesso da questi paesi si arriva in Italia per ottenere un organo da trapiantare. I bimbi italiani sono diventati fornitori internazionali di organi.
Sono state corrette le terapie pre-ospedalizzazione per ridurre l’edema cerebrale?
Quel 118 che l'ha intubata aveva il ghiaccio di antica memoria per l'immediatezza?
E’ lecito affermare in conferenza stampa: l’EEG non è ancora piatto?
E’ umano attendere come avvoltoi la morte di una bambina?
Erano i genitori capaci di intendere e di volere al momento della firma per l’espianto degli organi?
E’ stata chiesta l’autorizzazione ai genitori per eseguire l’angiotac e informati sui relativi rischi?
Sono stati i genitori correttamente informati sulle procedure di espianto a cuore battente?
Vi è stata violazione della privacy della piccola Elena, usata per propaganda alla donazione?